Processare Cateno De Luca per vilipendio. Questa la richiesta che la procura di Messina ha presentato al ministero della Giustizia. Il sindaco del capoluogo peloritano potrebbe andare alla sbarra per rispondere di quanto detto il 23 marzo, in occasione della simbolica occupazione del porto di Messina.
Erano i giorni in cui al centro dell’attenzione c’erano i rientri dei siciliani dal Nord. Una scelta che ha riguardato migliaia di persone e che da molti è stata giudicata irresponsabile per i rischi di contribuire a diffondere il virus che causa il Covid-19. In quell’occasione, De Luca aveva attaccato il Viminale per non avere controllato a dovere i flussi verso la Sicilia. Un’accusa mossa, seppure con toni diversi, anche dal presidente della Regione Nello Musumeci che, in quel caso, invocò il presidio degli imbarcaderi da parte delle forze di polizia. Richiesta che da lì a poco sarebbe stata accolta e che ha portato al fermo di oltre un centinaio di persone, rimaste bloccate a Villa San Giovanni per oltre 36 ore.
«Invito il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ad autorizzare la procura a procedere nei miei confronti. Questo è un processo che desidero affrontare, in considerazione di ciò che definisco un crimine di Stato – rilancia il primo cittadino messinese – A supporto di tali affermazioni, in tribunale porteremo tutta la documentazione, per dimostrare che ciò con cui dobbiamo fare i conti, non è solo contro il coronavirus, ma anche le nefaste conseguenze della malaburocrazia e – conclude De Luca – della politica dei principianti allo sbaraglio».
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