«L’insuccesso dell’indagine sulla scomparsa di Denise Pipitone è dipeso, al 70-80 per cento, dall’insuccesso dell’intercettazione su Stefania Letterato». Lo diceva già a novembre del 2012 Gioacchino Genchi, l’allora super-consulente della procura di Marsala a cui era stato affidato l’incarico di esaminare i tabulati telefonici e le intercettazioni nell’indagine sulla scomparsa della bambina da Mazara del Vallo l’1 settembre del 2004. Stefania Letterato, da maggio 2006, è la moglie di Antonio Sfameni, allora dirigente del commissariato di polizia di Mazara del Vallo che indagava sulla scomparsa di Denise, oggi a capo della squadra mobile di Messina. Tra i due all’epoca – due anni prima del matrimonio – c’era «una stretta confidenza», come lui stesso ha ammesso in seguito. Fidanzati, si diceva. Non ancora, secondo Sfameni. Ma la donna era anche amica di Anna Corona, ex moglie del padre biologico di Denise e madre di Jessica Pulizzi, imputata poi assolta dall’accusa di avere sottratto la bambina e di averla ceduta ad altri. È in casa sua che ieri, a distanza di 17 anni, carabinieri e pompieri hanno effettuato una lunga ispezione che pare non abbia portato a nulla.
Nei giorni scorsi, la procura di Marsala ha sentito come persona informata sui fatti Maria Angioni, la ex pm di Marsala che all’epoca si era occupata della vicenda e che oggi è giudice a Sassari (in Sardegna). Quella storia siciliana le ha lasciato l’amaro in bocca. E il sospetto di una fuga di notizie sull’inchiesta: in particolare, che le persone intercettate sapessero che i loro telefoni erano sotto controllo. È durante i primi approfondimenti, nei giorni successivi alla scomparsa di Denise, che il numero di Stefania Letterato viene notato per i 1175 contatti in un anno avuti con il numero di Anna Corona. Circa tre contatti al giorno. Quando Genchi chiede di mettere sotto controllo quel numero così ricorrente, però, i contatti si interrompono. Corona smette di chiamare l’amica, Letterato non usa proprio più quel cellulare. «Questo fatto ha compromesso fortemente le possibilità di ritrovare Denise – disse Genchi ascoltato in aula durante un’udienza del processo per il sequestro della bambina al tribunale di Marsala – È chiaro che Anna Corona ebbe subito consapevolezza di essere intercettata». Informazioni che il consulente dell’accusa aveva riferito alla procura, sottolineando come non spettasse a lui approfondire eventuali spifferi investigativi.
Non solo. All’epoca, Genchi aveva suggerito ai magistrati di intercettare pure un’altra utenza telefonica con cui Letterato era in continuo contatto. «Non sapevo che fosse del commissario di polizia Antonio Sfameni, ma mi fu detto di approfondire in altre direzioni», aveva spiegato il consulente nel corso della sua audizione. Quando è stato ascoltato nell’ambito del procedimento, il funzionario di polizia ha dichiarato che all’epoca con Letterato aveva solo «un rapporto di amicizia, seppur confidenziale» e che la relazione sentimentale era iniziata successivamente. Dopo le segnalazioni di Genchi – che alla questione ha dedicato numerose pagine di relazione, particolarmente delicata per la natura delle informazioni intime sui protagonisti – la procura affidò le indagini ai carabinieri. Negli ultimi giorni, dopo le dichiarazioni dell’ex pm Angioni, la procura di Marsala sembra intenzionata a indagare su eventuali omissioni o depistaggi.
Nella giornata di ieri, i carabinieri della scientifica e i vigili del fuoco hanno effettuato un’ispezione nella casa in cui all’epoca, e fino a pochi anni fa, viveva Anna Corona. Accertamenti disposti dalla procura di Marsala nella palazzina al civico 55 di via Luigi Pirandello per verificare «lo stato dei luoghi e accertare se sono stati effettuati lavori edili all’interno». Nei giorni scorsi, infatti, sarebbe arrivata una segnalazione al palazzo di giustizia in cui si fa riferimento a una botola e ad alcuni lavori di ristrutturazione. Gli attuali proprietari di quella casa, al momento, si trovano in Svizzera e la custode che ha fornito le chiavi ai militari ha anche riferito che è disabitata da almeno un anno. A destare interesse e preoccupazione è stato soprattutto il ritrovamento di un pozzo, coperto da una botola, nel garage della palazzina.
Un pozzo che riporta subito alla memoria altri tragici casi di cronaca ma che, soprattutto, la stessa procuratrice Angioni aveva nominato in un altro contesto: «Dalla polizia giudiziaria mi dicevano di smettere di indagare tanto per stare davanti alle telecamere e che la bambina era caduta in un pozzo», diceva in un’intervista al programma Chi l’ha visto. Nella serata di ieri, mentre nella piazza principale di Mazara del Vallo centinaia di persone partecipavano alla manifestazione Insieme per Denise, i rilievi al pozzo e nella casa sono stati interrotti quasi bruscamente. Circostanza che ha impensierito il legale dei genitori di Denise, ma su cui al momento vige il massimo riserbo e nessuna notizia di ritrovamenti utili al caso.
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