«Il consiglio non è stato messo nelle condizioni di conoscere il contenuto del bilancio di previsione 2015». È questo il commento del senato cittadino, trasversalmente affermato con sdegno nelle file della maggioranza e dell’opposizione di Palazzo degli elefanti. Una «vergogna» più volte urlata che non inficia però l’approvazione della delibera che registra 19 voti favorevoli, sei no e quattro astensioni, su un totale di 29 presenti.
Un’approvazione che arriva dopo i 18 sì al documento propedeutico sul quale ieri era mancato il numero minimo dei consiglieri presenti. Nodi che rappresentano per l’amministrazione comunale guidata da Enzo Bianco più un ritorno di immagine – quella di una maggioranza compatta – che un atto di interesse per la città. Nonostante il clima di emergenza sottolineato più volte dall’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Una misura però non confermata dall’aula. Che avrebbe voluto più tempo per presentarsi alla fase del voto.
«Poiché siamo arrivati al 30 dicembre, posticipare di una decina di giorni la votazione non avrebbe comportato nulla di grave», dichiara il presidente della commissione Bilancio Vincenzo Parisi che poco dopo vota no. Perché: «La commissione e i consiglieri comunali non hanno avuto tempo e modo per studiare le carte che sono state trasmesse soltanto qualche giorno fa». A condividere l’intervento di Parisi è il collega della I commissione permanente ed esponente del Partito democratico Niccolò Notarbartolo.
«Non posso avere consapevolezza dell’atto e non voglio votare esclusivamente come prova di fede nei confronti dell’amministrazione comunale», spiega Notarbartolo. Che annuncia: «Il Pd vuole più tempo per studiare. Chiedo alla giunta di posticipare di dieci giorni di discussione sul bilancio di previsione 2015». Una dichiarazione che, poco dopo, restituisce l’immagine di un gruppo politico – lo stesso di appartenenza del sindaco – spaccato. «Notarbartolo parla per sé, non certo per l’unanimita del partito. Io mi dissocio», replica la consigliera Ersilia Saverino.
Secondo fonti vicine al gruppo di centrosinistra, pare che l’intervento di Notarbartolo sia stato concordato dallo stesso insieme ai colleghi Antonino Vullo e Lanfranco Zappalà, nonostante quest’ultimo voti sì alla delibera. Assente per motivi personali il capogruppo Giovanni D’Avola. Al netto di una richiesta, quella di Notarbartolo, che non viene appoggiata nemmeno dall’opposizione, a confermarsi vicino agli interessi della giunta è Articolo 4. Nonostante alcuni dei suoi esponenti – Giuseppe Musumeci e Giuseppe Catalano – gridino «vergogna a un’amministrazione che mortifica il ruolo dei consiglieri comunali e, per riflesso, svilisce la cittadinanza». Una corrispondenza di interessi che, nei corridoi di Palazzo degli elefanti, sembra motivata da speranze in vista di presunti rimpasti in seno alla giunta.
Un atteggiamento simile arriva dal gruppo Progetto Popolare, ispirato dell’europarlamentare Giovanni La Via. L’esponente Carmelo Nicotra incalza con tutto il proprio sdegno «un’amministrazione assolutamente vergognosa», salvo aggiungere che «il partito resterà in aula per mantenere il numero legale».
Esce dall’aula il vicepresidente del senato cittadino Sebastiano Arcidiacono, e lo stesso Notarbartolo. «Non mi assumo più questo tipo di responsabilità», dichiara il primo. A pesare sarebbe anche l’assenza della relazione sui debiti fuori bilancio. «Ne abbiamo contezza?», chiede Notarbartolo all’assessore al ramo. Che tra lo sdegno e gli attacchi dell’aula consegna a Bianco il ritorno di immagine desiderato. Un risultato però non vittorioso per il Consiglio che, nei fatti, conferma il timore di Parisi secondo il quale «il nostro ruolo è morto».
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