Consiglio comunale, la geografia politica  Tra nuovi gruppi e movimenti di consiglieri

«I catanesi incoraggiano la voglia di cambiare». Sono queste le parole scelte dal sindaco Enzo Bianco per commentare a giugno 2013 la sua seconda elezione a primo cittadino del capoluogo etneo. Una frase che, due anni dopo la vittoria alle urne e con quasi mezzo mandato alle spalle, potrebbe suonare beffarda persino a lui che l’ha pronunciata. Solo nell’ultimo mese, infatti, Bianco ha assistito alle migrazioni di diversi consiglieri comunali da un partito all’altro, alla nascita di nuovi movimenti in seno al Consiglio e all’infittirsi delle critiche nei confronti di alcuni esponenti della sua giunta. Manovre molto vicine nel tempo che, aggiunte ai rimproveri ricevuti anche della maggioranza cosiddetta ufficiale, suggeriscono «la voglia di cambiare» qualcosa negli equilibri dell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti da parte di chi ne occupa gli scranni. Elementi che potrebbero portare sia a un rimpasto della giunta sia al mantenimento della situazione attuale.

A confermare la seconda ipotesi è lo stato dei lavori del consesso cittadino che soffre a ogni seduta. Gli interventi si circoscrivono alla votazione di varianti urbanistiche al Piano regolatore e di debiti fuori bilancio. Tutte delibere dell’amministrazione comunale che hanno registrato la mancanza del numero legale minimo dei consiglieri presenti. Il rimbalzo degli atti segnala l’immobilismo della giunta e ispira il malumore dei componenti dell’aula. Insieme a suggerire l’idea di una scarsa sicurezza dell’esecutivo sul consenso numerico ai propri ordini del giorno. Nodi che hanno contribuito a modificare la geografia del consiglio comunale. Sia dal lato dei partiti di maggioranza – che non hanno nascosto le critiche – sia dal fronte opposizione.

Il gruppo Con Bianco per Catania, per citare l’ultimo scossone, mantiene otto esponenti ma paga l’uscita di Agatino Lanzafamefresco di ingresso in Catania Futura. Il partito porta a quattro i propri componenti in seno al Consiglio e pare godere anche della simpatia di un altro esponente della lista del sindaco, Francesco Petrina. A mantenere la propria posizione in maggioranza – oltre al Megafono, forte di tre consiglieri e due assessori – è il Partito democratico. Nonostante spesso l’amministrazione raccolga critiche anche da quel lato, per lo più dalle voci di Niccolò Notarbartolo ed Ersilia Saverino.

Al netto di una discreta fermezza nelle proprie posizioni, in casa Forza Italia e Grande Catania si registrano novità nell’area al confine tra l’opposizione e la maggioranza. In un limbo che si costituisce di votazione in votazione ci sono Articolo 4, gruppo Misto, Catania 2.0 e Progetto popolare. Gli ultimi due si sono costituiti nei giorni scorsi. Catania 2.0 conta tre consiglieri e ha come riferimento il deputato regionale Luca Sammartino, lo stesso di Articolo 4. Identico è il numero degli esponenti di Progetto popolare, che si rifà al parlamentare europeo Giovanni La Via ed è guidato a Palazzo degli elefanti dall’ex di Area popolare Carmelo Nicotra. Uno spostamento – che insieme all’adesione di Agatino Tringale al nuovo movimento ideato da Sammartino – ha portato allo scioglimento proprio di Area Popolare. È l’ex capogruppo Manlio Messina a diventare il quarto soggetto del gruppo Misto. Lì dove da tempo si muove il vicepresidente vicario del senato cittadino Sebastiano Arcidiacono e in cui ha trovato spazio anche il presidente della commissione al Commercio Ludovico Balsamo. Tutti cambiamenti che nei fatti potrebbero allargare il divario tra i gruppi consiliari e la giunta. 


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Immobilismo sulle delibere e malumori dei consiglieri contribuiscono a modificare gli equilibri del senato cittadino. Con migrazioni tra i gruppi e nascita di nuovi partiti, sia in maggioranza che in opposizione. Una situazione che potrebbe allargare il divario - già consistente - tra la giunta e i rappresentanti dei catanesi

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