Da dove arrivano le angurie che stanno invadendo la Sicilia? Vattelappesca!

L’UNICA COSA CERTA E’ CHE, IN MASSIMA PARTE, NON SONO SICILIANE. E AL PALATO SEMBRANO ‘CUCUZZE’. DI QUESTE ‘PRELIBATEZZE’ DOBBIAMO RINGRAZIARE L’UNIONE EUROPEA DI PREDONI E AFFARISTI E L’ASSESSORATO REGIONALE ALLE RISORSE AGRICOLE CHE NON FA NULLA PER TUTELARE LA SALUTE DEI SICILIANI

Vi siete chiesti, cari siciliani, da dove vengono le angurie che da quasi venti giorni avete iniziato a ‘gustare’?

Un tempo le angurie siciliane venivano coltivate, per lo più, nelle ‘sciare’ di Mazara del Vallo. Oggi, da quello che vediamo, in queste ‘sciare’ – o di quello che rimane di queste ‘sciare’ – di angurie ne avvistiamo poche.

E allora: da dove arrivano le angurie che invadono la Sicilia?

Un tempo le angurie si cominciavano a mangiare nella terza decade di giugno. Adesso si comincia a maggio. C’è stata un’attività di miglioramento genetico di questa coltura? Sono state selezionate varietà a maturazione precoce?

Un tempo, in Sicilia, le angurie si mangiavano fino a Ferragosto. Mai oltre. Perché poi, al palato, sembravano ‘cucuzze’.

Oggi le angurie – apparentemente ‘commestibili’ – ce le tirano in testa fino a settembre e passa!

C’è stata un’attività di miglioramento genetico per produrre,a anche in Sicilia, ottime angurie a maturazione tardiva? Le due facoltà di Agraria della nostra Isola hanno ottenuto questi successi?

Allora, signori, da dove arrivano tutte queste angurie a maggio, giugno, luglio, agosto e settembre? 

Mistero non ancora rivelato: da dove arrivano lo può sapere solo Nostro Signore Iddio.

Un fatto è certo: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di angurie importate. Da dove? Dal Nord Africa è sicuro. Ma anche da altre parti del mondo.

Come vengono coltivate? Con quali concimi? Con quali tecniche agronomiche? E, soprattutto, utilizzando quali pesticidi?

In un Paese civile un prodotto come l’anguria dovrebbe avere la ‘tracciabilità’. I consumatori dovrebbero essere messi nelle condizioni di conoscere dove, quando e come l’anguria è stata coltivata.

Queste informazioni vengono fornite ai consumatori siciliani? Manco per la minchia!

In Sicilia, i consumatori – per ciò che riguarda l’anguria, ma anche per altri prodotti agricoli, tranne in rari casi – comprano per ‘fede’…

L’assessorato regionale all’Agricoltura – pardon, delle Risorse agricole: sapete, quest’assessorato ha cambiato nome per non cambiare nulla, nel rigoroso rispetto della ‘legge’ che prende il nome da Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto resti come prima, bisogna che tutto cambi…” – ha mai fatto qualcosa per mettere nelle condizioni i siciliani di acquistare le angurie con la ‘tracciabilità’? Non ha mai fatto nulla, a parte le chiacchiere.

Cia, Condiretti e Confagricoltura siciliane hanno mai fatto qualcosa, negli ultimi quindici anni, per porre un argine all’invasione delle angurie-‘cucuzze’? A noi risulta il nulla mescolato col niente.

La celebrata Unione europea ha mai fatto nulla per valorizzare le angurie e, in generale, le produzioni agricole mediterranee? Sì, ha fatto molto: in senso negativo, ovviamente. Facendo arrivare in Europa – soprattutto nel Sud Europa – produzioni del Nord Africa che fanno letteralmente schifo!

Produzioni a cura non degli africani, ma delle multinazionali che si sono impossessate dei terreni dove coltivare queste schifezze con tecniche agronomiche che l’Italia ha bandito almeno 25 anni fa, perché dannose per la salute dell’uomo (vedi certi pesticidi).

In compenso, dall’Europa, abbiamo avuto il Psr, Piano di sviluppo rurale, che ha prodotto tanti nuovi giovani imprenditori agricoli… Soldi per gli amici & parenti di politici e burocrati regionali… Con la ‘benedizione’ dell’Unione europea di banchieri, affaristi e predoni.

Infine, cari consumatori siciliani: che sapore hanno le angurie senza nome e senza tracciabilità che state gustando in questi giorni, della provenienza delle quali non conoscete nulla?

Un tempo il dolce delle angurie era una delizia del palato. Oggi – per chi riesce ad addentarla facendo finta di ignorare l’incognita dei pesticidi utilizzati – il dolce bisogna cercarlo nella fantasia.

A meno che non si abbia la fortuna di trovare qualche anguria di Mazara del Vallo o di Marsala…


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