David Lynch – cortometraggi e serie

Rassegna d’autore quella svoltasi il 26 maggio presso il Centro Culture Temporanee Zo, dedicata interamente ad uno dei più importanti cineasti viventi: David Lynch. Il pubblico ha assistito per quasi due ore all’intera (o quasi) corto-filmografia del regista, una produzione che abbraccia un lasso temporale non indifferente: dal 1967 fino al 2002. Il programma prevedeva la proiezione de:

“Six Men Getting Sick” (1967), “The Alphabet” (1968), “The Grandmother” (1970), “The Amputee” (1974), “The Cowboy and the Frenchman” (1988), “Lumière – Premonitions on a evil deed” (1995), “Darkened Room” (2002), “Dumbland” (2001) e “Rabbits” (2002).

 

 

Il collegamento tra  questi cortometraggi e i più noti lungometraggi appare chiaro sin dai primi 16mm (“Six Men Getting Sick”, “The Alphabet”, “The Grandmother”) quando riaffiorano personaggi, figure retoriche, atmosfere, angosce, incubi, paure e soprattutto quel senso di “malattia visiva” e di possessione astratta tipiche di opere come “Velluto Blu” e “Fuoco Cammina Con Me”.

È un Lynch ancora legato ai suoi trascorsi di pittore: animazione “a passo” e non dialogo. Il corto realizzato a metà degli anni settanta “The Amputee”, presenta qualche cambiamento: qui il regista in un unico piano sequenza gioca sul rapporto orrore/normalità del quotidiano, un quotidiano “danneggiato” e “a-normale”, che per la sua consuetudine rischia di essere assorbito, metabolizzato; un punto di vista che Lynch presenterà in quasi tutti i suoi film.

 

Grotteschi e paradossali i 35minuti di  “The Cowboy and the Frenchman” e gli episodi di “Dumbland”. Il primo è un episodio concepito per la tv francese sul finire degli anni ottanta, una metafora dell’America che sta cambiando o che forse non vuole proprio cambiare. Il secondo, invece, è un progetto di animazione realizzato in flash; i protagonisti sono eccessivi e barocchi, demenziali e allo stesso tempo spietati. Prima degli episodi alla Mulholand Drive, c’è spazio per “Lumière – Premonitions on a evil deed”, contributo offerto da Lynch al progetto che coinvolse più di 40 registi di tutto il mondo per il centenario della nascita del cinema.

 

Chiudono la rassegna i recenti “Darkned Room” e “Rabbits”, rappresentazioni criptiche e oniriche dell’immaginario lynchiano, accompagnate dai tasti emotivi del compositore Angelo Badalamenti (collaboratore storico del regista americano) e dalla sensazione di eterno smarrimento e introspettiva psichica che sta alla base del suo cinema. Per maggiori informazioni è consigliata la visione del sito internet (a pagamento) www.davidlynch.com 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vittorio Bertone

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