Simone Massaro, 38 anni, è a capo di un’azienda che conta 75 ingegneri di cui 55 italiani e una dozzina invece provenienti da Stati Uniti, Canada, Svezia, Germania e Russia. Dove si trova quest’azienda? In Sicilia, a Catania. Cosa producono? «Prodotti impalpabili», come li chiama l’ingegner Massaro, cioè software. Laureatosi a Catania, Simone va a lavorare negli Stati Uniti dove trova un riconoscimento del suo talento, quasi inaspettato: colleziona esperienze con Microsoft, Disney, la Nasa, il Pentagono. Ma per lanciare la sua impresa decide di tornare ai piedi del vulcano.
Oltreoceano si occupa di sviluppo di tecnologie per il monitoraggio ed il telecontrollo di impianti industriali di varia natura. Fra le tantissime cose, sviluppa dei software per il monitoraggio e telecontrollo dei parchi di divertimento della Disney e di tutti i rides in essi contenuti (montagne russe, animatronics, illuminazione); per il controllo della piattaforma di lancio dello Shuttle; per il terminal 5 dell’aeroporto di Eathrow; per le linee di assemblaggio della Mercedes; per i centri di meccanizzazione postale statunitensi; per piattaforme di estrazione petrolifera.
Ma perché tutto ciò può succedere negli Stati Uniti o in Germania e non in Italia, visto che la creazione di software è legata al talento umano e intellettuale e non a un preciso prodotto o a una pianta che cresce solo in un determinato territorio o con un certo tipo di clima? È quello che si è chiesto Massaro. La risposta è stato il ritorno in Sicilia, per aprire un centro di sviluppo a Catania. Inizialmente non ci riesce «forse perché – spiega – i siciliani hanno paura o timore dei grandi nomi statunitensi». Ma non si arrende e con investimenti personali apre un centro di ricerca e sviluppo con due colleghi americani trasferiti a Catania nel 2011.
Il mercato a cui si rivolge il team di Massaro è quello globale: è già presente quasi in tutta Europa, Cile, Guatemala, Brasile, Messico, Marocco. I clienti principali sono Germania e Canada. Mentre parliamo al telefono si prepara per andare a San Francisco dove ha un ufficio che distribuisce prodotti a grandi aziende. «Se oggi la California fosse una nazione avrebbe il Pil più alto del mondo. E sa chi contribuisce ad alzare questo Pil? Noi ingegneri italiani», sostiene Simone Massaro. «Perché lì riescono a valorizzare le nostre menti e qui no? In Italia non ci sono le persone disposte a credere che tutto questo sia possibile, non investono sui giovani, sulle loro idee, sulle loro potenzialità, non sono disposti a pagare i professionisti come meritano, per le loro competenze e le loro capacità», racconta.
La sua azienda è una realtà siciliana ma con una visione globale, «perché chi fa impresa ha bisogno di guardare al mondo che ha bisogno di noi, di ciò che noi produciamo, dei nostri prodotti altamente tecnologici». Massaro svolge delle selezioni estremamente attente e sceglie solo giovani con alta potenzialità e con molto entusiasmo. Guarda alle esperienze pregresse, alla vita personale, alla visione del mondo dei candidati e offre loro una possibilità di rivincita. Assume i sovraqualificati che non trovano posto in Italia, professori universitari che sono disposti a lasciare la carriera accademica.
Il governo di Matteo Renzi ha introdotto sgravi fiscali sulle proprietà intellettuali come software e brevetti. «È una cosa importantissima – sottolinea – saranno invogliati i talenti a lavorare qui, pagheranno le tasse allo Stato italiano e non a un paese straniero». La scommessa della Sicilia deve essere svincolarsi dai limiti. «Non si può più rimanere legati all’idea di una Sicilia che produce ed eccelle solo nell’agroalimentare. I software non hanno il limite dei confini, del trasporto, della collocazione dell’industria in un dato territorio, sono prodotti impalpabili». Secondo Massaro bisognerebbe seguire il modello irlandese, Paese dove è stato in gioventù. «In Irlanda 25 anni fa non c’era nulla, ora tramite la defiscalizzazione è riuscita ad attrarre grandi talenti ed esporta prodotti tecnologici ovunque».
Otto persone del suo team si sono sposate nel 2014 e hanno creato una famiglia. A Catania. Lo scopo di Massaro è creare un think tank, un serbatoio che contenga e accolga persone come lui che hanno fatto un percorso all’estero per trovare sfide adeguate e che poi sono tornate in Italia, un polo tecnologico italiano ma globale allo stesso tempo. «Se i cervelli che contano vengono da qui, allora è qui che voglio stare, è qui che devono restare i miei investimenti», dichiara. I suoi figli sono nati negli Stati Uniti ma è in Italia che vuole che crescano e vadano a scuola, crede nelle istituzioni e nella scuola italiana: «In America la storia parte da Cristoforo Colombo, hanno classi supertecnologiche ma allo stesso tempo, da un punto di vista umanistico, un’istruzione povera e sterile», racconta.
Ai giovani siciliani lancia un messaggio: «Dovete viaggiare, vedere il mondo, dovete fare la valigia anche se non sapete cosa andrete a fare, imparate le lingue. Bisogna parlare con i governi, conoscerli, essere presenti in tutto il mondo. Ma poi tornate in Sicilia, nutritela con quello che avete visto, che avete imparato, arricchitela».
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