Un racconto che inizia nel IX secolo, con l'arabizzazione del Mediterraneo, e arriva ai giorni nostri. Lasciando in eredità gusti storici, ispirati da epoche e avvenimenti del passato. Una carrellata tra luoghi di merende infantili di centinaia di cittadini, grandi assenti e nuovi protagonisti
Dal giardinetto di Ilardo all’apertura di Brioscià La tradizione centenaria dei gelatai palermitani
Sapore, colore, profumo: stiamo parlando del gelato palermitano. Senz’altro protagonista delle stagioni più calde, resiste l’intramontabile ruolo di una delle pietanze simbolo della nostra città. Antiche sono le sue origini: furono gli arabi durante il periodo d’arabizzazione del Mediterraneo, nel IX secolo, a portare questa prelibatezza gastronomica in Sicilia e a diffonderne il consumo. Un tempo per garantirne delle buone quantità durante tutte le stagioni si scavavano delle fosse in cima all’Etna per conservare il ghiaccio e la neve che insieme a miele, succo d’arancia o di limone davano vita al gelato o alle granite. Gli arabi utilizzarono per primi lo zucchero estratto dalla canna in sostituzione del miele. Il gelato diviene famoso in tutto il continente in occasione del banchetto nuziale di Enrico II Di Valois, quando Caterina De Medici sceglie di inviarne una gran quantità a Parigi come regalo. Oggi è apprezzato in ogni parte del globo.
Oggi a Palermo è una delle fonti di ricerca maggiori per ogni turista e per tutta la cittadinanza. Era il 1860 quando, Giovanni Ilardo rilevava l’attività del suo stesso titolare, Giuseppe Cacciatore, di cui era commesso. Da lì l’ascesa. Si comincia con l’invenzione, in occasione dell’entrata di Garibaldi a Palermo, del gelato giardinetto: un blocco duro di tre gusti – fragola, cedro (adesso limone) e pistacchio – arricchito da canditi. Gusti che volevano rendere onore al tricolore. È così, dunque, che nasce la storica Gelateria Ilardo, posta al centro della lunga passeggiata sul mare oggi conosciuta come Foro Italico. Famoso diviene il gusto Procopio in onore di Francesco Procopio Dei Coltelli, colui che nel 1686 porta il gelato a Parigi e apre proprio lì una gelateria. Punto di riferimento della Belle Epoque, Ilardo resiste ancora oggi riempendo i suoi tavolini di fronte al mare sera dopo sera offrendo granite, coppe di gelato, coni e frappè.
Parecchi sono i gelatai che nel corso del tempo hanno creato attorno a sé e alla propria piccola bottega un mito. Storie legate a un gusto in particolare o al luogo stesso in cui sono nate. Cofea, per esempio, verrà per sempre ricordato dai palermitani per il suo gelato al caffè: un minuscolo bar con torrefazione, all’angolo di una stradina a due passi dal Teatro Politeama e raggiungibile da via Mariano Stabile. Quando la zona era piena di uffici e banche, alcune presenti ancora oggi, era il bar della pausa pranzo e della merenda dei ragazzi. I gelati erano conservati nei vecchi recipienti cilindrici in metallo chiusi da un tappo anch’esso in metallo da cui era impossibile osservare i gusti.
Cofea non esiste più, proprio come il vecchio e storico Bar Caflisch della via Libertà, dove adesso campeggia l’insegna di un titano delle grandi firme, Hermés. Quel luogo era fantastico, barocco, un ingresso maestoso, frequentato dagli altolocati notabili della città, ma il suo gelato era per le tasche di tutti i palermitani: buono, cremoso, elegante. Casa base dei giovani per tutte le estati, passate e odierne, resta invece il Baretto di Mondello. Il corso Finocchiaro Aprile, meglio conosciuto come corso Olivuzza, era invece famoso per il signor Castagnetta, l’anziano e minuscolo gelataio vicino al Tribunale.
Indistruttibile e in piedi sin dal dopo guerra – circa dal 1940 – resta la Gelateria Ciccio Adelfio, a due passi dalla stazione centrale, incastrata tra un nuovo fast food e un antico pescivendolo, preceduta da un oscuro marciapiede, crea un contrasto pari all’essenza stessa della città di Palermo: il brutto cancellato dal bello. Non appena trovato parcheggio (impresa ardua) ed entrati dentro la gelateria, la quantità di gusti, il profumo, la varietà di colori e la simpatia dei commessi cancella tutto il brutto. Quella dei fratelli Adelfio è un’arte tramandata di generazione in generazione, sin da quando per la prima volta tirarono su la loro saracinesca, quando l’attività era semplicemente una latteria.
All’ombra del roccioso e imponente monte Pellegrino, sulla costa, all’Arenella, immerso nell’edera si trova il chiosco del Bar Della Vela, ancora oggi frequentato per il buonissimo gelato all’anguria e proseguendo ancora un po’ verso la storica tonnara Bordonaro si trova il Mago Del Gelato. Luoghi storici per i palermitani. In fase di trasformazione ma continuamente frequentate sono invece le gelaterie della famiglia Stancampiano, in via Notarbartolo. L’attività vede la luce nella sua prima sede in questa strada, al civico 56. Dopo la chiusura che ha fatto discutere i palermitani per settimane, qualche mese fa la gelateria ha aperto un nuovo, grande, punto vendita in piazza Campolo. Famoso è il loro gusto nocciotella, un miscuglio di nocciola e colate di nutella.
Il Bar Spinnato in via Principe Di Belmonte, la Gelateria Patricola, Il vecchio Bar Renato di Mondello: la lista potrebbe essere infinita. Oggi la gelato-mania impazza e – tra Gelatone, Brioscià, Don Gelato, il Festival Del Gelato a Cefalù e tanti altri – di sicuro non è difficile trovare spazio, tempo e un luogo per potersi concedere un cono o una coppetta. Di certo, rivivere i luoghi storici ha sempre il fascino che crea armonia durante la consumazione.