«Deve imparare a cercare voti per quel che fa e non distruggendo gli altri, deve imparare a proporre e non a diffamare». Il consiglio è rivolto a Rosario Crocetta e arriva dall’avvocato Pietro Ivan Maravigna che, con una denuncia fatta per conto del suo assistito, ha causato il rinvio a giudizio per diffamazione del presidente della Regione Sicilia. «Durante la campagna elettorale del 2012 — ricorda Giancarlo Cancelleri, all’epoca candidato alla poltrona di governatore e adesso deputato all’Ars con il MoVimento 5 stelle — Crocetta accostò la figura del mio ex datore di lavoro, l’imprenditore Salvatore Lo Cascio, a quella dell’ingegnere Di Vincenzo, al quale proprio in quei giorni avevano confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro. Quella fu una caduta di stile incredibile, proprio perché io accusavo che nelle sue liste ci fossero persone indagate e rinviate a giudizio, e quella era una cosa chiaramente vera». Un po’ più di una «caduta di stile», secondo Lo Cascio, che ha denunciato l’ex sindaco di Gela.
Le presunte dichiarazioni diffamatorie alle quali si fa riferimento furono rilasciate da Rosario Crocetta alle agenzie di stampa: «L’azienda presso la quale lavora Cancelleri è diretta da un tale Lo Cascio, molto, molto amico di quell’ingegnere Di Vincenzo, al quale oggi è stato confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro — aveva detto il numero uno della Regione — Guardasse chi sono gli amici degli amici e ricordasse che io sono stato il primo politico in Sicilia a denunciare i rapporti di Di Vincenzo con la mafia mentre lui, candidamente, non sa neppure con chi ha a che fare quotidianamente».
Maravigna aggiunge altri particolari. «Io sono un elettore pentito di Crocetta. Crocetta quella volta dimostrò chiaramente di non conoscere Lo Cascio, anche perché le informazioni gliele dà la cerchia di persone a lui vicine. Il mio assistito fornisce a tutta Europa i serbatoi interrati per le pompe di benzina, ed è stato fornitore ufficiale di Agip ed altre multinazionali petrolifere. Quando Crocetta fece quella dichiarazione, ad ottobre del 2012, il mio cliente stava lavorando per ristrutturare un debito con gli istituti di credito. Col timore che il suo patrimonio potesse essere confiscato per mafia, le banche non hanno più concesso il credito. Proprio perché Crocetta, con le sue affermazioni, ha messo una macchia sull’impresa. E ha, a mio parere, influenzato in maniera decisiva l’esito del voto elettorale».
Per questo motivo nella richiesta di diffamazione all’ex primo cittadino gelese c’è anche la richiesta di un risarcimento di danni d’immagine per due milioni di euro. «Ma non è una questione di soldi», assicura Lo Cascio. Per Crocetta inoltre i guai potrebbero non essere finiti. «È in corso la richiesta di sequestro dei beni – annuncia Maravigna – dovremmo presentarla giovedì al tribunale di Gela. Inoltre so che alcuni ex dipendenti di Lo Cascio stanno valutando la costituzione in parte civile nel processo».
E Cancelleri? Seguirà le mosse degli ex colleghi? «Chiunque vada contro Crocetta viene etichettato come mafioso — commenta il deputato pentastellato — È successo ultimamente quando lui si trovava a Vittoria, durante la Fiera Emaia, approfittando per etichettare il nostro movimento, durante lo Sfiducia Day, come un movimento che strizza l’occhio alla mafia. Per quella frase lo abbiamo querelato per diffamazione. È arrivato il momento di dire basta a persone che si permettono di dire quel che in realtà non possono dire».
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