Depuratore Misterbianco, un progetto da 204 milioni Ma il terreno frana. L’assessora: «Serve consolidare»

Un depuratore consortile che potrebbe accogliere le acque di una decina di Comuni, ma che al momento ne serve soltanto uno. Costato 25 miliardi di lire, adesso è al centro di un nuovo progetto – finanziato con fondi nazionali – che prevede una spesa di ulteriori 204 milioni di euro per il suo completamento. Con lo scopo di integrare i sistemi fognari di numerosi centri dell’hinterland, compreso il canale di gronda ovest del Comune di Catania. Il problema, però, è che sorge in un’area argillosa, nella quale sta avanzando una frana che ha provocato i primi danni, per il momento di piccola entità. È il depuratore realizzato nel Comune di Misterbianco a margine della valle dei Sieli, quasi a ridosso del centro commerciale Centro Sicilia. Le forti piogge di fine ottobre hanno fatto avanzare il fronte di uno smottamento creatosi nel 2012. «Abbiamo sempre sollevato la questione, perché quell’area non è un luogo idoneo. La frana rischia di scendere ancora», afferma Marcello Russo, consigliere comunale di opposizione.

Russo, assieme ad alcuni colleghi della commissione Bilancio, qualche giorno fa ha effettuato un sopralluogo. «Sono stati danneggiati un quadro elettrico e altri strumenti», racconta. «Già c’è stato un altro smottamento tre anni fa, ma non sono stati presi provvedimenti», lamenta. E solleva qualche dubbio su potenziali ripercussioni sul funzionamento del sistema. «Il depuratore in sé sta funzionando, non è stata colpita la vasca», assicura il sindaco misterbianchese Nino Di Guardo. «È una frana vecchia che si è messa in moto nuovamente – spiega – In questi giorni c’è stato un cedimento e sono state investite due costruzioni, ma siamo riusciti a liberare le macchine». Il primo cittadino ha informato le autorità. «Abbiamo chiesto l’intervento della Protezione civile». Ma l’interrogativo, adesso, riguarda il futuro di un investimento importante, che si somma a un impegno economico già consistente. 

«La delibera di costruzione è del 1987, il depuratore è stato costruito nel 2000», racconta Marcello Russo. «È una scelta scellerata, fu fatto un errore avallato anche dalla Regione», precisa. «Quando è stato costruito, nessuno conosceva questa frana», replica Nino Di Guardo. «Dopo dieci anni questa montagnola si è messa in movimento – puntualizza il primo cittadino – Nei prossimi giorni i tecnici torneranno per le verifiche».

«La scorsa settimana ho fatto un sopralluogo nella zona investita dallo smottamento, qualche giorno dopo aver incontrato il sindaco e l’assessore competente», dice a MeridioNews l’assessora all’Energia Vania Contrafatto, che è anche commissaria per i depuratori. «L’evento naturale ha interessato il depuratore esistente e non coinvolge la realizzazione del progetto per cui sono stata nominata commissario straordinario». Il piano in questione rientra «nel finanziamento previsto dal governo nazionale», precisa Contrafatto. Una delibera che risale al 2012 «per il superamento delle infrazioni comunitarie derivante dalla mancata applicazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue». Il sistema fognario integrato vedrebbe uno snodo cruciale proprio dal depuratore di Misterbianco collegato al vicino torrente Cubba

«L’area era stata individuata in precedenza – prosegue Vania Contrafatto – e la frana in atto ha interessato una parte del depuratore esistente, mentre nella zona destinata all’ampliamento non si riscontrano movimenti franosi». È in pericolo la realizzazione del nuovo impianto, così come quanto già costruito negli anni? «È evidente che interverremo per sistemare e proteggere anche la situazione esistente che, a regime, costituirà un unico grande depuratore consortile a servizio di più Comuni», precisa. «In ogni caso – aggiunge Contrafatto – non vi è alcun rischio per il finanziamento dell’intero intervento in quanto, nell’ambito delle somme previste per il depuratore, provvederemo anche a progettare e realizzare un consolidamento, la sistemazione idraulica e la messa in sicurezza del versante in questione». Tutto questo per proteggere «gli impianti esistenti e le future linee di trattamento da realizzare».  


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