Il patron della fu Air Sicilia, da anni sotto processo per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della compagnia, è stato il mentore del proprietario del Catania calcio nel lancio del vettore etneo. «Hanno provato a farla fallire, ma non succederà perché la Sicilia ha bisogno di una compagnia aerea siciliana e Pulvirenti lo ha capito», afferma
Crisi Wind Jet, parla Luigi Crispino «Vogliono giocarsela perché dà fastidio»
«Il trasporto aereo nazionale vive sulle nostre rotte, purtroppo però siamo un popolo di cornuti governati da un pugno di cornutoni». Quando parla della vicenda Wind Jet, Luigi Crispino, il presidente della prima low cost italiana, la Air Sicilia, ancora sotto processo per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della sua creatura, si infervora come fosse una questione personale. Eppure, nonostante sia stato la guida dell’imprenditore Antonino Pulvirenti al momento del suo ingresso nel mondo del trasporto aereo con l’avvio dell’avventura Wind Jet, il divorzio tra i due si è consumato perfino dentro a un tribunale con il manager calatino condannato a otto mesi di reclusione per i reati di introduzione abusiva nel sistema informatico della compagnia aerea e per averne violato la corrispondenza informatica. Adesso guarda da spettatore – si definisce «un semplice pensionato» – l’evolversi della vicenda. Uno spettatore attivo, però, che commenta e confuta le tesi degli esperti sulla crisi del vettore etneo, ne individua le responsabilità, assolvendo Pulvirenti, e fa pronostici sul suo futuro.
«La Wind Jet è una vera low cost», afferma. «Forse non c’è stata una brillante interpretazione del pricing – una perdita di dieci milioni di euro rapportata a tre milioni di passeggeri è poco più di tre euro a biglietto – e la gestione poteva essere migliore, ma è comunque stata sana. E l’ebitda (margine operativo lordo, ndr) di Wind Jet è migliore di quello di Alitalia e Meridiana», dice confutando quanto affermato dal professor Andrea Giuricin sulle pagine del nostro giornale. Per lui, il debito è stato «accentuato da una sottocapitalizzazione, ma le cause della crisi sono esterne». Come il costo del petrolio e della manutenzione, che non sono comprimibili. «In questo caso la differenza la fa l’età del mezzo. Si risparmia se si hanno aerei nuovi, ma è anche vero che con aerei più vecchi si abbassano i costi di leasing», spiega. «Ma soprattutto – continua – incide l’eccessivo costo dell’handling (i servizi di assistenza a terra), che a Catania è il doppio rispetto a Roma Fiumicino, e la mancanza di contributi che invece vengono dati alle compagnie straniere come Ryanair».
La Wind Jet, secondo lui, «dava fastidio ed era in balia, tra gli altri, della Sac, la Società aeroportuale di Catania, che coi suoi disservizi fa penare le compagnie», accusa. Per l’ex presidente di Air Sicilia, che si vanta – non a torto – di aver rotto il monopolio nei cieli italiani, Pulvirenti è stato vittima delle «lobby aeroportuali». «Le aziende strategiche, come è la Wind Jet per la Sicilia – afferma – dovrebbero avere l’attenzione delle istituzioni e invece sono considerate una rottura di palle perché per chi ha le mani in pasta significa non potersi fare gli affari propri».
Nonostante le vicende giudiziarie, Crispino definisce il suo rapporto attuale con il presidente del Calcio Catania «come il rapporto tra due che hanno litigato ma poi si sono messi d’accordo». Nei suoi confronti si mostra sempre diplomatico. Anche quando gli facciamo notare che, però, i dipendenti qualcosa di cui lamentarsi sulla gestione – quantomeno del personale – l’hanno avuta, commenta che «la gente di aria si lamenta sempre e che era capitato anche ai tempi del fallimento Alitalia».
Certo, il patron della squadra di serie A etnea ha il cuore dell’imprenditore e tra i suoi affari ha tentato di mollare quello meno redditizio ma, secondo Crispino, non è lui il responsabile della debacle. Tra i colpevoli c’è prima la Sac, che avrebbe però fatto un grave passo falso. «Quando l’11 agosto ha fatto sequestrare uno degli aeromobili», afferma Crispino. Sì perché «per l’articolo 1057 del codice di navigazione (secondo cui non sono sequestrabili gli aeromobili addetti al trasporto per scopo di lucro di persone o di cose, pronti a partire o in corso di navigazione, purché non si tratti di debiti a causa del viaggio che stanno per intraprendere o che proseguono) quell’aereo non era sequestrabile». Tanto che sarebbe stata proprio la Sac a pagare la riprotezione dei passeggeri di quel volo. «Se fosse per pura generosità allora perché non pagano tutti quelli che sono rimasti a terra?», s’infervora. Tra i colpevoli della crisi Wind Jet l’ex patron di Air Sicilia mette anche Alitalia «che ha dato a Wind Jet il colpo di grazia, perché l’ha illusa con una trattativa tirata per le lunghe con lo scopo di farla arrivare alla canna del gas». E infine l’Enac che, secondo lui, ancora oggi ne ostacola la ripresa. «Quando l’ente che permette alle compagnie di operare – spiega l’ex manager – comunica che non darà la licenza se non verranno ripagati i passeggeri, in realtà sta facendo terrorismo per non far fare gli investimenti a chi potrebbe essere interessato. Ovviamente – continua – nessun nuovo investitore si accollerebbe i debiti di un altro e l’Enac gli sta dicendo di non mettere i soldi perché tanto non gli darà la licenza a prescindere dalla legge».
Anche tutto l’interessamento mostrato per la riprotezione dei passeggeri non lo convince. «È il primo caso al mondo di una compagnia che chiude la settimana di Ferragosto e la Meridiana il 12 agosto aveva tre aerei pronti per sostituire i voli Wind Jet, in un periodo in cui è difficile trovare in affitto perfino un motorino». Per Crispino, che attende per il 18 settembre la sentenza definitiva nel processo per bancarotta fraudolenta, avrebbero fatto una figura migliore ad offrire gratuitamente i voli. «Sarebbe stato un investimento pubblicitario – dice – e invece la conseguenza della chiusura della Wind Jet per i passeggeri è l’immediato aumento del costo dei biglietti». «Per questo – secondo l’ex imprenditore che si pregia di non aver lasciato a terra con il fallimento di Air Sicilia neanche un passeggero – gli utenti non provano acredine nei confronti di Wind Jet, che era per loro uno strumento per risparmiare. E se verrà rilanciata torneranno a comprare da lei, invece di preferire il pullman come succede adesso», dice.
«La Sicilia ha bisogno di una compagnia aerea siciliana – afferma l’uomo che nel cielo faceva volare delle enormi Trinacrie – e, dalle ultime dichiarazioni che ha fatto, anche Pulvirenti sembra essersi reso conto della valenza sociale della sua compagnia». Per questo, secondo lui, la vecchia Wind Jet ricorrerà al concordato preventivo e l’ipotesi più probabile per il rilancio della compagnia è una società mista a partecipazione regionale. «Il nocciolo duro però dovrà essere costituito dai privati e da manager capaci, non frutto dei carrozzoni», commenta. Alla cordata siciliana scesa in campo qualche settimana fa, invece, Crispino crede poco. «Non hanno – dice – idea delle grandezze: con tre milioni di euro non vai da nessuna parte». Il commissariamento, infine, lo esclude, «anche se c’è chi spinge in questa direzione per agevolare Alitalia», afferma. È sicuro comunque che «Pulvirenti troverà una soluzione». Sottolinea però che le sue sono considerazioni personali e speranze. La speranza di non ritornare «a prima del 1994 quando c’era il monopolio». «Stanno tentando, in maniera gattopardiana – dice – di far cambiare tutto per far tornare tutto come prima». E a lui, che vede il fallimento di Air Sicilia come «il sacrificio dei primi che apre la strada ai nuovi», tutto questo proprio non va giù.
[Foto di tsuna72]