Consiglio, le commissioni diminuiscono da 12 a 10 In aula si discute della stanza «concessa» a Bianco

Diminuisce il numero delle commissioni consiliari, da 12 a 10. Vacilla per qualche istante, ma regge, l’accordo complessivo sul risiko dei presidenti e degli altri nomi che comporranno gli organismi ristretti del Consiglio comunale. Due notizie che emergono al termine di una giornata politica che si era aperta al mattino con la conferenza dei capigruppo – a cui ha preso parte il vice sindaco Roberto Bonaccorsi – e che si chiude in serata con la seconda seduta d’aula dell’era targata Salvo Pogliese, con il sindaco ancora presente al primo piano di Palazzo degli elefanti. Assente, invece, Enzo Bianco. A cui però, senza dubbio, avranno fischiato le orecchie. 

In aula, un emendamento di Luca Sangiorgio (che trasferisce le deleghe Igiene e Sanità dalla sesta alla quarta commissione, poi approvato) mette di pessimo umore Daniele Bottino e il centrosinistra bianchiano, che annusano un mezzo spacchettamento dell’accordo «con tutti dentro», M5s compreso, faticosamente raggiunto negli ultimi giorni. Il capogruppo di Salvo Pogliese sindaco e il resto della maggioranza difendono però la scelta come «una normale prerogativa di ogni consigliere». Poi fanno quadrato al momento del voto, incassando anche il sì dei pentastellati, a fronte dell’astensione dei bianchiani, di Articolo 4 e dell’indipendente Salvo Di Salvo. Che poi, però, insieme a tutti gli altri, votano le delibere sui membri delle commissioni e sulla diminuzione delle medesime. 

I ruoli più ambiti, ovvero le presidenze, verranno stabiliti a partire da venerdì prossimo, quando le commissioni verranno convocate. L’intesa di massima delle forze politiche consiliari, tuttavia, ci sarebbe già, e dalle fessure delle stanze dei gruppi filtrano le ipotesi privilegiate per ogni poltrona. Così, mentre a guidare la commissione Servizi sociali potrebbe essere Seby Anastasi, per il Bilancio si fa il nome del forzista Santi Bosco, per le Partecipate quello di Agatino Giusti e per i Trasporti quello di Bartolomeo Curìa. All’Urbanistica potrebbe presiedere Manfredi Zammataro, al Regolamento Sara Pettinato, ai Lavori pubblici Angelo Scuderi, al Commercio Salvatore Peci, al Personale Paola Parisi. La commissione Cultura andrebbe infine al Movimento 5 stelle, con l’ex candidato sindaco Giovanni Grasso. Una schema ancora provvisorio, ma che non dovrebbe uscire stravolto dai prossimi tre o quattro giorni. 

Ma perché mai stasera hanno fischiato le orecchie del sindaco uscente Enzo Bianco, che pure in aula non c’era? Perché nel corso del dibattito sulle delibere che riguardano le commissioni, con forzature regolamentari non sempre gestite a rigore dal presidente Giuseppe Castiglione, si è discusso soprattutto della stanza in Comune concessa all’ex primo cittadino, scelta che ha prodotto qualche reazione contraria. Nella gamma degli interventi si passa da Daniele Bottino («Abbiamo stabilito un principio che d’ora in poi varrà sempre per il candidato sindaco “miglior sconfitto”») alla grillina Lidia Adorno, secondo cui gli spazi del palazzo di città «vanno restituiti ai cittadini, non distribuiti ai politici». 

In mattinata, come detto, si era svolta in Comune una conferenza dei capigruppo allargata all’assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi. Il quale, secondo il racconto di alcuni dei presenti, avrebbe illustrato la delibera con le misure correttive adottate dalla Giunta, e tinteggiato un quadro se possibile più fosco del previsto sull’ipotesi del dissesto finanziario. Il vice sindaco avrebbe riconosciuto che il default non potrà essere evitato senza una consistente iniezione di denaro fresco del governo nazionale, e avrebbe infine espresso preoccupazione per lo stato di liquidità delle casse, che – in assenza di novità sostanziali – potrebbe rendere difficile il pagamento degli stipendi di settembre. 


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