Di casta, Mediterraneo e ragazzate Leggi il comunicato del Rettore

La situazione, sul piano internazionale e su quello nazionale, del Paese e della Regione Siciliana è attualmente caratterizzata da gravissima crisi. Basti ricordare, per quanto concerne la Sicilia, che dei circa due miliardi di euro necessari per pagare gli stipendi dei dipendenti regionali da qui alla fine dell’anno, la Regione ne ha circa la metà. Tale stato di crisi, in particolare quello regionale, si ripercuote pesantemente sulle università siciliane, e quindi anche su quella di Catania.

Pur tra mille difficoltà, e con enormi sforzi, questo Ateneo è entrato quest’anno nella prestigiosa graduatoria internazionale (QS) delle università di tutto il mondo. Vi è entrato dal basso, insieme ad altri ventuno atenei sugli oltre ottanta che il Paese conta. Malgrado la soddisfazione per questo successo, fare università in Sicilia è tuttavia sempre più difficile: la situazione economica e le riforme normative di recente intervenute non ci consentono alcuna forma di risorse, non ci consentono di avviare progetti di ricerca anche se “coperti” con finanziamenti europei. Abbiamo chiesto aiuto alla Regione affinché l’ente territoriale intervenisse attraverso anticipazione dei fondi necessari, evitando così la dispersione delle risorse finanziarie provenienti dall’Europa. Ma la porta della Regione è rimasta chiusa.

Abbiamo fatto e facciamo ogni sforzo per predisporre un’offerta formativa tale da consentirci di attrarre studenti stranieri, con particolare attenzione ai Paesi del bacino del Mediterraneo, ma i nostri sforzi non bastano se l’Ateneo non è adeguatamente accompagnato da altrettanto efficaci soluzioni logistiche finalizzate all’azione formativa; servirebbero mense e alloggi per gli studenti, ma gli Ersu, in particolare quello di Palermo, hanno già denunciato la scarsezza di risorse per garantire tali necessari servizi. Servirebbe anche un adeguato sistema di trasporti, ma il territorio non dispone neanche delle risorse necessarie per assicurare i mezzi di trasporto per gli studenti della scuola dell’obbligo e fino alla conclusione del percorso formativo nelle scuole secondarie di secondo grado. E men che meno dispone delle risorse necessarie per i mezzi di trasporto degli studenti universitari.

In questo contesto, per far fronte alle mille difficoltà e pertanto per provare seriamente a superare i problemi, è necessario che tutti noi, cittadini e soggetti istituzionali, ci si impegni, tutti insieme, a dar vita a un dialogo assolutamente costruttivo, e ciò anche in un momento elettorale (ricordo che, oltre alle elezioni regionali del 28 ottobre 2012, in Ateneo si voterà l’11 e il 12 ottobre per le elezioni studentesche).

Affinché il dibattito sia sì serrato, ma altrettanto sereno, costruttivo, propositivo, utile, mi rendo perfettamente conto che l’esempio che proviene dai vertici non procede sempre in questa direzione. Sono stato invitato ad assistere al primo confronto televisivo tra i maggiori candidati alla Presidenza della Regione Siciliana organizzato dall’emittente Antenna Sicilia. Ebbene, la maggior parte degli interventi è stata sprecata nel tentativo di acquisire consensi elettorali attaccando gli altri candidati. Al contrario, occorrerebbe sempre più parlare di programmi, di cose concrete da fare. Che siano praticabili. Che non siano «libro dei sogni», perché il prossimo futuro – ­­­lo dicono tutti gli analisti – non sembra essere affatto migliore del presente. E ciò è ancora più vero se semplicemente si considera che, visti i sondaggi, nessuno degli attuali candidati alla presidenza regionale disporrà di una propria maggioranza autosufficiente in Assemblea.

Piuttosto che cercare il consenso «demonizzando» gli avversari, anche con trovate scandalistiche, vere o strumentali che siano, dobbiamo impegnarci tutti a costruire insieme un futuro migliore, per noi stessi e ancora di più per le generazioni che verranno.

In questo contesto di accesa polemica viene a inquadrarsi anche la recente vicenda delle mail inviate a scopo di propaganda elettorale utilizzando indirizzi istituzionali dell’Ateneo. Per tale atto, già accertato, l’Amministrazione sta procedendo per i necessari adempimenti consequenziali. Personalmente, mi rammarico con la comunità universitaria e con quella territoriale. Una ragazzata, che si inserisce nel solco della ricerca spasmodica di individuare mezzi di comunicazione per far giungere il proprio  messaggio elettorale alla più vasta platea di elettori, effettuata a sostegno di una candidata da loro benvoluta, che ha dato il via a una smisurata enfasi mediatica caratterizzata da un’ostilità cavalcata da alcune parti politiche.

Per lo meno, a parziale consolazione per tutta la comunità, in questa occasione non sono stati sprecati denari. Forse, non sarebbe il caso che da parte di  tutti si facesse di più per diminuire le spese elettorali, riducendo anche per tale via lo stress di competizione «a ogni costo»? Non sarebbe il caso che tali risparmi fossero più proficuamente investiti per rimpinguare una spesa solidale che va sempre più assottigliandosi?

Torno a dirlo: sia nel Paese, sia in Regione, sia nell’Università, per superare la gravissima situazione in cui ci troviamo, occorre lavorare tutti insieme, fondendo le migliori energie per ritrovare la via della crescita e del progresso.

Antonino Recca

Rettore dell’Università di Catania

 

Redazione

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