Damiano, «una voce nuova sull’antimafia» Un film per parlare di legalità ai bambini

Raccontare le stragi di mafia ai bambini con gli occhi di un bambino. E’ l’intento di Damiano. Al di là delle nuvole iniziano i sogni, cortometraggio del regista e produttore catanese Giovanni Virgilio29 anni e in curriculum un film in concorso al festival di Venezia, My name is Sid – che, tra passato e presente, fiction e realtà, porta sullo schermo i tragici giorni degli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino attraverso i sentimenti, le paure e le sensazioni di un ragazzino di nove anni. Con uno sguardo nuovo: «Sentivo l’esigenza parlare di antimafia con voce ed occhi diversi», spiega l’autore. Il film, che ha l’appoggio di AddioPizzo, è legato ad un progetto di educazione alla cultura della legalità, ed attualmente è al vaglio delle selezioni di alcuni festival cinematografici nazionali ed internazionali, tra cui quello di Cannes.

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Nel 1992, Damiano, il piccolo protagonista del film – interpretato da Uriele Giambra -, all’età di nove anni, si ritrova ad assistere all’uccisione del suo maestro, ma anche mentore ed amico, per mano mafiosa. L’assassinio del docente, educatore alla cultura della legalità e giornalista antimafia, si lega nella vita di Damiano agli attentati di Cosa Nostra e alla morte di Giovanni Falcone. «In quegli anni noi stessi eravamo bambini, costretti a crescere in fretta davanti alla tragica realtà della mafia e del disagio sociale», afferma Virgilio che, nel ’92 anche lui di anni ne aveva nove. «Ho voluto raccontare quei bambini, che però, da adulti vanno avanti con la voglia di cambiare, di lottare, di non arrendersi».

Una storia, «d’ispirazione autobiografica», di antimafia, ma anche di temi sociali che interessavano l’Italia di allora e ancor più quella di oggi, come la disoccupazione, la delinquenza, il precariato, la voglia di scappare via da una Sicilia castrante e corrotta. Il padre del piccolo Damiano è infatti senza lavoro e in crisi con la moglie, che vuole fuggire da una terra in cui non vede futuro. Denuncia e memoria si intrecciano a un messaggio positivo: «Alla fine a vincere è la speranza. Prendiamoci quello che è nostro. E se restiamo, dobbiamo impegnarci a fare qualcosa di buono», afferma. Centrale è la figura del maestro, interpretato da Ignazio Barcellona, «che spiega ai bambini l’importanza degli ideali e che usava la penna come arma di cambiamento», racconta il regista.

Ed è proprio l’aspetto educativo il punto cardine del lavoro di Virgilio. La realizzazione del film – prodotto dalla Movieside cinematografica in collaborazione con Ad Maiora e finanziata dall’Agenzia Nazionale Giovani – è legata infatti ad un progetto didattico di antimafia, patrocinato dalla Provincia di Catania, che distribuirà il cortometraggio nelle scuole del territorio etneo. Per spiegare ai bambini che «La mafia è un fenomeno che nasce dentro di noi – dice il regista – avvicina i più deboli, vive del disagio di uno Stato che non paga, che ci abbandona. La gente si trova costretta a delinquere per portare il pane a casa: è un problema sociale. Questa non vuole essere una giustificazione al crimine, anzi. Si tratta di raccontare la realtà di oggi, dire le cose come stanno, cominciando proprio dai più piccoli».

Virgilio ha girato il suo film tra Catania e il comune di Valverde, «con l’orgoglio di alcune scene all’interno del Teatro Coppola occupato», racconta il regista, che però ammette di essere deluso dalla sua città: «Non girerò quasi più nulla qui. L’amministrazione catanese non funziona, non aiuta chi vuole fare qualcosa per il territorio. Non capiscono che il cinema è industria e farlo a Catania porta soldi alla città». Come, del resto, secondo il giovane autore, ad essere chiusa al mercato cinematografico è l’intera regione, dove «fare cultura è difficilissimo, soprattutto per i giovani – afferma – Da questo punto di vista la Sicilia è morta, manca la mentalità in cui la cultura è sinonimo di crescita e veicolo di civiltà».

Ma nonostante le difficoltà, i progetti di Giovanni Virgilio e di Movieside vanno avanti. «Abbiamo in cantiere un lungometraggio per il grande schermo – anticipa il regista – con grandi attori. Cerchiamo finanziatori, ma siamo già al lavoro». Per vedere Damiano sul grande schermo, invece, bisognerà aspettare la fine delle selezioni ai festival. «Vogliono l’esclusiva – ammette Virgilio -. Per adesso, le proiezioni pubbliche sono aperte solo agli alunni delle scuole». E conclude con un augurio: «Il nostro obbiettivo e di trasmettere il messaggio di legalità di Damiano a più persone possibili, per farlo diventare sentimento comune».

[Foto di Movieside su facebook]


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Un cortometraggio che racconta le stragi di mafia del '92 attraverso i sentimenti e le paure di un ragazzino di nove anni. E' l'ultimo lavoro del giovane catanese Giovanni Virgilio, legato ad un progetto di educazione alla lotta alla criminalità organizzata nelle scuole. Una storia di denuncia e memoria, con un messaggio di speranza. Perché «anche se in Sicilia non c'è spazio per la cultura, dobbiamo lottare per riprenderci quello che è nostro. Se restiamo, dobbiamo fare qualcosa di buono», dice il regista a CTzen

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