«È sufficiente che un teatro smetta di investire nelle produzioni di qualità nel campo della danza per perdere completamente il rapporto con il pubblico». Per questo due dei tre centri nazionali di produzione della danza del Paese riconosciuti dal ministero dei Beni e delle attività culturali, il catanese Scenario pubblico e l’emiliano Aterballetto, hanno deciso di creare una sinergia per cambiare la percezione della danza contemporanea nel nostro territorio, promuovendola e portandola avanti. «Chi ha la fortuna, o la sfortuna, di avere delle scuole di danza deve creare delle relazioni, mettersi a disposizione e ragionare col pubblico», dice Roberto Zappalà, coreografo e direttore di Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà danza, il posto in cui negli ultimi due giorni sono andate in scena quattro coreografie di Michele Di Stefano, Philippe Kratz e dello stesso Zappalà, in cui si alterneranno gli interpreti delle due compagnie.
Una collaborazione, quella fra le due realtà italiane, che ha origine nell’aprile del 2015, quando si sono esibite per la prima volta insieme alla Fonderia39 di Reggio Emilia, sede di Aterballetto, e che continua in un’ottica di scambio, condivisione, formazione e creazione di opportunità per promuovere giovani coreografi e ballerini.
«Per certi versi ci occupiamo di cose diverse – spiega Zappalà affiancato da Giovanni Ottolini, direttore generale di Aterballetto/Fondazione nazionale della danza di Reggio Emilia – e ci differenziamo per il tipo di attività che gestiamo». Compagnia d’autore incentrata sulla ricerca di nuovi linguaggi il centro di produzione catanese, fondazione di quaranta persone che gode di finanziamenti pubblici e quote associative quello emiliano, che in quarant’anni si è trasformato da compagnia ospitata in un teatro storico in fondazione nazionale della danza, di cui Aterballetto rappresenta il core business.
«Entrambi però giriamo il mondo e abbiamo obiettivi simili – spiegano – e il riconoscimento come centri di produzione ci ha aggregato e spinto ad avere una visione comune». Che prevede attività di formazione del pubblico e delle nuove generazioni, che vanno continuamente stimolate, e la creazione di una rete internazionale con realtà attive in Spagna, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Repubblica Ceca. Obiettivo favorire un maggiore inserimento della danza italiana nello scenario europeo e istituire un network dove lo slogan principale sarà La danza per prima.
Dance first è infatti il nome scelto per l’ambizioso progetto, che punta a riportare l’attenzione su una disciplina troppo spesso lasciata ai margini e a renderla nuovamente protagonista del panorama artistico nazionale e internazionale. Ma soprattutto a farla ritornare ad essere, come recita il sottotitolo dell’iniziativa, «danza che danza».
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