Orazio Savà, la moglie Rocca Vantelli e il loro figlio 50enne Marco sono deceduti per le complicazioni seguire alla positività al virus. Il primo cittadino Lucio Greco invita la popolazione a restare unita e solidale
Covid, a Gela intera famiglia muore in dieci giorni Sindaco: «Siamo attoniti, è una fase drammatica»
Una intera famiglia – padre, madre e figlio – sterminata dal Covid. Un intero nucleo familiare di Gela cancellato in appena dieci giorni. Prima la morte della madre di 72 anni, Rocca Vantelli, poi quella del figlio di 50, Marco Savà, entrambi ricoverati nel Sant’Elia di Caltanissetta e deceduti a distanza di poco tempo. Ieri invece è toccato al padre di 80 anni, Orazio Savà, già affetto da diverse patologie, che è deceduto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento.
Orazio e Rocca vivevano nel loro appartamento di Settefarine, il quartiere alla periferia nord di Gela. Marco abitava insieme a loro e si occupava del papà che da anni era affetto da diverse patologie invalidanti. Proprio l’anziano pensionato era stato il primo a risultare positivo al virus, all’inizio con sintomi leggeri tanto da essere stato posto inizialmente in isolamento domiciliare.
Pochi giorni dopo i sintomi erano arrivati anche per Marco e la mamma. Il tampone successivo aveva confermato la loro positività al nuovo coronavirus. Entrambi hanno iniziato a non stare, e le condizioni di salute sono state tali da richiedere il ricovero in ospedale. Per Rocca il quadro clinico si era subito complicato. La donna è stata immediatamente trasferita nell’Unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale nisseno, diretta dal dottor Giancarlo Foresta, dove è stata intubata. Pochi giorni dopo l’ha raggiunta anche Marco, anche per lui si è resa necessaria l’intubazione. Troppo grave la polmonite interstiziale che aveva colpito entrambi i polmoni. Mamma e figlio hanno passato gli ultimi giorni della loro vita, sdraiati in un letto l’uno accanto all’altra, ad appena pochi metri di distanza senza saperlo. Sono morti senza più risvegliarsi dal coma indotto a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra. Il 31 ottobre si è spenta la pensionata, il 4 novembre il figlio.
Ma il virus non ha smesso di accanirsi sulla famiglia Savà. Proprio mentre Marco moriva al Sant’Elia, le condizioni dell’anziano genitore si sono aggravate ulteriormente. L’uomo è stato trasportato d’urgenza presso la terapia intensiva del San Giovanni Di Dio di Agrigento dove è deceduto martedì. «Siamo sgomenti di fronte all’immane tragedia che ha colpito una famiglia della nostra città, letteralmente spazzata via dal Covid – ha dichiarato ieri il sindaco di Gela Lucio Greco – Fino alla fine, tutti abbiamo sperato che almeno il padre, ricoverato al San Giovanni Di Dio di Agrigento, si potesse salvare e potesse tornare a casa dai suoi cari, ma così non è stato e la notizia del suo decesso, giunta nelle ultime ore, ci lascia attoniti, addolorati».
«Questo è il momento del dolore e del silenzio, ma voglio esprimere tutto il mio cordoglio per l’infelice sorte di questo nucleo familiare – ha proseguito il primo cittadino – Stiamo vivendo davvero una fase drammatica, e ora più che mai dobbiamo restare uniti, compatti, solidali. Dobbiamo essere comunità». L’ex ministra della Salute Giulia Grillo, ieri, ha invocato l’invio di ispettori per verificare se ci siano state omissioni nelle cure somministrate. Intanto, nella casa di Settefarine rimane solo il silenzio e le tapparelle abbassate. Della famiglia Savà restano solo i manifesti funebri accanto al portone di casa.