Cosa ci ha lasciato Enzo Sellerio

Ieri mattina alla Storia Patria di Palermo, Enzo Sellerio ci ha dato l’ultimo saluto. Ho avuto modo anche io, come tutti i convenuti a questo commiato, di ascoltare quattro ricordi di Sellerio, tutti toccanti e tutti completi, concreti e, per quanto in un’occasione triste, “belli”: pieni tanto di ricordi quanto di cultura e giuste, straordinarie considerazioni sull’uomo, sull’intellettuale e sul fotografo ed editore, Enzo Sellerio. E proposti da chi ha vissuto culturalmente insieme a questo grande uomo palermitano che tanto, tantissimo ha lasciato a Palermo e alla Sicilia.
Ha lasciato più di quanto noi non sappiamo e, probabilmente, più di quanto non ci rendiamo ancora conto. Innanzitutto ci ha lasciato la casa editrice, famosa in tutto il mondo, che porta il suo nome. E ce l’ha lasciata come è una vera casa editrice: un’espressione vivente e che, giustamente, come tutte le espressioni viventi, si evolve, si trasforma, cresce si modifica e si sviluppa. Architetti e ingegneri ci lasciano monumenti, opere costruite, anch’esse viventi e vissute da chi ci abita o ci lavora. Ma una casa editrice è di più: è essa stessa vivente, e lo è stata quando era in vita Enzo Sellerio, ancor più vivente nell’essere plasmata e sviluppata dalla donna che ha condiviso la vita ed i figli con lui, e cioè Elvira Sellerio. Che l’ha portata ad essere, attraverso le sue idee e il suo lavoro, quello che è la Sellerio oggi: una casa editrice tra le più apprezzate in Italia ed oltre, portatrice di una qualità culturale e di una identità il cui valore, come per ogni opera d’arte, non è facile stimare.
Enzo Sellerio ha lasciato la Sellerio ai propri figli, e quindi ha fatto ancora di più. La Sellerio continua e continuerà ad essere portatrice di cultura siciliana, di innovazione e di qualità, attraverso la vita anche strettamente biologica che continua da Enzo: curata e sviluppata ulteriormente dai figli Olivia e Antonio Sellerio. E quindi non ci ha lasciato solo un monumento, ma un’espressione di cultura vivente.
Ma Enzo Sellerio, e questo è forse ciò che di più interessante si è intuito dai ricordi di ieri e dall’esempio della sua vita, ci ha lasciato soprattutto una grande vittoria a tutti noi siciliani. E’ la vittoria, la conquista, da parte di quell’ uomo siciliano della sua fotografia più conosciuta, con quell’umile e smagrito asinello, della “portaerei”.
Leonardo Sciascia
faceva giustamente dire ad uno dei suoi personaggi, a proposito di un dittatore italiano che, “quel cornuto” (ma che in siciliano vuol dire anche cretino) del dittatore insensato aveva l’illusione di voler fermare con un esercito di senza-scarpe e muli le portaerei americane sulla spiaggia di Gela nel 1943.
Ebbene, Enzo Sellerio, che non amava gli stupidi, come è stato ricordato anche ieri, ha saputo fare di più con la cultura: con il suo osservare intelligente, fissato per sempre nelle sue immagini fotografiche, con la Sellerio casa editrice, e con tutta la sua opera di una vita d’intellettuale anche solo fermo “a casa propria” quando era necessario fare e dire così, ha preservato e sviluppato un’identità culturale precisa e delineata che è quella di Palermo e della Sicilia. Anche con la semplice forza di un solo asinello siciliano tirato da un uomo al porto di Palermo di fronte ad una imponente ed inarrestabile portaerei.
Quell’uomo con l’asinello, come Davide contro Golia, ha raccolto la sfida sul piano in cui era giusto raccoglierla: quella culturale e non quella della violenza. Una sfida che è stata del conoscere. Una sfida affrontata da Sellerio non sul piano del combattere con distruzione, ma del proporsi, anche con i propri, apparentemente umili mezzi, per costruire anche insieme. E quindi di andare incontro al confronto apparentemente perso in partenza contro forze che possono sembrare inavvicinabili al suo cospetto.
Gli umili mezzi della cultura, della parola, della non-violenza, della fotografia artigiana e d’autore, delle idee e del coraggio nell’esprimerle anche “causticamente”, hanno portato Enzo Sellerio, e con lui tutti noi siciliani, a conquistare. A conquistare credito e ascolto nel mondo.
Questo ci lascia, di massima eredità, Enzo Sellerio. Una sfida vinta dalla nostra identità siciliana nei confronti di un mondo anche lontano, anche esteriormente potente, anche esteriormente disattento alla vera nostra identità
. Ha vinto cioè, la sfida del farci ascoltare nel costruire, e nel riuscire a costruire ed a crescere in qualsiasi situazione noi ci troviamo.
Ho avuto modo anche io, nel mio piccolo, di giovarmi di tutto questo. In particolare, ho avuto il piacere, il sommo piacere di siciliano permaloso e pieno di sé, di rispondere a quanti in Italia e nel mondo, incontrati viaggiando, mi hanno detto solo la parola “mafia” al mio rivelare la città di nascita, Ho sempre risposto, godendone: “Palermo è città conosciuta per la mafia, ma anche, anzi soprattutto, per tante altre cose, ad esempio: Sellerio”.

 

 

 

 

 

 

Gabriele Bonafede

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