La voce e l’aspetto. Per questi dettagli sarebbero stati riconosciuti due dei 250 migranti tunisini fuggiti durante le rivolte scoppiate contro il regime di Ben Ali e giunti in Italia da ormai un anno e mezzo. Grazie alle immagini girate il mese scorso dai giornalisti al Centro di identificazione ed espulsione di Trapani, in contrada Milo, uno dei membri della delegazione che da mesi cerca i propri familiari fuggiti avrebbe identificato due dei desaparecidos. Dall’imbarco su quattro carrette del mare non si hanno più avuto loro notizie. Un gruppo di parenti invitato dal governo di Tunisi in Italia sta continuando il lungo viaggio alla ricerca di figli, nipoti, amici che non è ancora finito. Nemmeno lo sciopero della fame attuato lo scorso febbraio è servito. Dall’iniziale numero di 500, i dispersi ufficiali al momento sono 250.
«Siamo tutt’ora al Consolato, è in corso un braccio di ferro con le autorità», spiega Rabih Bouallegue, blogger tunisino che fin dall’inizio ha seguito la vicenda. «Il capo della delegazione ha riconosciuto la voce di suo nipote e crede di aver intravisto anche un altro ragazzo che conosce», racconta. Il passo successivo è poter entrare all’interno del Cie, cosa non facile visto che solo poco più di un mese fa a una delegazione ristretta di giornalisti è stato concesso il permesso. «Il ministero degli Esteri tunisino non ha risposto alla richiesta fatta dai familiari e quindi il Consolato ha tergiversato, portando dei ritardi».
«Speriamo di poter entrare domani – racconta Bouallegue – I familiari hanno chiesto di farci accompagnare da un avvocato tunisino». Non per razzismo – ci tiene a precisare – ma per avere una sorta di consulenza ancora più di parte.
Ieri l’associazione antimafie Rita Atria ha diffuso una lettera aperta da inviare al ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi. «L’Italia tutta sta perdendo. Sta perdendo la dignità di popolo civile – si legge nel testo – Nessun popolo si può definire civile se rimane indifferente al dramma di più di 250 famiglie che hanno perso i loro congiunti nel nostro Paese». Rabih Bouallegue, però, si mostra scettico. «Speriamo sia utile, abbiamo già incontrato il Ministro. Questa è una storia per la quale nessuno vuole promettere nulla».
Mentre ancora non si sa se i 200 migranti che si trovavano su una nave intercettata la settimana scorsa al largo di Riposto siano sbarcati oppure no, si spera almeno che la voce e il volto dei due tunisini che si trovano a Trapani possano ricongiungersi alle rispettive famiglie.
[Foto di noborder network]
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