Crisi idrica, a rischio le riserve degli invasi artificiali «Limitare il pompaggio per scongiurare turnazione»

Continuare o smettere di prendere l’acqua, quella rimasta, dagli invasi palermitani? Quali sono le motivazioni del sì al pompaggio dell’acqua e quali le ragioni del no? Tema indiscusso di questo inizio 2018 è la grave crisi idrica che ha colpito la provincia di Palermo. L’allarme ha fatto piombare il capoluogo siciliano dentro un incubo chiamato turnazione dell’acqua. Un giorno sì e due no i palermitani potrebbero ricevere l’acqua nelle proprie case. La risposta ai quesiti proposti può sembrare difficile ma non lo è. Si può essere sostenitori del sì al pompaggio e sostenitori del no al pompaggio allo stesso tempo. Più che di ragioni del pompaggio, bisognerebbe parlare, in realtà, di pompaggio accorto e di sfruttamento di oculato delle risorse idriche. Tesi suffragata anche da Luigi Pasotti, dirigente dell’unità operativa climatologia dell’Osservatorio Acque della Regione siciliana. «Sarebbe saggio porre delle limitazioni al pompaggio – afferma il dirigente – al fine di scongiurare il ritorno ai piani di turnazione».

A impensierire gli addetti ai lavori è la stagione estiva. Le riserve, quelle presenti al momento negli invasi, non bastano ad affrontare la stagione secca, secondo Luigi Pasotti. Gli invasi artificiali sono nati proprio allo scopo di intercettare le ridotte portate dei corsi d’acqua siciliani, per immagazzinarle in aree geologicamente idonee e per sfruttarle soprattutto in condizioni di siccità e di mancanza di piogge. «Gli eventi piovosi dei giorni scorsi hanno allontanato lo spettro di una crisi acuta che rischiava di far precipitare la situazione – continua l’esperto -. Le riserve andavano assottigliandosi sempre di più ma le piogge, arrivate dopo tanti mesi di siccità, hanno fatto arrivare negli invasi afflussi abbastanza consistenti. Sono stati guadagnati un paio di mesi, per quanto riguarda il potabile». La speranza, per Pasotti, è che arrivino altre piogge.

Esiste un limite entro il quale non è consentito il pompaggio degli invasi? «Tutti gli invasi – ha risposto Pasotti – hanno una quota minima di pompaggio che dipende dal posizionamento altimetrico degli impianti di presa. In realtà non esistono limiti fissati dalla legge e, da settimane, il tavolo tecnico sta decidendo sulla nascita di un Osservatorio sugli usi idrici che è presente in tutti i distretti idrografici. In Sicilia non ancora non è stato completato l’iter burocratico per la sua formazione ma di fatto è già operativo. Questo istituto dovrebbe fissare le soglie limite entro le quali fermare il pompaggio. Anche se il meccanismo dei vincoli non è ancora operativo, dovrebbero esistere alcune regole di buon senso che spingano i gestori ad assicurarsi l’approvvigionamento idrico anche in futuro».

La presenza degli invasi artificiali ha modificato drasticamente la morfologia del territorio e le vite umane, basti pensare alle regie trazzere e gli antichi ponti oggi sommersi dalle acque, che sono venuti a giorno ora che i livelli delle acque si sono drasticamente abbassati. Si pensi poi al clima che è stato modificato dalla presenza dei laghi o agli ecosistemi che hanno mutato drasticamente le proprie caratteristiche. Con gli ambienti che, da montani, si sono trasformati in ambienti lacustri. Anche le economie dei territori sono mutate nel tempo. Oggi i laghi sono meta per turisti, sportivi, campeggiatori, pescatori. Nei laghi c’è chi alleva fauna ittica e c’è chi attorno agli argini ha creato agriturismi, ristoranti, aree attrezzate. I laghi artificiali oggi sono parte integrante dei nostri territori e come tali devono essere non solo tutelati e protetti ma anche ancor di più valorizzati. Ad oggi però sembra si sia andati verso la direzione opposta. 

Basti pensare che al 31 dicembre 2016 i quattro invasi artificiali del Palermitano contenevano rispettivamente 19 milioni di metri cubi di acqua il Poma, 9,5 milioni Piana degli Albanesi, 29 milioni Rosamarina, 382 mila metri lo Scansano. Solo nel corso di un tavolo tecnico che si è insediato nel 2017, è stata decisa una rimodulazione, in riduzione, dei prelievi degli invasi per la fornitura di acqua potabile a Palermo e ai comuni della fascia costiera e sono stati eseguiti dall’Amap alcuni interventi per lo sfruttamento i fonti idriche integrative. Palermo e i comuni costieri sfruttano oggi quasi 3 mila litri al secondo di acqua degli invasi per l’alimentazione del sistema. A distanza di un anno le quantità di acqua presenti negli invasi lasciava già intravedere alcuni segnali di crisi. Il Poma immagazzinava solo 4 milioni di metri cubi di acqua, Piana degli Albanesi 2,6 milioni, il Rosamarina 13 milioni. Lo Scansano, il fratello minore, invece aveva più acqua rispetto al 2016, contenendo 888 mila metri cubi di acqua.

La grave crisi idrica, che ha anche fatto scattare piani di turnazione nel capoluogo palermitano è stata causata da scarsissime precipitazioni nel mese di novembre, assenti a dicembre e gennaio 2018. Le piogge delle ultime settimane non hanno generato afflussi significativi nei serbatoi artificiali. Nel corso della prosecuzione del tavolo tecnico è stata evidenziata la necessità di ridurre i prelievi di almeno il 15 percento delle portata che alimenta il sistema per ottimizzare le risorse idriche rimaste per il maggior tempo possibile. L’Amap ha però manifestato il proprio parere contrario ad effettuare una riduzione dei prelievi che comporterebbero, come dichiarato, l’inevitabile ricorso ad una turnazione. La turnazione per il gestore idrico sarebbe stata indetta solo dopo la dichiarazione dello stato di emergenza idrica, dichiarazione poi firmata dal presidente del Consiglio.

Nel corso dell’ultima riunione del tavolo tecnico, tenuta lo scorso 25 gennaio, il gestore del sistema idrico palermitano ha comunicato che dagli invasi al momento sono prelevati quantitativi di acqua pari a 1.770 litri al secondo (pari a 152.980 mc/giorno). L’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico della Sicilia ha riconosciuto intanto uno «stato di severità idrica alta», facendo emergere l’opportunità di procedere alla riduzione dei prelievi dagli invasi per fronteggiare la crisi idrica. Con l’attuale regime di prelievi si prevede che i serbatoi potrebbero esaurirsi nel mese di marzo. Per questo motivo il Dipartimento regionale dell’acqua e di rifiuti ha diffidato l’ATI di Palermo e l’Amap ad operare sin da subito per la riduzione dei prelievi in corso.


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