Su bastacasta unimpressionante descrizione dei danni provocati dai governi berlusconi e monti. E, per concludere, i danni che sta provocando e continuera a provocare il governo letta-alfano
Crisi economica: tutti i numeri del disastro italiano. Pronto un ‘regalo’ da 17 miliardi di euro alle banche
SU BASTACASTA UNIMPRESSIONANTE DESCRIZIONE DEI DANNI PROVOCATI DAI GOVERNI BERLUSCONI E MONTI. E, PER CONCLUDERE, I DANNI CHE STA PROVOCANDO E CONTINUERA A PROVOCARE IL GOVERNO LETTA-ALFANO
Ci è capitato d’incontrare un servizio di Bastacasta per allietarci sulla crisi e la relativa recessione in cui versa l’Italia. E se non si trattasse di dati tragici ci sarebbe da compiacersi della grande capacità con la quale il nostro establishement politico, economico e finanziario dimostra di conseguire risultati sempre più negativi anno dopo anno.
Roba da avere riconosciuto, per grande ed assiduo merito, l’attribuzione della maglia nera della politica e dell’economia. E questo riconoscimento va assegnato senza se e senza ma agli ultimi personaggi che hanno governato in nostro Paese negli ultimi cinque-sei anni: Berlusconi, Monti e Letta. Il primo per investitura popolare, gli altri per riconosciuti meriti da parte del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Vediamoli da vicino questi dati e in coda questi personaggi.
I dati economici non li riportiamo tutti perché la tragedia sarebbe totale. Ci soffermiamo sui principali e più significativi
La disoccupazione ha raggiunto il 12 per cento, quella giovanile, età compresa tra 15 e 24 anni, è a quota 39,1 per cento, i Neet, cioè quei giovani sotto i 30 anni che non studiano, non si qualificano e non lavorano, in pratica non fanno nulla e che rappresentano, unitamente a gran parte della generazione precedente una generazione a perdere, sono il 2 per cento.
Il Pil, il Prodotto complessivo nazionale, rispetto al 2012 è in calo del 2 per cento (dati Eurostat) e nel primo trimestre aveva fatto registrare il meno 0,6 al quale si aggiunge il calo dello 0,2 per cento del secondo trimestre.
Il potere d’acquisto è diminuito del 2,4 per cento, la produzione industriale ha perduto 17,8 per canto negli ultimi 10 anni, di questi la perdita secca di 12 punti si è verificata nel periodo della crisi finanziaria che, com’è ovvio, ha avuto pesanti ricadute sull’economia produttiva. Infatti, il credito alle imprese ha fatto registrare il calo netto del 5 per cento, per la ragione che le banche lucrano a sufficienza nell’acquisto di titoli di Stato che assicurano loro senza alcun rischio e senza fatica rendimenti di almeno il 4 per cento, atteso che il denaro lo comprano presso la Banca centrale europea (Bce) al costo di qualche centesimo.
Essendo queste le condizioni praticate in Europa non c’è ragione di correre rischi di mercato dando soldi alle famiglie per i consumi e alle imprese per gli investimenti.
Concludiamo questa breve rassegna di numeri con riferimento al debito pubblico e alla Cassa integrazione guadagni. Dall’inizio della crisi il montante complessivo speso per la Cassa integrazione e per indennità di disoccupazione è di ben 80 miliardi di euro. Da gennaio a giugno di quest’anno è stato speso oltre mezzo miliardo di euro.
Il debito pubblico ha raggiunto i 2075,7 miliardi di euro che superano il 130 per cento del Prodotto nazionale lordo, il quale già per suo conto fa registrare i cali che abbiamo visto in precedenza.
In questo modo la rendita finanziaria ha le spalle coperte e può tranquillamente gozzovigliare.
Per ragioni di elementare decenza ci fermiamo qui con la lettura dei numeri della decadenza del nostro Paese. Ma non possiamo esimerci da qualche semplice valutazione dei fatti. E questi attengono alla pochezza della classe dirigente del Paese, alla sudditanza che essa dimostra verso le potenze straniere e alla miopia della visione del sistema globale delle forze intermedie.
Vogliamo esaminarle le figure che ci hanno governato negli ultimi cinque o sei anni. Il primo è Silvio Berlusconi, un grande imprenditore milanese – e già questo la dice lunga sul personaggio – che a suo dire si è fatto da sé. Il secondo è il magnifico rettore dell’università Bocconi di Milano – idem discorso fatto per inciso sul primo ‘talento’ ricordato – prestigioso ateneo specializzato in economia, membro autorevole della classe dirigente di questo Paese, tanto da ottenere da parte del Capo dello Stato la nomina a senatore a vita per le grandi benemerenze apportate all’Italia, con i risultati che abbiamo patito e che continuiamo a pagare.
In questo caso non è da annotare marginalmente che il professore Mario Monti è membro qualificato del Club Bilderberg e questo fatto, in sé legittimo, rivela, però, quali interessi sono da privilegiare nella cultura e nell’azione politica del Nostro.
Infine, Enrico Letta, vice segretario del partito senza identità, che non è nemmeno il caso di nominare, orientato verso tutto ciò che è contrario sia alla sovranità nazionale e sia alle conquiste che il popolo italiano ha realizzato nei decenni precedenti e magari da estendere a chi non le ha; sostenitore della competitività nazionale, non per realizzare un avanzamento rispetto alle condizioni esistenti, ma con il tenace perseguimento delle condizioni di cui sono portatori i Paesi emergenti o quelli in via di sviluppo.
Per fare un solo esempio: nella sua legge di stabilità sono confermati gli stanziamenti per l’acquisto degli aerei F35, imposto dagli Stati Uniti, nonché lo stanziamento di circa 17 miliardi di euro da regalare alle banche, ma nel contempo negare l’adeguamento dei redditi da pensione al maggior costo della vita, proseguendo nella stessa iniqua misura adottata già per due anni dal suo illustre predecessore Mario Monti.
In conclusione, siamo messi decisamente male. E non è una questione di mercato globalizzato o meno. E’ piuttosto di presenza nel nostro Paese di una classe dirigente incapace e sostanzialmente suddita sia dei propri interessi che di quelli delle grandi potenze. Non è un caso che pur con le pezze al c.. compriamo gli aerei americani. Ce l’hanno imposto e noi da pecoroni li paghiamo, anche se non servono all’Italia perché non vediamo alcun pericolo incombente sul nostro Paese ma servono a garantire l’efficienza delle nostre forze armate nel caso che gli Stati Uniti ci chiedessero di intervenire a sostegno della loro strategia guerrafondaia.
In quel caso dovremmo esser all’altezza e quindi in possesso degli armamenti di ultima generazione. E il Muos è uno di questi accorgimenti tecnologici di guerra. Poi se i poveri in Italia crescono a dismisura, pazienza!
Finché non troveremo il modo di liberarci da questa condizione e di individuare una nuova classe dirigente dovremo purtroppo continuare a subire, per questa ragione non condividiamo la scelta dell’astensionismo da parte crescente dell’elettorato e semmai lo invitiamo a scelte alternative.
Foto di prima pagina tratta da webeconomia.it