La procura di Messina vuole la parole fine per Carmelo Petralia e Annamaria Palma. Entrambi facevano parte del pool che coordinò l'inchiesta sull'attentato. Il reato contestato è quello di concorso in calunnia aggravato dall'avere favorito la mafia
Depistaggio via D’Amelio, chiesta archiviazione per ex pm Al centro del caso gestione del finto pentito Scarantino
La procura di Messina ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio aperta a carico degli ex pm Carmelo Petralia e Annamaria Palma. I due magistrati facevano parte del pool che coordinò l’inchiesta sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. A entrambi si contestava il reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra.
Palma attualmente è avvocata generale a Palermo, mentre Petralia ricopre la carica di procuratore aggiunto a Catania. Per legge competente a indagare sui magistrati etnei è la procura peloritana guidata da Maurizio de Lucia. Nell’ipotesi accusatoria, in concorso con tre poliziotti tuttora sotto processo a Caltanissetta – Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo – i due pm avrebbero depistato le indagini imbeccando tre falsi pentiti, tra cui Vincenzo Scarantino, e suggerendo loro di accusare dell’attentato persone incolpevoli.
La falsa verità, a cui per anni i giudici hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a sette persone: Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso e Natale Gambino . A Palma e Petralia si contestava, oltre all’aggravante di avere favorito Cosa nostra, anche quella che deriva dal fatto che dalla calunnia è seguita una condanna a una pena maggiore di 20 anni.
La procura di Messina ha aperto l’inchiesta su input dei colleghi nisseni che, un anno fa, hanno trasmesso all’ufficio inquirente della città dello Stretto la sentenza del processo Borsellino quater in cui, per la prima volta in una sentenza, si parlava espressamente del depistaggio delle indagini. Le false accuse dei pentiti sono state smontate dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Dopo il pentimento dell’ex boss di Brancaccio, che si è accusato della strage e ne ha ricostruito la vera dinamica, i sette ingiustamente condannati sono stati scarcerati.