Dopo i dieci giorni di protesta del missionario laico è il turno della politica. Che viene sollecitata dagli attivisti Tony Pellicane e Nino Rocca con una lettera aperta. «Se si adotta il sistema della ordinaria amministrazione si rischia di allungare i tempi della realizzazione delle opere in parte programmate»
Cosa rimane dopo la protesta di Biagio Conte? «Per i senzatetto c’è una burocrazia disumana»
«Saprà la politica della città dare una risposta adeguata all’emergenza povertà di cui soffrono buona parte dei nostri cittadini? Sarà capace di rispondere con tempestività all’uragano povertà che da troppi anni colpisce Palermo». A chiederlo, con una lettera aperta, sono gli storici attivisti per la questione abitativa Tony Pellicane e Nino Rocca. Dopo la protesta lunga dieci giorni di Biagio Conte, il missionario laico che ha dormito sotto i portici delle Poste Centrali per attirare l’attenzione sui tanti senzatetto di Palermo, ora tocca alla politica. Ne è consapevole anche l’assessore alla Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina.
«Adesso fratel Biagio, esausto per il lungo digiuno – scrivono ancora Pellicane e Rocca – attende una risposta da tutti coloro che hanno a cuore la sorte di coloro che vivono e dormono per strada, di coloro che sono prossimi allo sfratto per morosità, di coloro che hanno perso il lavoro e non sono più in condizione di mantenere se stessi e la propria famiglia. Nove uomini che vivevano per strada negli ultimi sei anni non ce l’hanno fatta a sopravvivere, l’ultimo di questi è morto il primo gennaio di questo anno. Sei anni fa i poveri senza fissa dimora erano appena 100, oggi sono oltre 500. La lista di emergenza abitativa contava appena 800 famiglie oggi sono oltre 2200. Le famiglie costrette a occupare un edificio pubblico abbandonato erano 200, oggi sono più di 650. La missione Speranza e Carità ospitava non più di mille persone, oggi ne ospita oltre 1400».
Pochi giorni prima che il missionario laico cominciasse la propria protesta, il Comune aveva indetto una conferenza stampa per annunciare le misure da mettere in campo. Entro febbraio dovrebbero attivati, grazie al
Pon Inclusione, i progetti per otto centri diurni per 160 persone, tre appartamenti housing led con 30 posti letto, appartamenti housing first con presa in carico di 200 persone singole o nuclei familiari, due dormitori per 70 persone, l’implementazione di due mense. A disposizione per questi interventi ci sono 2,8 milioni fino al 2020. Entro marzo dovrebbe poi essere attivato grazie al Pon Metro un progetto di realizzazione di tre poli di housing per l’accoglienza diurna (per un totale di 60 posti) e notturna (per 72 posti) e lo svolgimento di attività di integrazione, presa in carico e inclusione attiva. Uno dei due poli avrà una riserva di 15 posti per persone in situazione di marginalità estrema che necessitano di cure sanitarie. L’intervento è coperto con 2,4 milioni fino al 2021.
Risorse importanti alle quali gli attivisti guardano con speranza e allo stesso tempo con timore. «La politica oggi è forse più consapevole di questa emergenza – scrivono ancora – ma avrà la capacità di affrontare il suo compito con gli strumenti burocratici adeguati? Oggi sono già disponibili nelle casse del Comune le risorse dei Pon metro, destinati ai senza casa, ai poveri della nostra città, che hanno perso tutto, casa e lavoro. Ma se si adotta il sistema della ordinaria amministrazione, con una burocrazia lenta e farraginosa, si rischia di allungare i tempi della realizzazione delle opere in parte programmate per togliere i senza casa dalla strada e per dare un’immediata risposta a coloro che sono già sfrattati, di arrivare troppo tardi per evitare ulteriori tragedie e altre morti annunciate per strada».
La proposta nell’immediato è quella di istituire «una
task-force di funzionari abili e capaci, assieme ai gruppi più significati del terzo settore e del volontariato che è impegnato sul territorio, per affrontare, in regime emergenziale, il ciclone povertà che ha colpito in modo grave la nostra città. L’ordinaria amministrazione rischia di vanificare l’appello di fratel Biagio e di farci ricadere, a causa dei tempi lunghi di una burocrazia spesso indifferente e disumana, nella sfiducia nei confronti della politica».