Crisi abitativa a Palermo: dai malati oncologici alle donne vittime di violenza, storie e appelli alle istituzioni

Una donna vittima di violenza con una bambina disabile di sei anni, una famiglia con difficoltà economiche e un bambino autistico di cinque anni, una donna di 56 anni malata di cancro, una famiglia – con un minore e un anziano – costretta a dormire in auto per dieci giorni: sono queste le storie che nascono dall’atavica emergenza abitativa a Palermo, aggravata dalle recenti scelte politiche nazionali che impongono di applicare il pugno di ferro con sgomberi e sfratti. Ma dietro queste storie, spesso, ci sono persone con pesanti difficoltà, e questo è un elemento che non può non essere tenuto in considerazione dagli amministratori nazionali, quanto da quelli locali. In questi casi, infatti, potrebbero applicarsi i caratteri di urgenza, in modo tale da consentire a queste persone di ritrovare una serenità, che consenta loro di ricostruirsi una vita, anche economica e professionale.

«Ho 37 anni e due anni fa ho cominciato ad avere dei problemi economici, dovuti anche alla separazione dal mio ex marito che mi maltrattava», racconta Laura (nome di fantasia) a MeridioNews. La bambina oggi ha sei anni ed è nata prematuramente a causa della violenze fisiche subite dalla madre durante la gravidanza. Tutto ciò ha comportato una invalidità della piccola, che deve essere sottoposta e continui controlli. «A questo punto ho aperto gli occhi – dice la donna – ho deciso di lasciarlo e presentato le denunce. Lui è attualmente in giudizio per maltrattamenti, stalking e lesioni. Tutto quello che dico è comprovato da documentazioni mediche, delle forze dell’ordine e del centro antiviolenza – precisa Laura – Eppure il Comune dice che non può aiutarmi con la casa fino a quando non ci sarà una sentenza di condanna definitiva nei confronti del mio ex marito».

L’accertamento da parte del Comune di Palermo dello status di vittima di violenza consentirebbe, infatti, a Laura di poter accelerare le pratiche per ottenere una casa popolare, ma nella documentazione inerente al caso i dirigenti dell’assessorato riconoscono la grave situazione familiare soltanto a fasi alterne. «Giorno 26 giugno avrò lo sfratto esecutivo e non ho alcun posto in cui andare. Lo Stato dovrebbe aiutarmi in questa situazione, non capisco perché sono stata abbandonata dalle istituzioni», conclude amaramente Laura. Per cercare di avere delle risposte certe e a breve termine, le famiglie e il sindacalista di Asida12 luglio Tony Pellicane, hanno deciso di radunarsi al dipartimento per l’Emergenza abitativa, per discutere con l’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli, che però non era presente, ma ha dato appuntamento alle famiglie per questa mattina.

«Io sono in graduatoria da 13 anni per ottenere un alloggio popolare, ma ancora io e mio marito aspettiamo, nonostante abbiamo un bambino autistico di cinque anni con iperattività grave», racconta Francesca (nome di fantasia), che al momento abita a casa di un nipote. «Il bambino sta vivendo malissimo questa situazione, perché ha bisogno dei suoi spazi, della sua privacy e di serenità – riferisce ancora Francesca – Anche la maestra ci ha comunicato che la condizione del bambino si sta evolvendo negativamente a causa della nostra precaria situazione abitativa. Noi facciamo di tutto per lui – aggiunge la donna – paghiamo 280 euro al mese per il centro clinico Adhd, gli facciamo fare tutti i controlli del caso e gli diamo le terapie che ci prescrivono. Ma il bambino ha bisogno di tranquillità nella sua vita quotidiana per poter stare meglio».

Ciò che lamentano i sindacalisti è proprio il ricorso agli strumenti di ordinaria amministrazione, nonostante ci siano dei casi che andrebbero trattati in regime di emergenza. «Ci sono famiglie che hanno bisogno di risposte che non arrivano o sono inaccettabili – dichiara al nostro giornale il sindacalista Tony Pellicane – perché non si può accettare che un nucleo familiare venga smembrato perché non c’è una soluzione abitativa, non si può accettare che una donna sola debba essere costretta a dormire in macchina, affrontando situazioni di pericolosità – continua – Riconosciamo all’assessore Ferrandelli che sicuramente ci sta mettendo un impegno che si distingue rispetto a tutto quello che è stato il passato, però – conclude Pellicane – vorremmo che si mettessero in atto tutti quegli strumenti per poter dare risposte urgenti».


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