Corleone capitale italiana della cultura per il 2022? Sindaco: «Meglio candidarla come Borgo dei borghi»

Dopo Palermo è la volta di Corleone? Il titolo del 2018 di capitale italiana della cultura ha innescato nel capoluogo siciliano entusiasmo e speranze, in una città che da tempo ha intrapreso un percorso che punta sulle industrie del turismo e della conoscenza. Per Corleone il discorso è certamente più complicato, ma una sua candidatura (e ancora di più una sua eventuale vittoria) sarebbe certamente qualcosa di storico. Al di là del facile slogan – da capitale della mafia a capitale della cultura – c’è chi davvero punta a concorrere al bando che ogni anno viene pubblicato dal Ministero dei Beni Culturali. La proposta arriva da Biagio Cutropia, noto architetto e professore in città. I tempi sono già fissati: a febbraio si attende la proclamazione del vincitore per l’edizione 2021 – la capitale di quest’anno non è stata designata, mentre quella del 2020 è Parma -, a marzo uscirà il bando per il 2022 e c’è tempo fino a settembre per la candidatura. Una sfida che Cutropia ha lanciato sui social e che ha già trovato parecchie adesioni. 

«Bisogna uscire dall’ordinario  – afferma l’architetto corleonese – ed essere intraprendenti per portare avanti un’iniziativa del genere. Un po’ come è successo nelle Madonie, dove sono riusciti in qualche modo a innescare processi virtuosi: qui si fa più fatica, complice un eccessivo campanilismo che ci fa male. La storia più conosciuta di Corleone è tragica, ma la città ha una storia comunque importante. E una serie di personaggi che l’hanno resa tale». La proposta è quella di una città diffusa, in cui Corleone sarebbe capofila del comprensorio allargando il coinvolgimento fino a Piana degli Albanesi e Marineo. Un progetto simile a quello di Noto per la candidatura del 2020. Nei giorni scorsi il docente ha cominciato a diffondere una serie di nomi di figure, note e meno note, che sono nate a Corleone – dal sindacalista Placido Rizzotto al pittore futurista (e primo maestro di Renato Guttuso) Pippo Rizzo. Affinché il paese non venga per sempre ricordato esclusivamente come la patria dei più sanguinari boss di Cosa nostra, da Totò Riina a Bernardo Provenzano. Un esercizio di memoria che ha già innescato, da parte degli stessi abitanti, un richiamo ad altri nomi e ad altri riferimenti. Segno che a Corleone la voglia di riscatto è come il fuoco sotto la brace.

«Si tratta di un territorio importante per il palermitano ma in grande sofferenza – dice Cutropia – Ecco perché credo che sia importante, al di là dell’esito, innescare una riflessione sulle risorse di Corleone e che sono sottoutilizzate e non valorizzate abbastanza. Quindi vogliamo approfittare in un certo senso della provocazione, e uso questa parola tra virgolette, per aprire una discussione su un territorio che ha delle vocazioni e delle potenzialità notevoli. E contemporaneamente far conoscere alle nuove generazioni i tanti esempi positivi della città di sacrificio, di determinazione, di passione. I giovani hanno bisogno di esempi, non solo di parole. Sappiamo che l’esito potrebbe essere condizionato da tanti fattori. Ma intanto ci metterebbe all’attenzione dell’opinione pubblica come territorio che intende uscire da una storia di mafia che ci portiamo dietro da troppo tempo. Finora si è fatto poco in tal senso, perchè da buon siciliani attendiamo che qualcun altro ci salvi».

Dal punto di vista politico, invece, come è stata recepita la proposta? «Mi ha chiamato il presidente del consiglio comunale, che è interessato alla questione, così come il Pd e il Movimento 5stelle che ha presentato una mozione per impegnare il sindaco in tal senso. Insomma, c’è stata una risposta trasversale. Ed è proprio questo il senso dell’iniziativa, allargare in maniera collettiva il processo che si può avviare. Per diventare un patrimonio comune di cui si riappropri la stessa collettività». Più diffidente, al momento, appare il sindaco Nicolò Nicolosi. «Stiamo valutando la proposta – dice il primo cittadino – Secondo la mia opinione a caldo sarebbe una richiesta non idonea, almeno per questa fase di Corleone in cui il paese deve riprendersi dai vuoti passati. Stiamo comunque studiando il bando nazionale e i requisiti che bisogna avere. Tutti siamo legati all’idea che Corleone debba essere proposta in maniera qualificata e autorevole. Penso più a una Corleone come borgo d’Italia, sulla scia di Petralia Soprana (eletta borgo dei borghi a novembrendr) che a una capitale della cultura, specie non appena riusciremo ad avviare una serie di lavori che potranno riqualificare la città. Dal punto di vista del prestigio è chiaro che il titolo di capitale della cultura conterebbe moltissimo, ma vogliamo prima verificare se ci sono i requisiti».

Andrea Turco

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