Un vero «terremoto» per il settore dato che molti alberghi vantano crediti consistenti nei confronti del tour operator. Farruggio: «Chiederemo con forza al governo una presa di posizione forte per garantire le nostre imprese»
Crack Thomas Cook, caos anche per hotel a Palermo Federalberghi: «Danni per decine di migliaia di euro»
«Thomas Cook rappresenta uno degli operatori di punta anche per il mercato palermitano. È chiaro che questa vicenda ha destabilizzato il soggiorno dei turisti. Ma coinvolge anche decine di alberghi che vantano crediti nei confronti del tour operator per decine di migliaia di euro. In questa stagione, infatti, soltanto nel Palermitano stimiamo un giro di circa 100mila presenze». Con un effetto domino il fallimento di Thomas Cook, il colosso britannico dei tour operator con 178 anni di storia, si è abbattuto anche nell’Isola come uno tsunami. Dopo che il governo britannico si è rifiutato di partecipare a un salvataggio pubblico, è arrivato l’annuncio ufficiale che ha lasciato nel panico migliaia di turisti bloccati, anche nell’Isola, senza il volo di rientro. Un’emergenza subito fronteggiata dal governo inglese che ha annunciato di voler coprire i costi del rimpatrio dei clienti, anche se con pochissimi casi in Sicilia.
Ma sono ancora da quantificare, invece, le conseguenze per il comparto, come ha sottolineato il presidente di Federalberghi Palermo Nicola Farruggio. Secondo le prime stime, i danni provocati dal fallimento di Thomas Cook potrebbero essere stimati in circa 100 milioni di euro soltanto nella regione. Così l’associazione che rappresenta il sistema ricettivo in Italia si è subito attivata per chiedere al governo italiano di intervenire con urgenza presso le autorità inglesi e degli altri paesi in cui operano le altre società del gruppo di Thomas Cook, per tutelare la posizione delle imprese italiane. Federalberghi, inoltre, ha immediatamente contattato Hotrec, l’organizzazione europea degli albergatori, e le consorelle degli altri Paesi, per organizzare il confronto con il liquidatore e coordinare l’azione legale che si renderà probabilmente necessaria presso i tribunali inglesi. I tempi saranno lunghi e l’esito a dir poco incerto, e nel frattempo molte aziende italiane patiranno le gravi conseguenze di quanto accaduto.
È chiaro che come Federalberghi stiamo cercando di dare assistenza ai turisti Thomas Cook che sono attualmente presenti negli hotel e resort e si tratta di un numero non indifferente – assicura Farruggio -. Ad esempio Cefalù ospita ogni anno centinaia di clienti che hanno acquistato pacchetti dal tour operator inglese, e stimiamo almeno 25mila presenze. Ovviamente è una vicenda che ci lascia attoniti, il presidente nazionale (Bernabò Bocca ndr) ha parlato di tsunami ma anche in Sicilia possiamo parlare di un terremoto turistico». Le presenze nell’Isola sono notevoli, da Marina di Ragusa all’Acacia resort di Campofelice di Roccella. Agli associati è stata così inviata una circolare per garantire da un lato gli ospiti ma, dall’altro, tutelare le strutture ricettive.
«L’obiettivo è intentare un’azione comune per cercare di recuperare le somme che Thomas Cook aveva maturato e che probabilmente non riuscirà a garantire: il saldo avveniva mediamente a circa 60-90 giorni. Attendiamo a breve l’esito di una ricognizione interna ma tenuto conto del volume di affari che Thomas Cook produce, se lo rapportiamo al mercato siciliano nella sola stagione estiva ci riferiamo a circa 500mila presenze». E grosse perdite si preannunciano anche in prospettiva per gli anni successivi avverte Farruggio: «Gli esiti di questo processo saranno evidenti solo nei prossimi mesi. Perché dopo il fallimento di Thomas Cook, non so quali operatori potranno raccogliere il suo testimone. Temo – conclude – che anche per la prossima stagione estiva ci saranno delle conseguenze per il mercato siciliano».