Covid e migranti, la politica regionale litiga ma unita Da Razza a M5s, gli occhi su chi arriva coi gommoni

«Nessuno la vuole buttare in politica, ma…» La premessa di Ruggero Razza lascia il tempo che trova. Come spesso capita quando il tono assertivo va a sbattere contro la congiunzione avversativa. L’assessore regionale alla Salute ha parlato ieri sera in diretta Facebook dall’aeroporto, in attesa di partire verso Palermo dopo essere stato a Rimini con Nello Musumeci per partecipare al meeting di Comunione e Liberazione. Al centro del messaggio di Razza c’è stato, ancora una volta, la questione degli sbarchi dei migranti. Un tema che in questi anni, a tutte le latitudini geografiche e politiche, ha attirato attorno a sé tanti ma. Necessari ad assecondare gli umori di larghe sacche di elettorato, in un’epoca in cui i cittadini non svestono mai – nonostante le altissime percentuali di astensionismo – le vesti di potenziali votanti

Così è stato anche ieri. Al centro dell’attenzione ci sono sempre i timori di una possibile diffusione del Covid-19 tramite i migranti. Paura che ha spinto la giunta Musumeci a chiedere e ottenere l’affitto da parte del governo nazionale di navi dove fare trascorrere quello che per chi vive in Sicilia e non è sicuro di essere positivo viene chiamato isolamento fiduciario, ma che per i migranti è a priori una quarantena. Scelte lessicali a parte, passate le due settimane a bordo della nave, lo sbarco deve comunque avvenire. O meglio, dovrebbe. Ieri, infatti, la sindaca di Augusta Cettina Di Pietro – cinquestelle a caccia nei prossimi mesi della riconferma – ha firmato un’ordinanza che vietava ai migranti di mettere piede a terra. «In questo delicato frangente di pandemia e in assenza di indicazioni certe da parte del governo regionale che, al di là della ordinanza del 9 agosto, non ha adottato misure idonee a tutelare il territorio, a tutela della salute dei miei concittadini ho disposto il divieto assoluto di sbarco». 

Qualcosa di simile era stato fatto prima dal sindaco di Trapani Giacomo Tranchida (Pd), città da cui la nave quarantena è partita in direzione di Augusta. «Si ha l’impressione che il governo, da un lato incapace di rimettere i voli della partecipata Alitalia a Birgi, provi a rimediare per risollevare le sorti della destinazione turistica trapanese con i migranti», ha detto il primo cittadino, riproponendo quel parallelismo tra chi arriva sui gommoni e chi invece con valigie e carte di credito che per molti medici dovrebbe far preoccupare soprattutto per i secondi. In quanto, a eccezione di alcuni casi, non sono tenuti a effettuare tamponi potendo girare liberamente tra locali e spiagge. 

A rispondere ai sindaci, specialmente a Di Pietro, è stato Razza. Che, dal canto suo, ha però inoltrato al governo nazionale ogni accusa di sottovalutazione del pericolo migranti. «Il numero più importante di positivi riguarda i migranti – ha commentato l’assessore, con la mascherina penzolante da un orecchio -. La Regione da sempre ha chiesto attenzione, il presidente Musumeci ha emanato per primo un’ordinanza con protocollo sanitario dedicato. Ecco perché fa male leggere che continuano ad arrivare a centinaia». Il braccio destro di Musumeci e numero due del movimento politico Diventerà Bellissima, nonché tra i principali sostenitori dell’idea di federarsi con la Lega, ha rivendicato come un successo del governo regionale «se nella tendopoli di Vizzini non c’è nessuno». 

Da Razza poi l’attacco diretto alla sindaca di Augusta, con un affondo che sa di musica alle orecchie di Salvini. «Inutile che pensi di polemizzare con la Regione, ti permetti di dire che il governo non si sta occupando della situazione e fai parte di un partito che al governo nazionale sta trasformando la Sicilia in un campo profughi». A sua volta Cettina Di Pietro è intervenuta nuovamente in serata con un post che ha fatto seguito a un incontro con il prefetto di Siracusa. «A bordo della nave si stanno già effettuando i tamponi, a seguito del risultato dei quali – ha detto la sindaca di Augusta – saranno autorizzati al trasbordo, con mezzi disposti dalla prefettura, solo i migranti risultati negativi al tampone. Detti mezzi porteranno i migranti alle destinazioni stabilite, tutte fuori dalla provincia di Siracusa. Ultimate le operazioni – ha concluso la prima cittadina – la nave ripartirà immediatamente». 

A dare man forte a Di Pietro, in mattinata, è arrivata una nota del capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars Giorgio Pasqua. «L’assessore usa impropriamente la sua carica istituzionale per fare politica di bassa lega. Cettina Di Pietro, essendo il massimo responsabile per la salute pubblica e per la sicurezza dei suoi cittadini, ha pensato giustamente di voler chiudere il porto all’ennesimo sbarco». La disputa tra governo e cinquestelle ha la particolarità di muoversi su binari che sembrano paralleli. A parlare di porti e dell’esigenza di chiuderli è stato ieri anche Musumeci. «A Lampedusa sono stati individuati 38 nuovi migranti positivi al Covid. Sinceramente non comprendiamo l’atteggiamento del governo centrale che, oltre a non chiudere i porti siciliani, a più di due mesi dalla richiesta non si è pronunciato sullo stato di emergenza per quell’isoletta», ha detto il presidente della Regione. Anche se, in merito all’apertura o chiusura dei porti, da mesi gli sbarchi avvengono in maniera autonoma o dopo salvataggi da parte delle autorità italiane. 

L’unica voce fuori dal coro in queste ore è quella di Giovanni Di Caro. Il deputato cinquestelle di Favara, con una nota a commento dell’incendio della barca simbolo dell’accoglienza andata a fuoco nella notte, ha criticato chi in maniera strumentale associa gli sbarchi alla diffusione del Covid. Parole che a primo acchito si sarebbero dette essere rivolte soltanto a Musumeci e Razza, ma che chi lo conosce bene sostiene siano un messaggio ai colleghi di partito: a partire proprio dalla sindaca di Augusta Cettina Di Pietro e di quella di Porto Empedocle, Ida Carmina, anche lei nelle settimane scorse protagonista di prese di posizioni sulla stessa lunghezza d’onda.


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