Il 30 ottobre 2009 avveniva lo sgombero violento del Cpo Experia dai locali di via Plebiscito a Catania. Il caso, però, è ancora aperto sia sotto il versante giudiziario sia su quello dell'assegnazione dei locali. Intanto gli ex occupanti continuano la loro lotta politica all'Antico Corso
Cpo Experia, due anni dopo In attesa di fondi e giustizia
Dall’alba dell’Experia sono passati due anni, ieri. Il violento sgombero che ha causato la chiusura del centro popolare occupato da 17 anni è diventato ormai storia cittadina. Un capitolo che si è aperto intorno alle cinque del mattino del 30 ottobre 2009, quando le forze dell’ordine in assetto antisommossa hanno cacciato gli occupanti dell’ex Casa del Balilla di via Plebiscito 782. Ferendone alcuni.
«Un uso contenuto e di brevissima durata degli sfollagenti», secondo la procura etnea, che aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo a carico degli agenti della polizia di Stato. Fascicolo aperto a seguito della denuncia dell’avvocato Marco Rapisarda, colpito alla testa mentre si trovava tra i manifestanti. Ma tra gli atti allegati non c’erano i filmati amatoriali dello sgombero caricati su YouTube, né le riprese dell’emittente televisiva Telecolor. «La visione dei filmati è inutile», aveva dichiarato il procuratore Enzo Serpotta, firmatario assieme al collega Giuseppe Toscano della richiesta di archiviazione. Sei mesi dopo, però, il procuratore Carmelo Zuccaro aveva fatto marcia indietro rispetto a questa posizione, e aveva chiesto l’acquisizione dei video. Era maggio 2011, e da lì a poco si attendeva la decisione del giudice Alfredo Gari, che avrebbe dovuto visionare i filmati per decidere se continuare le indagini oppure no. Ma ad oggi il gip non si è ancora espresso.
Il versante giudiziario, però, è solo una delle due incompiute che riguardano la chiusura del Cpo Experia: l’altra è quella sulla destinazione degli spazi liberati dagli occupanti. L’allora soprintendente ai Beni culturali Gesualdo Campo era stato chiarissimo: «C’è una legge che prevede che i locali dell’Experia vadano all’Ersu, che l’Ersu li voglia oppure no». E si era spinto oltre, sostenendo di voler appaltare e consegnare «i lavori di ristrutturazione dell’immobile, per 500mila euro, entro la fine del 2010». Eppure, di questi lavori non ancora iniziati l’Ersu non sapeva che farsene: «Verso la fine del 1999 avevamo abbandonato ogni pensiero sull’Experia», aveva affermato Nunzio Rapisarda, all’epoca direttore dell’Ersu, all’indomani dello sgombero. Campo, che da soprintendente per il Comune di Catania è stato promosso a dirigente dell’Assessorato ai beni culturali della Regione Sicilia, ha lasciato il posto a Venera Greco. La nuova soprintendente a maggio 2011 si era allineata con il suo predecessore e aveva ribadito l’obbligatorietà di assegnare i beni, ormai in stato d’abbandono, all’Ersu: «Affinché quei locali siano messi in condizione d’essere usati, sono necessari i fondi della Regione».
In due anni, gli ex occupanti hanno continuato le loro manifestazioni pacifiche all’interno del quartiere Antico corso. E non hanno mai smesso di reclamare un posto dove svolgere le loro attività di doposcuola per i bambini e palestra sociale. I loro tour attraverso gli immobili dismessi nella zona li hanno portati a occupare prima il Bastione degli infetti, poi l’ex cinema Minerva, quindi il giardino della chiesa di via Idria, per finire con la palestra comunale di ginnastica di via Verginelle.
Intanto, però, il portone rosso della storica sede del Cpo Experia rimane chiuso.
[Foto di Giovanni Battaglia tratta da Sette giorni da reporter per Catania]