Dai banchi di scuola all’Ariston, la favola di Beatrice «Che emozione quel palco, darò il meglio di me»

Si chiama Beatrice Visconti, ha 17 anni ed è palermitana. Segni particolari: a febbraio potremmo vederla gareggiare sugli schermi di Rai Uno tra i concorrenti di Sanremo Giovani. La commissione musicale del Festival, presieduta dal direttore artistico Carlo Conti, con Piero Chiambretti, Rosita Celentano, Federico Russo, Carolina Di Domenico e Andrea Delogu, ha selezionato la diciassettenne cantautrice tra i 12 artisti che si daranno battaglia il 27 novembre, sempre in diretta sulla rete ammiraglia, per essere tra i sei fortunati giovani che, dal 9 al 13 febbraio 2016, saliranno sul palco dell’Ariston. La canzone di Beatrice, intitolata «Paulette», è arrangiata da Riccardo Piparo (Ti.Pi.Cal), mentre la sua etichetta discografica è la Patridà Records, di Claudio Terzo (della band Tre Terzi), Dario Ricolo e lo stesso Piparo. E l’artista si racconta così a MeridioNews.

Innanzitutto da cosa nasce la tua passione per la musica e a quali cantanti ti ispiri?

«Devo frugare nella mia memoria di bambina. La mamma che suonava il pianoforte di casa mi appariva come una fata. E papà mi faceva ballare sui suoi piedi la sua passione, David Bowie. Tra gli italiani mi piace tantissimo Samuele Bersani, ma anche Max Gazzè. Tra gli stranieri Bjork e lo stesso Bowie».

Quindi hai respirato musica fin da piccola. E dopo? Quando hai incontrato la musica come possibile professione, piuttosto che come semplice passione?

«Ho scritto fin da piccola racconti. Amavo cantare, così, alla buona, poi la mia migliore amica mi ha convinto che avevo una buona voce e quindi mi sono affidata a un maestro di canto».

Sei cresciuta con un modello musicale preciso?

«Penso che quando cresci ascoltando un certo tipo di musica e prestando attenzione a un certo tipo di testi la tua mente involontariamente si plasmi. Ma non mi sono mai posta l’obiettivo di somigliare a qualcuno».

Scrivi da te le tue canzoni?

«Sì, tutte. Non ho mai scritto in collaborazione con qualcuno, tranne una in inglese con il mio produttore. Io scrivo i miei testi e compongo le melodie, Riccardo Piparo cura gli arrangiamenti».

Quante ne hai scritte in tutto?

«Non saprei dirlo, credo una trentina ma molte le ho dimenticate e i fogli sono andati persi».

A chi hai portato per la prima volta i tuoi testi? Come hai iniziato?

«Quando avevo 16 anni ho partecipato a “Rock 10 e lode”, un concorso locale palermitano, e ho vinto il premio per il miglior testo. Poi ho partecipato a “Notti d’autore” e ho vinto anche quello».

E come sei arrivata a Sanremo, invece?

«Abbiamo inviato la canzone e inaspettatamente ci hanno chiamati».

Com’è stato cantare a Sanremo davanti alla commissione composta da personaggi famosi? Che emozioni hai provato?

«Avevo paura di svenire e mi sudavano i piedi (ride, ndr). So che non è carino da dire ma è così. Però appena li ho visti sorridere tutto è andato bene. E quando è partita la musica mi sono sentita a mio agio, felice di essere lì, di raccontare la mia storia».

A proposito, che storia racconta «Paulette»?

«Non mi va di parlarne. Posso dire soltanto che è una storia che appartiene a me, alla mia mamma e alle persone che hanno amato Paulette».

Adesso ti aspetta una sfida ancora più dura, la selezione con altri undici concorrenti per salire sul palco dell’Ariston. Come ti senti? Sei carica, emozionata, hai paura?

«Dirò la verità: per me è già una gratificazione straordinaria tutto quello che è avvenuto fin qui. Quindi salirò sul palco il 27 con questa consapevolezza e proverò a dare il meglio di me»!

A questo punto Beatrice è costretta ad abbondare l’intervista: la attendono Kant, il barocco e la matematica, e chissà, magari un’interrogazione. Già, perché la giovane promessa della musica palermitana è pur sempre una liceale del Meli…


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