Crocetta e l’analisi sull’elezione di Trump «L’avevo prevista, ora lo inviterò in Sicilia»

«Inviterò Trump in Sicilia perché noi siamo una Regione che con l’America ha avuto rapporti tradizionalmente forti e, anzi, abbiamo dato agli americani di più di quanto loro ci hanno dato». Il presidente della Regione Rosario Crocetta, intervenuto a Messina per un incontro sul futuro dell’autorità portuale, si avventura in un’analisi politica sulle recenti elezioni americane. E invita il nuovo presidente «a rivedere la politica internazionale partendo dalla Sicilia», dove «alla politica delle basi non sono corrisposti investimenti. La Sicilia – dice – si aspetta qualcosa rispetto a quello che ha dato». Trump sarà in Sicilia per il G7 di Taormina a maggio del 2017. 

Il governatore loda la promessa di Trump di impegno contro Isis. «Quando ha detto la priorità di lotta è l’Isis ha interpretato un sentimento del popolo americano che vuole sicurezza e poi ha risvegliato l’orgoglio nazionale della grande potenza». Quindi Crocetta, a differenza della maggior parte dei media e della politica internazionali, sostiene di aver «previsto l’elezione di Trump per due ragioni: la prima è che la politica estera americana nell’ultimo decennio ha fatto errori madornali, basti pensare la situazione che noi abbiamo nel Medioriente dove i jihaidisti non solo si sono rafforzati, ma addirittura hanno dato origine ad una formazione che è ancora più terrificante, l’Isis. Si vuole dire – continua – poi che la politica nei confronti della Libia è stata corretta? No perché aver eliminato un dittatore senza preoccuparsi del dopo è stato un errore madornale. Da parlamentare europeo solo io e Cofferati votammo contro l’intervento in Libia». 

Stesso discorso per la guerra in Siria. «Anche la politica estera americana in Siria non è stata giusta – aggiunge Crocetta -. Quando bisognava unirsi, l’America ha diviso il fronte. Oggi il problema principale in Siria è eliminare l’Isis. Gli americani in questi anni invece sono rimasti prigionieri del loro concetto noi esportiamo la nostra democrazia. Spero che non si avventuri a costruire muri e nella violazione delle libertà civili e mi aspetto che la politica in Medioriente cambi». Una battuta anche sulla capigliatura di Trump. A una persona che gli chiedeva se si sarebbe fatto i capelli come il nuovo presidente Usa, Crocetta ha risposto: «No, casomai come Hillary».

Infine ha colto l’occasione per ribadire che si ricandiderà alla presidenza della Regione. «Qualcuno mi dovrebbe spiegare come nelle condizioni in cui io ho trovato la Regione si poteva fare di meglio. Se me lo dimostrerà sarò disponibile a rivedere la mia candidatura». 


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