Una cappella privata del cimitero di Avola è finita al centro di tre denunce. Una per violazione di sepolcro, la seconda per atti intimidatori e l’ultima, proprio qualche giorno fa, per danneggiamento. A presentarle alla stazione dei carabinieri della cittadina in provincia di Siracusa è stato l’ex freelance del blog A Mattanza Maurizio Inturri. «Non esco di casa dal 2017 – racconta a MeridioNews – Da quando ho subito minacce e aggressioni». Atti intimidatori che Inturri riconduce alla sua precedente attività di informazione. «Ho dei sospetti sulle persone appartenenti al clan Crapula-Trigila di cui ho parlato nei miei articoli e che ho denunciato apertamente alla Direzione distrettuale antimafia di Catania».
Sarebbero almeno sei gli episodi, nel corso degli anni, tutti avvenuti all’interno del camposanto. E, nello specifico, ai danni della cappella della famiglia di Inturri – sulla quale però c’è un cognome diverso – dove sono sepolti anche i suoi genitori, che si trova nella zona vecchia del cimitero comunale di Avola. La prima denuncia è del penultimo giorno del 2022. Qualche giorno prima, è la moglie a notare una chiave rotta nella serratura della porta della cappella dove era andata in occasione del settimo anniversario della morte della suocera. «E non era la prima volta – racconta Inturri – Dal 2018, anno della morte di mio padre, di episodi simili se ne erano verificati già altri tre – dice anche davanti ai militari a cui sporge denuncia per violazione di sepolcro – Escludo che possa essere qualche altro parente». In questa prima querela, non fa riferimento a nessun sospettato ma precisa anche in caserma di avere «subito già svariati atti intimidatori tra cui minacce e aggressioni».
Poco meno di due mesi dopo, Inturri torna a denunciare in caserma un episodio avvenuto il 19 gennaio del 2023. È ancora una volta la moglie ad andare al cimitero per fare visita ai defunti parenti e a rimanere fuori. Questa volta, a ostruire la serratura della porta della cappella di famiglia ci sarebbe della colla a caldo che rende impossibile inserire la chiave nella feritoia. Due giorni dopo, la donna va con un fabbro per riparare la serratura. A lavoro ultimato, riaccompagna l’operaio in officina e mezz’ora dopo torna al camposanto: «Subito ho notato che qualcuno aveva incastrato un garofano di colore rosa – si legge nella denuncia presentata ai carabinieri – all’altezza del cilindretto della serratura che era stato manomesso». Di fronte a questo, chiama il numero unico per le emergenze (112) e arriva una pattuglia dei carabinieri. «Ribadisco – fa mettere nero su bianco Inturri nella querela – di temere per l’incolumità mia e dei miei familiari». Questa volta, qualche timore lo esplicita: «Ho sospetti sulle persone appartenenti al clan Crapula-Trigila di cui ho parlato nei miei articoli e denunciato alla Dda di Catania».
L’ultimo episodio in ordine di tempo, è stato denunciato proprio qualche giorno fa, venerdì 5 aprile. Sempre la moglie, andando al cimitero, riscontra che la serratura del nuovo lucchetto della cappella di famiglia è stata forzata. Ancora una volta, è impossibile aprire la porta. La donna, dopo avere fatto sostituire subito il lucchetto da un fabbro, si allontana dalla cappella per andare sulla tomba di un altro parente. «Prima di andare via – si legge nella terza querela sporta da Inturri alla stazione dei carabinieri di Avola – è passata di nuovo dalla cappella e ha notato che dalla serratura del nuovo lucchetto spuntava un pezzo di chiave rotta». La donna, a questo punto, chiama i carabinieri e va ad attendere il loro arrivo all’ingresso del camposanto. Quando tornano davanti alla cappella, però, quel pezzo di chiave nella serratura non c’è più e il lucchetto si apre regolarmente.
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