Santo Fortunato ha 48 anni e, dopo la laurea in Fisica teorica a Catania, ha scelto di proseguire la formazione all'estero. Oggi insegna negli Stati Uniti. Nell'Isola torna più volte l'anno, ma si tratta di concessioni alla nostalgia. «Ai giovani dico di fare esperienze fuori»
Da Lentini fino alla cattedra all’Università dell’Indiana «Non sono cervello in fuga. Sicilia? Sì, da pensionato»
Scienziato negli Stati Uniti con la Sicilia nel cuore. È la storia di Santo Fortunato, 48enne nato ad
Augusta ma cresciuto a Lentini, nel Siracusano. «Non mi
considero un cervello in fuga, ho avuto e ho possibilità di rientrare. La mia – ammette a MeridioNews – è
stata una scelta libera, legata al desiderio di provare a sfruttare al massimo il mio impegno e le mie
capacità».
Diplomatosi al Liceo Scientifico Elio Vittorini di Lentini, nel 1995 Fortunato ha conseguito la laurea in Fisica teorica
all’Università di Catania. L’ateneo catanese, a
23 anni, gli ha aperto le porte al mondo scientifico grazie alla tesi di laurea «in fenomenologia delle interazioni nucleari, svolto in buona parte al Royal Institute of
Technology (KTH) di Stoccolma».
Qui Fortunato si ferma anche dopo la laurea, fino al 1997, continuando a lavorare al
suo progetto, grazie a una borsa di studio assegnatagli dallo Swedish Institute. L’anno successivo trascorre i
due anni di dottorato di ricerca in fisica teorica all’Università di Bielefeld, in Germania, dove poi è rimasto
come ricercatore fino al 2004. «In quell’anno ho scoperto per caso i primi lavori sulle reti, mi sono
appassionato e ho deciso di spostarmi su queste tematiche. Così – racconta – nel 2005 sono andato
all’Indiana University, per unirmi al gruppo di Alessandro Vespignani, che era appena diventato professore
lì. Nel 2007 sono stato alla Fondazione Isi di Torino, dove sono rimasto fino al 2011, quando ho vinto un
concorso per professore associato alla Aalto University in Finlandia. Nel 2014 sono stato promosso a
professore ordinario, ottenendo la prima storica promozione in quella università». Nel 2015, poi, la svolta:
«Ho vinto il concorso da professore ordinario di informatica all’Indiana University, la stessa facoltà dove ero
stato qualche anno prima e nel 2016 sono tornato lì».
Ed è qui che, da marzo 2018, Santo Fortunato dirige
l’istituto di Scienza delle reti. «Questo – spiega – è uno dei due istituti degli
Usa dedicati allo studio di tutti quei sistemi complessi (sociali, biologici, di informazione, tecnologici,
economici, etc.) che si possono descrivere come una rete, cioè un insieme di punti (detti nodi o vertici)
collegati da linee (dette archi). Per esempio, su una rete sociale i nodi sono le persone e gli archi
rappresentano relazioni tra persone, tipo amicizia, rapporti di lavoro, parentela. Su Internet – prosegue – i nodi sono computer e modem e gli archi collegano coppie di computer che si trasmettono segnali.
Questa semplice rappresentazione permette di fare una serie di analisi e calcoli che permettono di capire come funzionano questi sistemi, e come migliorarne la loro funzione. I miei contributi più
importanti vertono su una proprietà generale delle reti, che si chiama struttura a comunità – specifica
lo studioso – In una rete reale ci sono gruppi di nodi con molti archi che li collegano, mentre gli archi che
collegano nodi di gruppi diversi sono molti meno. Io ho contribuito a capire come si possono individuare
questi gruppi con algoritmi efficienti».
Fortunato oggi vive a Bloomington, nell’Indiana, dove si trova il campus principale dell’Indiana University ma cinque
volte l’anno torna a Lentini, «nonostante gli ottomila chilometri di distanza e le oltre venti ore di viaggio». Nella
sua posizione di direttore, il 48enne si occupa di «individuare i progetti di ricerca più promettenti, che
hanno maggiori probabilità di attrarre finanziamenti dagli enti che supportano la ricerca scientifica. Negli Usa – sottolinea – c’è una corsa al finanziamento, anche perché le università si prendono una parte del budget e finanziano
così le loro operazioni». Da poche settimane, il suo Istituto è risultato vincitore di un progetto con la
National Science Foundation, per due milioni di dollari. L’obiettivo è quello di «creare il primo programma
di mobilità di giovani ricercatori tra i nostri istituti negli Usa e quelli europei, in questo modo possiamo
scambiare personale di ricerca e impostare e sviluppare collaborazioni con i nostri colleghi europei»,
aggiunge.
Per chi si avvicina alla conoscenza tecnica della matematica e della fisica per la prima volta, Fortunato ha
scritto il libro A First Course in Network Science ma in futuro spera di poter mettere la sua esperienza a
beneficio dei giovani talenti siciliani. «Non ho ancora in mente un progetto preciso ma intanto consiglio a
tutti di fare quello che appassiona, lasciando perdere le mode e i ragionamenti su cosa potrebbe essere
meglio fare, anche perché su un orizzonte di tempo lungo le prospettive possono cambiare. Le esperienze all’estero sono importanti per acquisire una capacità di giudizio che è difficile
maturare restando sempre nello stesso posto». Ovviamente senza mai dimenticare le proprie origini, cui lui
è molto legato. «Stare all’estero per così tanto tempo – rivela – ti fa apprezzare cose della Sicilia che magari
dai per scontate se continui a viverci. A parte la bellezza della natura e dei monumenti, che è difficile
trovare altrove, il modo di rapportarsi tra le persone, che è sicuramente molto più profondo che in altri
paesi». La pensione? «Quando ci andrò vorrei godermela nell’Isola, in qualche località di mare».
Ultimamente, Santo Fortunato è impegnato nell’organizzazione del primo congresso mondiale delle reti che
si terrà a Washington DC nel luglio del 2021. L’evento prevede la partecipazione di oltre mille persone provenienti da tutte
le aree scientifiche, dalla fisica all’informatica, dalla matematica alla biologia, dalle scienze sociali
all’ingegneria.