Secondo uno studio elaborato dagli uffici dell'europarlamentare Ignazio Corrao, sarebbero 28 i cantieri mai partiti. Solo per l'invaso di Caccamo, il Patto per la Sicilia aveva indicato 10 milioni di euro per sistemare l'invaso. «Le somme a disposizione avrebbero consentito di essere tra le regioni con il miglior sistema di approvvigionamento»
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«È paradossale che Palermo si gonfia il petto come Capitale della Cultura, ma per servizi idrici fa concorrenza ad un paese del terzo mondo». Il caustico commento del deputato regionale del M5s Giampiero Trizzino giunge all’indomani dello studio, elaborato dagli uffici dell’europarlamentare Ignazio Corrao sullo stato di avanzamento della spesa dei fondi del patto per il Sud con la Regione Siciliana. Dove viene appurato che sarebbero ben 28 i cantieri per la sistemazione delle dighe siciliane mai partiti. Per una mancata spesa di 40 milioni di euro.
Nel dossier elaborato dal gelese Giuseppe Lo Monaco si segnale che nel 2015 era previsto l’avvio, entro il 2017, di 28 interventi sui bacini siciliani. A sancirli era stato il Patto per la Sicilia – l’accordo firmato dall’ex premier Matteo Renzi e dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta – che avrebbe dovuto rimodernare la Sicilia in tanti campi. Compreso quello asfittico delle dighe siciliane. Solo per Caccamo, relativo all’invaso di Rosamarina che dista tre chilometri dal centro abitato, erano previsti quasi 10 milioni di euro per tre «aperture di cantieri» che non sono mai avvenute.
«Gli invasi sono pieni di detriti e fango – commenta Corrao – perché non hanno mai ricevuto la necessaria manutenzione e quindi per sicurezza, l’acqua in essi contenuta, viene fatta defluire. Morale, con l’acqua in mare, finiscono anche 40 milioni di euro. La situazione è preoccupante non solo dal punto di vista degli effetti attuali, ma anche dal punto di vista del mancato rispetto degli impegni programmati e spacciati puntualmente come risolutivi. Mentre Palermo e la Sicilia rischiano ancora la sete».
Le dighe adesso sono desolatamente vuote. E soprattutto nel Palermitano, in attesa del consiglio dei ministri di venerdì che dovrebbe stabilire lo stato di emergenza e definire la turnazione idrica, si è tornati a invocare le piogge come panacea da tutti i mali. I rovesci che da ieri imperversano in quasi tutta la Regione non possono ovviamente bastare, se non ad alleviare temporaneamente il disagio. L’europarlamentare ne approfitta per fare un amaro punto della situazione.
«La cosa che più fa male in questa vicenda – rifletto Corrao – è che in Sicilia, nel corso degli anni, le risorse a disposizione, se ben spese, ci avrebbero consentito di essere la regione con il miglior sistema idrico del pianeta. Purtroppo però, i siciliani hanno acconsentito di farsi amministrare da chi gli ha sottratto i diritti più elementari come quello all’acqua. Infine, in Sicilia bisogna sempre ricordarsi che nell’acqua è presente un pericoloso residuo fisso mafioso, che gestisce ancora oggi pozzi e partecipa alla costruzione di condutture idriche».