Il sindaco di San Pietro Clarenza Giuseppe Bandieramonte (classe 1975), l’amministratore della Progitec srl Angelo Lapiana (classe 1978) in carcere; il responsabile dell’ufficio Igiene urbana del Comune Michele Faro (classe 1958) e il dipendente di Progitec Silvio Calandrino (classe 1979) agli arresti domiciliari. Sono loro le quattro persone coinvolte nell’operazione Differenziata della guardia di finanza di Catania. Al centro dell’inchiesta per corruzione e turbata libertà degli appalti l’aggiudicazione del servizio di raccolta dei rifiuti nel territorio di San Pietro Clarenza, nella provincia etnea. L’ennesimo blitz che coinvolge imprese e amministratori pubblici nel delicato settore della spazzatura.
Secondo gli investigatori, il circolo della corruzione avrebbe avuto al vertice il sindaco Bandieramonte. Rieletto per il secondo mandato nel 2018 con oltre l’80 per cento dei consensi, vicino al Pd e al deputato regionale Anthony Bargallo, il primo cittadino avrebbe agito «in aperto favoritismo» nei confronti della ditta di Lapiana. Avrebbe ottenuto l’assunzione in Progitec di persone a lui vicine, tra le quali l’attuale compagna. Nei confronti di quest’ultima sarebbero stati erogati stipendi per circa 50mila euro l’anno, sebbene lei non lavorasse nell’azienda. Bandieramonte, inoltre, avrebbe così ottenuto la sponsorizzazione di alcuni eventi sportivi. Per esempio la Progitec challenge 2018, un circuito di undici gare di atletica organizzate nel 2018 in varie località della provincia etnea (dal centro Storico di Catania a Misterbianco, passando per Trecastagni, Catania Civita, San Pietro Clarenza, Pasteria, Militello in Val di Catania, Stadio Cibali di Catania, Randazzo, Piedimonte Etneo, Paternò), promosso da associazioni sportive riconducibili a familiari dello stesso politico.
A fare partire l’inchiesta, le denunce presentate dai dipendenti comunali clarentini, che avrebbero evidenziato anomalie nella gestione del denaro pubblico nonché rapporti poco chiari tra Bandieramonte e gli amministratori di Progitec. Notizie che hanno spinto l’autorità giudiziaria a investigare: intercettazioni telefoniche, ambientali, accertamenti bancari e analisi di documenti pubblici hanno portato alla luce il presunto meccanismo corruttivo. «Allarmante per la sistematicità e la diffusione delle condotte lesive della cosa pubblica», scrivono le fiamme gialle, e caratterizzato da «un’evidente svendita dei poteri discrezionali piegati all’esclusivo conseguimento di profitti personali illeciti».
Sotto la lente d’ingrandimento della procura catanese sono finiti gli affidamenti operati dall’amministrazione a partire dal dicembre 2014, a seguito della disdetta del precedente appalto con la ditta Mosema spa. Secondo gli inquirenti, già la prima gara sarebbe stata pilotata. A inviare al Comune la manifestazione d’interesse per l’esecuzione del servizio sarebbero state due imprese: la Progitec e la Tech servizi di Floridia (in provincia di Siracusa). Il geometra Faro, da oggi ai domiciliari, avrebbe coinvolto anche il consorzio Prosat. La cui sede legale coincide con quella di una cooperativa di Lapiana. Quest’ultimo è, inoltre, componente del consiglio direttivo di Prosat dal 2013. Tech servizi, inoltre, è partner di Progitec in svariati affidamenti pubblici. Tutti elementi che contribuiscono a costruire l’idea di un’unica regia dietro a quelle prime offerte.
Da allora e fino al 31 ottobre 2018, quell’affidamento è stato prorogato attraverso ben 18 ordinanze sindacali siglate da Bandieramonte. Tutte giustificate da «motivi igienico-sanitari». Un giro di denaro da oltre tre milioni e mezzo di euro andati alla Progitec tramite gli ormai famosi provvedimenti contingibili e urgenti. Non c’era solo il servizio di spazzamento e trasporto dei rifiuti solidi urbani, ma anche altri servizi come la pulizia interna ai locali del municipio, quella dei tombini e delle scuole, la gestione degli spazi verdi e perfino l’approntamento dei seggi elettorali. A partire da novembre 2018 il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani risulta svolto sempre dalla Progitec, grazie al nuovo contratto d’appalto stipulato dall’Aro (ambito di raccolta ottimale) San Pietro Clarenza-Camporotondo Etneo.
Paragrafo a parte merita una ulteriore gara ritenuta turbata è quella per il servizio di rimozione microdiscariche e scerbamento del verde a San Pietro Clarenza. Servizio deliberato nel 2015 e affidato tramite trattativa privata sempre all’impresa di Lapiana. Valore? Trentamila euro, curata dal lavoratore comunale Michele Faro. Quest’ultimo aveva consultato cinque ditte, delle quali tre avevano presentato un’offerta economica. Tra queste, oltre alla Progitec (poi vincitrice), c’era anche la Technoproject srl, con sede legale a San Pietro Clarenza. A un indirizzo che coincide con quello di casa della compagna del sindaco e amministrata dal cognato di Lapiana.
Tra le invitate a partecipare c’era anche la società cooperativa Le ali della vita, nota alle cronache giudiziarie per il coinvolgimento di alcuni suoi componenti in questioni legate alla criminalità organizzata e venute fuori nell’ambito del maxi-processo Iblissui legami tra mafia, imprenditoria e politica. Ai componenti della coop venivano contestati l’intestazione fittizia di beni e il concorso esterno in associazione mafiosa.
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