Corruzione, tangenti e favori al Genio civile di Catania La finanza arresta funzionari regionali e imprenditori

Una bustarella con dentro diverse migliaia di euro e, subito dopo, la promessa di procurare presto anche la parte rimanente. C’è questa istantanea al centro dell’ultima inchiesta sulla corruzione che ha scosso la Regione, portando all’arresto di tre dipendenti del Genio civile di Catania e di altrettanti imprenditori.

A finire in carcere sono Natale Zuccarello, 67 anni e l’ingegnere Saverio Verde, 64 anni, fino a pochi mesi fa rispettivamente capo dell’ufficio e dipendente. Il giudice ha disposto i domiciliari anche per il 66enne architetto Ignazio Carbonaro, anche lui in servizio nei locali di via Lago di Nicito e responsabile unico del procedimento di una delle gare finite nel mirino degli inquirenti. In carcere anche gli imprenditori Rocco Mondello e Nunzio Adesini – rispettivamente amministratore di fatto e uomo di fiducia della ditta gelese Nurovi – mentre per Sebastiano Caggia, amministratore delegato del consorzio Caec e in passato presidente di Ance Ragusa, il gip ha disposto il divieto di esercitare la funzione.

Tra i lavori al centro dell’indagine coordinata dal pubblico ministero Fabio Regolo e condotta dai militari della Nucleo economico-finanziario delle Fiamme Gialle ci sono due appalti nei territori di Ramacca, dove si è lavorato sulla statale 192, e Aci Catena, dove il cantiere ha riguardato dei lavori a una condotta che attraversa la collina di Vampolieri. Nelle mani degli investigatori ci sono diverse intercettazioni sia audio che video che proverebbero il rapporto corruttivo tra pubblici ufficiali e imprenditori. Nello specifico, in cambio di mazzette, sarebbero state alterate le procedure di affidamento delle gare: dai sorteggi simulati alla possibilità per l’impresa di indicare le altre ditte da invitare alle procedure.

Adesini sarebbe stato colui che avrebbe consegnato i soldi nelle mani di Zuccarello. L’intercettazione conterrebbe anche riferimenti ad altre somme di denaro che da Gela sarebbero dovute arrivare nel capoluogo etneo per oliare i rapporti corruttivi. Lo stesso Adesini, che è cognato di Rocco Mondello, avrebbe beneficiato della disponibilità del consorzio Caec rappresentato da Caggia, per partecipare a una gara e poi indicare Nurovi come ditta esecutrice. Un appalto con una base d’asta di 750mila euro e dall’andamento molto particolare: su 15 imprese invitate, a presentare la busta con l’offerta fu infatti soltanto Caec. Alla vicenda MeridioNews dedicò un approfondimento contattando diversi tra i titolari delle imprese che, pur invitate, decisero di farsi da parte.

Il blitz denominato Genius, tuttavia, non è detto che costituisca la parola fine nell’inchiesta sul Genio civile. In primavera, quando i militari del Nucleo economico-finanziario, andarono a bussare alle porte di diverse imprese, portando via documenti e rinvenendo denaro in contanti dalla provenienza sospetta a casa dei funzionari, a essere iscritti nel registro degli indagati erano almeno in quindici. All’epoca l’assessore regionale Marco Falcone si disse fiducioso nel lavoro dei magistrati e non mancò di sottolineare la produttività, in termini di lavori banditi e aggiudicati, dell’ufficio fino a quel momento guidato da Zuccarello. «Ci conforta la certezza – disse l’esponente del governo Musumeci – di avere visto in questi tre anni uno straordinario impegno da parte di tutto il Genio civile etneo, capace di avviare un significativo e tangibile rilancio».

L’inchiesta odierna rilancia le ombre che avvolgono il settore degli appalti pubblici in Sicilia. Appena pochi giorni fa, un altro ingegnere è stato arrestato per avere chiesto, nelle vesti di direttore dei lavori, una mazzetta al titolare di una ditta che stava effettuando lavori di messa in sicurezza a San Marco d’Alunzio, nel Messinese. Sono diverse le criticità che, soprattutto negli ultimi anni, sono state sottolineate da parte di imprenditori che lamentano di essere tagliati fuori dalle gare. Specialmente da quando – grazie anche all’intervento legislativo nazionale con le deroghe introdotte dai decreti Semplificazioni – le stazioni appaltanti possono ricorrere, con ancora più facilità rispetto al passato, a procedure a inviti. Tra i paletti che il codice degli appalti e l’Autorità nazionale anticorruzione fissano per evitare rendite di posizione c’è il principio di rotazione che prevede l’impossibilità per una stazione appaltante di fare riferimento alle stesse ditte entro un determinato arco di tempo. Prescrizione che, però, proprio al Genio civile di Catania sarebbe stata più volte violata e recuperata soltanto dopo che un articolo di MeridioNews aveva acceso la luce sul tema. In quell’occasione Zuccarello revocò una lunga serie di aggiudicazioni.

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Caec:
Con riferimento alla notizia riportata dalla stampa relativa ai fatti riguardanti Falterazione, da parte di alcuni dipendenti del Genio Civile di Catania ed alcune imprese del territorio, delle procedure di affidamento delle gare, si precisa e puntualizza l’assoluta estraneità del Consorzio ai fatti medesimi.
Il C.A.E.C Soc.Coop., infatti, non è sottoposto ad alcuna indagine, ne è stato destinatario di alcun provvedimento nell°ambito dell’inchiesta svolta dalla Procura di Catania.
Con riguardo alla posizione del Geom. Caggia, si rileva che attualmente le indagini sono ancora in corso e che nelle opportune sedi giudiziarie sarà dimostrata l’assenza di ogni profilo di responsabilità in capo allo stesso.
Il Geom. Caggia ha fatto pervenire comunicazione delle proprie dimissioni dall’incarico di Amministratore Delegato del C.A.E.C.
ll Consorzio continua a svolgere regolarmente la propria attivita, nel rispetto dei criteri di qualità ed efficienza che lo hanno sempre contraddistinto nel corso della sua pluridecennale storia. Restiamo fiduciosi nellioperato degli organi inquirenti e della Magistratura.


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