Fino al 31 ottobre ad Acicastello un progetto espositivo dedicato alla rilettura del tema eterno di Eros e Thanatos, il cui titolo si ispira a quello della versione cinematografica del fumetto Dylan Dog
Dellamore, Dellamorte: mito contemporaneo
“Adieu, L’Amour et Psyché, Le sommeil, Dans toi, Le baiser…” sono fluidi e intensi acquerelli su carta – quelli di Emilia Faro – che non descrivono i tratti fisici, ma li sfiorano con leggerezza o li sferzano con irruenza; che non si soffermano sulla fisionomia esteriore della figura, ma sprofondano nell’intimo di passioni e tensioni emotive: il contatto tra le labbra e i corpi diventa il tramite di un’amorosa comunicazione e dell’estasi dell’animo umano, agendo sui sensi. Alcuni suoi quadri (stesso tema) sono ora in esposizione alla “Scope Art Fair” di Londra – realtà che dà spazio all’arte emergente proveniente da ogni luogo.
Per “l’Amour et Psyché” la pittrice trae spunto dalla celebre statua del Canova affidando alla rilettura il particolare del teschio proprio a voler fare un preciso accostamento. Per il dittico “La plus belle part de mon amour”, invece, dice di essersi ispirata ad una foto di un grande fotografo americano del novecento, Duane Michals, personalizzandola.
L’altro espositore è Leonardo Greco le cui opere su supporto ligneo costituiscono il nucleo della serie “Rock the Casbah”, in cui l’artista si rifà ad una tecnica pittorica irruente e compulsiva, dove il segno gestuale del pastello si combina con la densità materica dell’olio. All’interno di teatrali cornici l’autore inserisce immagini rubate dal passato e restituite al contemporaneo sollevandole dall’obbligo del vestiario e delle convenzioni sociali, liberate dal peso della materia e delle gabbie lineari.
‹‹La mostra›› – patrocinata dalla Provincia Regionale di Catania, con il contributo del Comune di Aci Castello – non è una muta testimonianza storica del mito artistico e letterario di Eros che si getta nelle braccia di Thanatos (modo in cui l’amore cerca di trovare il suo suggello più nobile e sublime nella morte), ma ‹‹vuole rappresentare un centro propulsore di dialogo tra rimandi alle iconografie passate e suggestioni della vita contemporanea›› afferma la curatrice Chiara Canali.
I giovani artisti – Greco è laureato al Dams di Bologna; Faro ha studiato a Catania e poi all’Accademia del Nudo a Parigi passando per la Scuola di Disegno del Louvre – sotto suggerimento della curatrice, sentono di poter riunire i loro lavori perché ‹‹entrambi facciamo figurazione, anche se con tecniche diverse››, ci spiega la pittrice.
Al centro dell’analisi, dunque, i filoni simbolici di amore e morte, che intrecciano l’intento narrativo con l’emozionalità rivelata dai volti e dalle movenze dei personaggi messi in scena. A fare da cornice è lo scenario del Castello Normanno di Aci Castello, che con la sua imponente struttura basaltica scavata nella lava nera, e la leggenda di passione e di morte che vi aleggia (pare che lì una cortigiana si uccise per amore…) ‹‹sembra essere la culla ideale per la mostra››. Parola di Emilia Faro.
Info:
fino al 31 ottobre tutti i giorni dalle 9 alle 13 – dalle 15 alle 19 al Castello Normanno di Aci Castello (Ct).
Tel. 095/271026.
Biglietti: 3 euro, studenti e insegnanti 1,50.