Il pianista, docente e compositore palermitano si racconta, dagli inizi grazie a una tastiera giocattolo alla gavetta tra Inghilterra e Italia dove suonava in un hotel «anche sette ore di fila». E finalmente il suo primo lavoro con un album dal sapore cinematografico
Davide Campione, dalla pianola di nonna al pianoforte pop «Mancano i live, ma chi studia musica non sarà mai solo»
Talento, passione, sacrifici e una tastiera per riuscire a catturare e trasmettere le emozioni. Davide Campione, reduce dal suo ultimo progetto musicale Time of light, dall’8 gennaio disponibile su tutte le piattaforme di streaming, tra una lezione di pianoforte e l’altra, si racconta. Musicista, compositore, pianista e direttore del laboratorio musicale Walter Savelli di Palermo, inizia a suonare all’età di quattro anni. Ad accendergli la passione per la musica un regalo della nonna: «Ricevo una tastiera, una pianolina Bontempi da parte di mia nonna. Per me era un giocattolo – ricorda il musicista palermitano – durante lo Zecchino D’oro mi mettevo vicino al televisore e mi divertivo a ritrovare la melodia delle canzoni che ascoltavo, cantate dai bambini. Andavo a caso ma riuscivo a riprodurle; mia mamma se ne accorse e decise di iscrivermi alle lezioni di musica».
Ma le lezioni, per il piccolo Davide, si rivelano meno divertenti del previsto: «Fu una tragedia, cambiai una marea di insegnanti – rivela – A me piaceva suonare a orecchio, mi scocciava leggere la musica, il solfeggio». Poi gli studi al conservatorio e la musica di Claudio Baglioni: «Mi innamorai della musica leggera, il mio sogno era andare a suonare con lui: vedevo i concerti negli stadi con ottantamila persone, volevo essere su quel palco».
All’epoca non esistevano corsi di pianoforte pop e, pur di continuare a coltivare la sua passione, Davide si iscrive al conservatorio Vincenzo Bellini nella sezione pianoforte classico. «Ero etichettato come quello delle canzonette – ricorda – arrivavo prima di tutti, approfittavo del fatto che in classe non ci fosse nessuno per suonare musica moderna, pop, considerata in quel contesto la Cenerentola dei generi musicali». Le prese in giro dei compagni, il liceo classico da frequentare e i lavoretti per non fare gravare le spese del conservatorio sulle spalle dei genitori. Poi un giorno, dal fratello di un compagno di banco, arriva una proposta e Davide, ancora quattordicenne, inizia a cimentarsi nella composizione di un brano. «Daniele (il fratello del compagno di banco, ndr) fantasticava di diventare il nuovo Giuseppe Tornatore, aveva la passione della regia e stava realizzando dei cortometraggi – racconta – Mi chiese di suonare un tema d’amore per una scena di sguardi. Mi disse “Lo devi scrivere tu, lo devi suonare”. Io non avevo mai composto niente, per me la musica era lo spartito che mi mettevano davanti».
La passione per il cinema e per la musica applicata alle immagini rimane un tratto caratterizzante dei lavori di Campione, che proprio in Time of light decide di coinvolgere la F.A.M.E.’S. Macedonian Symphonic Orchestra, specializzata in colonne sonore. All’interno dell’album, la traccia Fog in Venice, composta durante un soggiorno nebbioso a Venezia, ricorda le musiche di Tim Burton in Edward mani di forbice, mentre Timeless racchiude le tipiche atmosfere delle scene d’amore dei film di Charlie Chaplin.
Le sonorità composte dal pianista palermitano si prestano ad accompagnare corti, spot e lavori cinematografici. Nasce per gioco, a tal proposito, Re-scoring, in collaborazione con il chitarrista Manfredi Tumminello. Selezionato uno spezzone di film della durata di un minuto, «togliamo la colonna sonora originale e la componiamo da zero. È curioso osservare come, al mutare della colonna sonora, la percezione della scena, l’emozione che trasmette, cambia totalmente». Dopo il diploma in conservatorio, la rigida selezione per accedere al master condotto da Walter Savelli, storico pianista di Claudio Baglioni, gli studi privati a Firenze e i live in giro per l’Italia e la Gran Bretagna. «Ho lavorato per otto anni in un albergo di lusso a Roma, suonavo sette ore al giorno senza interruzioni e la maggior parte di quello che guadagnavo lo spendevo in lezioni. Era pesante ma ho imparato tantissimo. Ho anche arricchito il mio repertorio musicale: chi mi conosce mi chiama il juke box umano».
Della permanenza a Londra ricorda l’usanza di accompagnare artisti e musicisti nei pub, improvvisando live in jam session, a suon di cover. «Se entravi in un pub e c’era una jam in atto, salivi sul palco e ti mettevi a suonare. Il linguaggio non era più né l’italiano né l’inglese ma la musica». A dieci anni dalla sua ideazione, esce Time of light, che tradotto in italiano significa tempo di luce. «Con la pandemia non c’entra nulla – chiarisce Davide – ho passato così tante peripezie prima di riuscire a far vedere la luce a quest’album che ironicamente pensavo di intitolarlo Volevo solo fare un disco. Alla fine ho optato per Time of light. Il compito della musica è portare speranza. Io cerco di infondere questo atteggiamento positivo anche ai miei alunni. A loro dico spesso “Studiate, ché se studiate musica non rimarrete mai soli”».
Come la protagonista del videoclip Behind a rainbow, secondo singolo del disco, diretto da Riccardo Gaglio. «Le immagini narrano la storia di una donna che ha vissuto di musica per tutta la sua vita – spiega il pianista palermitano – Trovandosi in una casa di riposo per anziani musicisti (la Casa Verdi di Milano all’interno della quale è girato il videoclip, ndr), le riaffiora alla mente l’immagine di sé stessa da giovane e tutti i ricordi legati al suo cammino e alle sue impronte lasciate nel tempo. Non sarà mai sola fin quando avrà dentro di sé la musica a farle compagnia».
La musica continua a far vibrare le corde interiori di chi ascolta comunicando emozioni e situazioni della vita seppur, causa l’emergenza sanitaria in atto, non più dal vivo. «È ormai da un anno che è tutto fermo nel settore musicale – conclude Davide – chi non è un grande artista, e non guadagna di diritto d’autore, chi viveva di concerti o matrimoni, si è ritrovato senza lavoro. Lo stato ha dato pochissimi sostentamenti. Io l’ho vissuta malissimo perché è il mio settore, ma sono e mi reputo comunque fortunato perché lavorando a scuola ho potuto continuare a fare lezioni online, reinventando la didattica». Nel periodo di quarantena, Davide Campione ha trovato inoltre il tempo per scrivere e pubblicare il suo secondo libro: Metodo per pianoforte moderno, un volume didattico innovativo per lo studio del pianoforte pop.