Mentre il governo nazionale vaglia la possibilità di chiudere in tutt’Italia le scuole e le università, la Regione Siciliana comunica i numeri ufficiali dell’emergenza coronavirus: 18 tamponi positivi, dei quali quattro già confermati dall’Istituto superiore di sanità (tre a Palermo e uno a Catania). «Dall’inizio dei controlli – si legge in una nota diffusa alla stampa – i laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) hanno effettuato 367 tamponi, di cui 349 negativi».
Sono due i ricoverati per coronavirus in Sicilia orientale. Mentre continuano i test tampone al dipartimento di Agraria dell’università di Catania (i positivi, come raccontato in esclusiva ieri da questa testata, risultano essere cinque), la buona notizia è che nessuno al momento ha avuto necessità di essere ospedalizzato. Stanno tutti bene, hanno sintomi lievi e possono al momento trascorrere il periodo di quarantena a casa. Tra loro c’è anche una giovane ingegnera siracusana.
Non è stato così per un docente di Agraria, catanese ma che insegna a Reggio Calabria. Lui è uno dei due ricoverati all‘ospedale Cannizzaro. Quando è stato sottoposto a controllo nella struttura sanitaria, domenica, le sue condizioni sono state definite severe e preoccupanti. Fortunatamente però negli ultimi giorni, riferiscono fonti sanitarie, sono migliorate e c’è ottimismo anche sul suo decorso.
Tuttavia, proprio l’iter che ha portato al ricovero del docente catanese-reggino ha causato notevoli problemi all’ospedale Cannizzaro. Come ricostruito oggi dal quotidiano La Sicilia e confermato a MeridioNews, l’uomo è arrivato domenica all’Unità di terapia intensiva respiratoria dopo avere chiamato un medico di quel reparto suo conoscente a cui avrebbe spiegato di avere la febbre. Non era la prima volta che il docente usufruiva delle cure dell’Utir, a causa di pregressi problemi di bronchite e polmonite. Il medico quindi, accertatosi al telefono che il paziente non era stato in altre zone d’Italia contagiate, lo avrebbe fatto andare in ospedale senza passare dal pronto soccorso. E solo qui, all’Utir, è stato accertato il contagio. Visto che però l’ingresso è avvenuto senza seguire il protocollo anticoronavirus, tutto il personale di turno all’Unità in quel momento – otto infermieri e due medici – è stato messo in quarantena domiciliare e il reparto sanificato.
L’Utir (in totale quattro posti letto) resta comunque operativa, fornendo piena assistenza ai ricoverati che già si trovavano lì ma senza poter accogliere nuovi utenti. Il servizio viene garantito grazie a una rimodulazione dei turni anche con il supporto di personale di reparti affini. Il secondo ricoverato al Cannizzaro sarebbe invece un uomo di ritorno dalla Germania e passato dalla Lombardia. Anche le sue condizioni non destano particolari preoccupazioni.
Fuori dal cluster Agraria, un caso di positività emerso negli ultimi giorni riguarda un infermiere catanese. Grazie alla procedura di mobilità attualmente in corso in un’azienda sanitaria della provincia etnea, il professionista è tornato dalla Lombardia, dove lavorava in un ospedale non della zona rossa, e avrebbe dovuto prendere servizio in un ospedale catanese a partire da metà marzo. Cosa che a questo punto avverrà solo dopo la completa guarigione. Il caso ha però sollevato l’attenzione proprio sulle procedure di mobilità del personale sanitario dal Nord Italia verso la Sicilia.
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