De Luca, domani la sentenza per sacco di Fiumedinisi Ieri fiaccolata di solidarietà sotto casa. «Io vittima»

Ieri è stato arrestato, domani potrebbe essere condannato. Anche se le vicende sono diverse, per il neo-deputato regionale Cateno De Luca sono giorni particolari. A distanza di tre giorni dall’ufficializzazione del ritorno all’Ars, il politico dell’Udc in queste ore attende la sentenza del processo per il cosiddetto sacco di Fiumedinisi, centro dei Peloritani di cui è stato sindaco in passato. De Luca è accusato di tentata concussione e falso in atto pubblico, per fatti accaduti tra il 2004 e il 2010. La sentenza, che era attesa per questo pomeriggio, verrà letta domani.

Secondo i magistrati De Luca, che fu arrestato nel 2011 mentre era deputato regionale, avrebbe sfruttato i fondi per opere di riqualificazione urbanistica, per avvantaggiare le imprese di famiglia. Nello specifico l’inchiesta si è occupata della costruzione di un albergo, realizzata dalla società Dioniso, e di 16 appartamenti della coop Mabel, di cui amministratore era il fratello Tindaro, anche lui imputato. Il caso scoppiò in seguito alle denunce del Wwf e dei consigli comunali di opposizione. L’accusa, che sostiene che De Luca avrebbe tentato la concussione sui proprietari di alcune aree, spinti a cedere i terreni a prezzi inferiori a quelli di mercato, oggi chiede per cinque anni per lui e quattro per il fratello. «Io non sono colpevole di concussione, come mi accusa la Procura, io sono vittima di estorsione da parte di chi mi ha denunciato, perché mi hanno proposto una transazione e un avvocato non fa una transazione senza che lo sappiano i suoi clienti – ha detto oggi De Luca, questa mattina davanti ai giudici -. Avrebbero potuto denunciarmi prima, se erano così ambientalisti, bloccando il progetto, ma invece mi hanno denunciato solo dopo». De Luca ha poi affermato di avere fatto «una struttura che ha salvato Fiumedinisi dalle alluvioni» e di avere operato per «lo sviluppo del mio paese». 

Oltre a quelle per i fratelli De Luca, l’accusa ha chiesto due anni di per il funzionario comunale Pietro D’Anna; l’assoluzione del presidente della commissione Edilizia Benedetto Parisi; un anno e sette mesi per Gregorio Natale Coppolino; un anno e quattro mesi per il vicesindaco Grazia Rasconà; un anno e due mesi per l’assessore Giuseppe Bertino e i colleghi Paolo Crocé, Carmelo Crocetta, Giuseppe Giardina, Antonino Cascio e Salvatore Piccolo. Proposta la prescrizione per i componenti della commissione edilizia comunale Renzo Briguglio, Angelo Caminiti, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Francesco Carmelo Oliva e per l’ex sindaco di Alì Terme Carmelo Satta, finito ieri ai domiciliari insieme a De Luca. 

A tal proposito, il politico dell’Udc già ieri ha fatto discutere per il modo in cui ha reagito all’ordinanza di custodia cautelare scaturita dall’indagine sulla presunta evasione fiscale nell’ambito dei rapporti tra la Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori (Fenapi) e i Caf a essa collegati. Entrambe le realtà sono considerate dalla guardia di finanza direttamente riconducibili a De Luca. Dall’interno della propria abitazione, il neo-deputato ha attaccato la magistratura e quanti farebbero parte di un complotto ordito per impedirgli di diventare sindaco di Messina. «Ringrazio i militari che stamattina hanno suonato alla mia porta per arrestarmi in quanto sono stati un esempio di professionalità, gentilezza e riservatezza, io li aspettavo da qualche giorno», ha scritto De Luca su Facebook.

Poi, nel corso della giornata, il politico ha prima spiegato di essere stato informato dell’imminente arresto da «un noto personaggio della politica siciliana» e forse anche legato alla massoneria, mentre in serata ha ricevuto sotto casa la solidarietà di alcune decine di persone. Ritratte da De Luca in una serie di scatti pubblicati sul social network, con tanto di citazione di Martin Luther King.


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