Un ragazzo all’improvviso si accascia a terra e smette di respirare. È successo questa domenica, in diretta tv, al calciatore Edoardo Bove. Ma succede a più di dieci persone al giorno, ogni giorno, solo in Sicilia. Con una percentuale di sopravvivenza dell’otto per cento. È il bollettino di guerra delle vittime da arresto cardiopolmonare, con percentuali di successo che posso arrivare al 30 per cento in più nel caso di un tempestivo intervento con manovre di rianimazione e uso dei defibrillatori semiautomatici esterni (Dae). Anche da parte di personale non medico, formato in appositi corsi. Un obiettivo fissato per legge da oltre dieci anni, a cui però la Regione siciliana non si è ancora adeguata, nonostante il lungo progetto dell’assessorato regionale alla Salute, dal titolo Ti abbiamo a cuore. Ma non troppo. Almeno a giudicare dal fatto che il sito web che avrebbe dovuto permettere di registrare i defibrillatori presenti sul territorio e, così, alle centrali operative del 118 di segnalarne l’uso in caso di malore, lanciato appena due anni fa, non funziona più. Nessun errore informatico: il dominio non è stato rinnovato. Un’assenza, quella di un tracciamento regolare, che rende anche più semplice il lavoro di chi ruba i defibrillatori esterni donati da associazioni e cittadini: non solo atti di vandalismo, ma anche business.
È il 2011 quando un decreto ministeriale fissa le regole per la diffusione e l’utilizzo dei defibrillatori fuori dagli ospedali. La Regione siciliana approva subito un progetto che parte alla fine del 2012. Ma bisognerà aspettare altri quattro anni, il 2016, per vederne fissati principi e regole nella gazzetta ufficiale regionale. Lo schema e gli obiettivi sono chiari: incremento del numero di Dae in Sicilia, formazione sulle manovre di soccorso cardiopolmonare, sensibilizzazione e diffusione anche tra i non sanitari. «Il fine ultimo del progetto è ridurre la mortalità – si legge nel decreto – Per questo, l’accesso e l’utilizzo a un Dae è stato reputato un elemento imprescindibile». Tanto da prevedere ben quattro registri: quello di mappatura dei defibrillatori disponibili, appunto; ma anche quelli delle persone formate a usarli, degli istruttori e degli enti formatori. Ma, a distanza di otto anni, l’unica parte che sembra davvero aver avuto un seguito concreto è quella dei corsi di formazione. A pagamento. E, nel 2022, la donazione – in collaborazione con Seus 118, che si occupa del servizio pubblico delle ambulanze – di 301 defibrillatori in altrettanti luoghi pubblici dell’Isola: scuole, università, carceri, luoghi di cultura, farmacie, caserme e uffici pubblici.
Per il decreto dell’assessorato alla Salute – oltre ai soccorritori del 118, medici e infermieri – sarebbe «opportuno» e «utile» che a imparare a usare i Dae siano gli appartenenti alle forze dell’ordine e agli organi istituzionali, così come il personale di enti, aziende o associazioni con grande afflusso di pubblico (dagli aeroporti agli hotel, passando per le scuole). Unico obbligo riguarda invece le società sportive, sia professionistiche che dilettantistiche, tenute per legge ad avere un defibrillatore e almeno una persona formata a usarlo. Ma visto che «il presupposto essenziale per rendere efficace» il piano è che «la presenza di un Dae e la sua esatta collocazione siano conosciuti dalle centrali operative 118» – così da poterli indicare a chi chiama in emergenza -, è necessario tenere un registro. E far sì che tutti i soggetti, anche privati, iscrivano e rendano utilizzabile il proprio strumento. Per questo, recita il decreto, «è attivo il sito www.daesicilia.it». Cosa che, però, al momento non è possibile fare. Perché il sito risulta inesistente, il dominio è scaduto – e non rinnovato – e l’archivio delle pagine internet non rileva alcuna attività proprio a partire dal 2022, quando «il progetto Ti abbiamo a cuore si è effettivamente concluso», confermano dall’assessorato regionale alla Salute.
Secondo le previsioni, il registro avrebbe dovuto contenere diversi dati su ogni Dae: non solo ubicazione e appartenenza, ma anche modello, numero di matricola e gli elementi utili a monitorarne la scadenza, nonché i nomi degli addetti alla sorveglianza e alla manutenzione. Informazioni utili anche per evitare che i Dae possano essere spostati o rivenduti senza alcun controllo. Magari dopo essere stati rubati: com’è successo meno di un mese fa, in pieno giorno, a un dispositivo donato dai privati e posto accanto a una farmacia a Mazara del Vallo, nel Trapanese. Stessa sorte, negli stessi giorni, di un Dae donato da un medico e scomparso a Gela. A settembre, era successo al defibrillatore installato dal Comune di Balestrate, nel Palermitano. E a Catania si è ormai rinunciato a installarli al lungomare, luogo frequentato da sportivi e ciclisti, dopo il furto di entrambi i dispositivi donati. Non solo atti di vandalismo: quest’estate, i carabinieri siracusani hanno ritrovato in un lido di Ispica, nel Ragusano, il defibrillatore rubato un mese prima in piazza a Lentini e donato dalla locale pro loco. Su un qualunque sito di compravendita tra privati, il prezzo di un defibrillatore semiautomatico usato parte da circa 400 euro. Fino a sfiorare i mille euro per strumenti venduti per nuovi, ma comunque dalla provenienza incerta.
Responsabili del registro, secondo la direttiva regionale, sono i direttori delle quattro centrali operative siciliane del 118. «Ma, durante un’emergenza, che se ne fa un operatore di un elenco cartaceo con una serie di indirizzi? Serve una mappa geolocalizzata che dica all’operatore dove si trova il più vicino, così che possa indicarlo in maniera rapida a chi chiama». Per Isabella Bartoli, direttrice dell’area d’emergenza di Catania, Siracusa e Ragusa, il lavoro da fare è ancora molto. Anche quando il sito della Regione siciliana era in funzione, infatti, ogni centrale operativa aveva «un registro cartaceo dei defibrillatori, ma non ancora digitale», confermano dall’assessorato regionale alla Salute. «Abbiamo avuto la mappa dei defibrillatori donati col progetto Ti abbiamo a cuore; mentre i privati li abbiamo registrati in maniera, diciamo, fai da te», conferma al nostro giornale Fabio Genco, direttore della centrale operativa di Palermo-Trapani. Una situazione che dovrebbe cambiare «entro il primo semestre del 2025», promettono dalla Regione a MeridioNews, quando – con il «processo di digitalizzazione in corso in tutta la Sanità regionale» – si avrà un registro informatizzato che mappi tutti i Dae, compresi quelli privati. Nonché un controllo sullo stato di quelli donati nel 2022. «Lo chiediamo da tempo – continua Bartoli – Anche se il lavoro enorme sarà fare capire che registrare i Dae è un obbligo e diffonderne l’utilizzo». Perché i defibrillatori sono inutili, se non c’è nessuno che li sa usare nell’arco di pochi minuti dal malore. «Bisogna andare a fare i corsi nelle scuole – spiega Bartoli – Negli Stati Uniti, già quarant’anni fa, si cominciava dall’asilo. Gli spot sono carini ma, per cambiare davvero la cultura, serve che le tecniche di rianimazione diventino comuni come l’Ave Maria».
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