Una nota ufficiale è stata inviata ieri dall'Unione sindacale italiana ai commissari giudiziali che gestiscono l'azienda del gruppo Pulvirenti. «Non possiamo più pagare le bollette», spiega a MeridioNews il sindacalista Alberto Longo
Crisi Fortè, annunciato stato d’agitazione dei lavoratori «Dieci mesi senza stipendi. Merce con scadenze brevi»
Il momento nero dei supermercati Fortè non conosce battute d’arresto. Nonostante l’amministrazione straordinaria con la nomina di tre commissari giudiziali, risalente al 9 gennaio scorso, all’orizzonte spunta la dichiarazione dello stato d’agitazione dei lavoratori con preavviso di sciopero. A formulare il tutto, con una pec inviata ieri, è l’Unione sindacale italiana.
Su Meridi, società che controlla i 65 punti vendita sparsi per tutta la Sicilia – a eccezione della provincia di Messina – pesano debiti per oltre 90 milioni di euro e un dissesto sul quale stanno indagando i magistrati della procura di Catania. Il sospettato numero uno è l’ex proprietario e attuale patron del Calcio Catania Nino Pulvirenti. Prima di entrare in crisi, la società rappresentava la principale fonte di sostentamento per la galassia dell’ex presidente.
Dopo la nomina dei commissari, una boccata d’ossigeno sembrava essere arrivata grazie a un accordo di somministrazione con la società della grande distribuzione Sodisi di Carini, in provincia di Palermo. Un contratto mirato per riuscire a rilanciare le forniture negli scaffali dei supermercati rimasti vuoti e che prevede un fornitore unico: dallo zucchero alle uova e ai salumi. A mancare però, ormai da luglio 2019, sono sempre gli stipendi. Nei supermercati l’attività dei circa 400 addetti è ricominciata il 13 aprile, con il punto vendita di corso Tukoli a Palermo. «L’ultimo stipendio, versato per intero, risale a giugno dello scorso anno – spiega a MeridioNews Alberto Longo, lavoratore e sindacalista dell’Usi – A dicembre abbiamo ricevuto un acconto di 600 euro per luglio 2019».
Il 14 maggio ai lavoratori sarebbe arrivata una nuova comunicazione dei commissari. «Si doveva passare da 132 ore settimanali a 138 ma sempre senza stipendi», incalza Longo. Tra sindacati e vertici aziendali non ci sarebbe stata nessuna interlocuzione, arrivando così all’annuncio di ieri sullo stato d’agitazione. «Non possiamo più pagare bollette e dare da mangiare ai bambini». L’unica via d’uscita per sbloccare l’impasse, almeno per il momento, sembrerebbe il pagamento degli stipendi. E a non cambiare le carte in tavola non ha contributo nemmeno il via libera alla cassa integrazione, annunciato a fine aprile.
A tutto questo si aggiungono dei problemi che starebbero emergendo con le forniture di alcuni prodotti alimentari. In alcuni dei supermercati, come dimostrano le foto, sta arrivando merce con scadenze troppo brevi e, in alcuni casi, anche prodotti che sarebbero già andati a male. Il nodo riguarderebbe il tempo massimo di conservazione dei prodotti. «Le uova hanno un tmc di 28 giorni, a noi sono arrivate l’11 maggio e avevano scadenza 14 maggio», prosegue Longo. Adesso non è chiaro cosa ne sarà di questa merce. «La verità è che siamo stati lasciati da soli», conclude il sindacalista.