Costanzo, da «esempio di legalità» ai domiciliari Due volti del costruttore che Bianco volle in giunta

Imprenditore che finisce i lavori in anticipo. Già giovane assessore in una precedente giunta Bianco. Esempio di legalità. Ma anche imputato – poi assolto – per uno dei mai costruiti parcheggi etnei e socio di Santo Campione, ex braccio destro del cavaliere del lavoro Mario Rendo definito dal giornalista Giuseppe Fava uno «dei quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa». Si tratteggia tra luci mediatiche e ombre dei corridoi delle procure la figura di Mimmo Costanzo, classe 1962, catanese. Titolare di Cogip spa e co-fondatore di Tecnis spa insieme a Concetto Bosco Lo Giudice, da oggi entrambi agli arresti domiciliari su mandato della procura di Roma. Che li ha identificati, anche tramite alcune intercettazioni, come «gli autori degli episodi di corruzione» di alcuni funzionari e dirigenti Anas.

Mimmo Costanzo muove i primi passi nell’azienda di famiglia. Nel 1993, trentenne e già presidente dei giovani di Confindustria Sicilia, diventa assessore allo Sviluppo economico nella giunta dell’allora – e oggi – sindaco Enzo Bianco. L’anno dopo fonda la Cogip spa, che oggi detiene la metà delle quote di Tecnis spa. Un rapporto, quello con Catania, rimasto sempre vivo. Non solo per l’interessamento dello stesso primo cittadino nell’erogazione del pagamento a Tecnis – otto milioni e 200mila euro – da parte del ministero dell’Economia per i lavori alla Darsena di Catania. Ma anche e soprattutto per una serie di importanti appalti cittadini. Come quello per l‘ospedale San Marco di Librino, affidato a Tecnis nel 2008 e – dopo oltre mille giorni di ritardo – forse consegnato a maggio. E ancora prima, nel 2003, quando le ditte di Costanzo e Bosco formano Uniter consorzio stabile insieme alla Sigenco spa, rappresentata da Santo Campione. Con questo raggruppamento si aggiudicano due lavori in project financing a Catania: il parcheggio di viale Africa e quello di piazza Verga. Quest’ultimo finito al centro di un’indagine della procura di Catania: Mimmo Costanzo, rappresentante legale del consorzio, viene processato con l’accusa di abuso d’ufficio e assolto in appello.

Qualche anno dopo, Uniter si aggiudica anche la realizzazione di una nuova tratta della metropolitana etnea. Sigenco è capofila ma, nel 2014, l’azienda avvia le procedure per il fallimento e nell’appalto subentra la Tecnis. I lavori svolti dalla ditta di Campione, intanto, finiscono al vaglio dei magistrati per il sospetto uso di cemento depotenziato. Un’accusa che colpisce anche la stessa Tecnis – con Bosco indagato, ma Costanzo estraneo – da parte della procura di Messina. È lo scorso settembre quando i magistrati spiegano che l’azienda avrebbe comprato delle forniture – poi rivelatesi non idonee – da un’azienda ritenuta vicina alla mafia per utilizzarle nei lavori di allargamento del porto messinese. Un appalto citato anche nell’operazione antimafia Arcangelo, per l’interesse dell’allora reggente di Cosa nostra catanese Angelo Santapaola. E non è la prima volta che il nome dell’azienda compare in un’indagine sulla criminalità organizzata. Già nei faldoni del processo Iblis, i magistrati raccontavano la storia di un terreno vicino al carcere di Bicocca ritenuto di proprietà di Alfio Aiello, fratello di Vincenzo, rappresentante provinciale di Cosa nostra etnea. Comprato per poche centinaia di migliaia di euro, l’appezzamento è stato rivenduto alla Tecnis per quasi quattro milioni. L’idea era quella di allargare la struttura penitenziaria alla periferia di Catania, progetto poi naufragato per il parere negativo del dipartimento di amministrazione penitenziaria. 

Ombre pesanti da digerire quelle nei confronti della società per metà controllata da Costanzo, che non fa mistero del suo impegno per la legalità. Parola che compare cinque volte nella biografia sul suo sito e che è stata spesso accostata al suo nome su diverse copertine di giornali, locali e nazionali. Per lo più dopo che, nel 2012, denuncia un’estorsione da 60mila euro subita dalla Cogip durante alcuni lavori per l’ammodernamento della strada statale che va da Reggio Calabria a Melito Porto Salvo. L’anno dopo, la stessa azienda guadagna di nuovo gli onori delle cronache per aver consegnato in anticipo le opere della Salerno-Reggio Calabria per le quali aveva vinto l’appalto. Titoli del tutto diversi da quelli del 2014, quando gli uomini della Direzione investigativa antimafia entrano negli uffici della Tecnis alla ricerca di documenti per altri due importanti lavori catanesi: l’interporto alla zona industriale e il raddoppio ferroviario.


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