Una «lobby di potere». Così i magistrati che oggi hanno eseguito 14 misure cautelari per un giro di corruzione e per una frode all’Unione europea definiscono la realtà che nel Trapanese avrebbe visto alla regia l’ex senatore Nino Papania, intorno a lui altre personalità politiche della provincia. Per Papania – che si trova in carcere per un’altra inchiesta […]
L’ex senatore Nino Papania e la sua «lobby di potere» nel Trapanese
Una «lobby di potere». Così i magistrati che oggi hanno eseguito 14 misure cautelari per un giro di corruzione e per una frode all’Unione europea definiscono la realtà che nel Trapanese avrebbe visto alla regia l’ex senatore Nino Papania, intorno a lui altre personalità politiche della provincia. Per Papania – che si trova in carcere per un’altra inchiesta – sono stati disposti gli arresti domiciliari. La stessa misura è stata disposta per Angelo Rocca – dirigente regionale del Movimento per l’autonomia e responsabile provinciale del partito di Papania, Via – per Manfredi Vitello e per Ignazio Chianetta, responsabile di Via a Marsala. Una lobby – quella di cui parlano i pubblici ministeri – che sarebbe stata costantemente impegnata a esaudire desideri privati e cortesie, sfruttate poi per chiedere voti e controprestazioni varie in occasione di tornate elettorali: coinvolti anche consiglieri comunali e loro familiari. Tra queste persone ci sarebbero Sara Accardi – figlia del consigliere comunale di Marsala Michele Accardi – Antonio Licari, nipote del consigliere comunale marsalese Guglielmo Ferrantelli, Antonio Parrinello – figlio di Vanessa Titone, anche lei consigliera comunale di Marsala – Gianni Monteleone, figlio di Vincenzo Monteleone, presidente del Consiglio comunale di Custonaci, e Antonio Giancana, consigliere comunale di Castelvetrano.
Tutti sarebbero stati cooptati dal partito politico creato da Papania, Via, in cambio di posti di lavoro – alcuni ancora solo promessi – o incarichi per parenti o per loro stessi in enti di formazione controllati dal parlamentare. Tra i primi ad aderire al movimento di Papania, creato nel 2020, Ignazio Chianetta. «Per rafforzare il peso del movimento Via nel panorama Trapanese – scrivono i pubblici ministeri – Papania e i suoi fidati collaboratori, tra i quali Chianetta, hanno cercato di reclutare tra le sue fila – anche con modalità criminose – varie personalità politiche, apportando un contributo (quantomeno come bacino di voti) da sfruttare per le elezioni amministrative o regionali». Secondo i pm «l’adesione, a volte, è stata preceduta da un propedeutico transito nei Gruppi misti».
«La pratica del trasformismo politico – si spiega nella misura cautelare – sarebbe lecita, atteso che l’eletto non deve rendere conto al partito che lo ha candidato o all’elettore che lo ha votato, ma quando la stessa sia conseguenza di una valutazione ideologica e non – come emerge dalle indagini – quando detto cambio di casacca (in favore del movimento Via), sottenda illecite promesse o percezioni di utilità». Secondo l’accusa, i corsi di formazione tenuti da Cesi e Fop – ente finanziato dalla Regione siciliana tramite il Fondo sociale europeo 2014-2020 – e dall’associazione Tai, ente a sua volta finanziato dalla Regione siciliana tramite il bilancio regionale, avrebbero consentito «a Papania e ai suoi sodali di utilizzare, quale merce di scambio, i posti di lavoro (come docenti/tutor) da creare (a Marsala, a Custonaci, ecc.) all’avvio dei corsi di formazione in ambito comunitario o regionale». Dall’indagine sarebbe emerso che le persone beneficiate non avrebbero avuto i requisiti necessari per la posizione da ricoprire e per ovviare avrebbero compilato falsi curriculum. L’inchiesta avrebbe svelato anche un uso improprio dei fondi europei incassati da alcuni enti di formazione che sarebbero stati controllati da Papania.