Il presidente regionale chiede il commissariamento della sede etnea per un'intercettazione tra il direttore Salvo Politino e un boss e in risposta ottiene la sfiducia (illegittima, secondo il presidente). Catania fa quadrato e lo attacca, ipotizzando querele per danni morali: «Siamo la sede più importante e siamo contro i centri commerciali. Per questo abbiamo bocciato la linea del presidente, che è a favore»
Confesercenti Catania, Politino all’attacco «Ma quale mafia, è una questione politica»
«Io ritengo di essere in carica, ma anche da sfiduciato il mio impegno nei 30 giorni che mi restano sarà quello di arrivare al commissariamento di Catania». Non si arrende Giovanni Felice, presidente regionale di Confesercenti Sicilia, e della vicenda delle presunte infiltrazioni mafiose nella sede etnea vuole fare una vera e propria battaglia «per la legalità». Il direttore della sede etnea Salvo Politino avrebbe infatti intrattenuto rapporti con il Rosario Di Dio, boss di Palagonia, paese d’origine dello stesso Politino, come emerso da una intercettazione ambientale all’interno dell’inchiesta Iblis della procura di Catania. Ma alla proposta del commissariamento della sede etnea in giunta regionale, Felice ha ricevuto in risposta un voto di sfiducia, sul quale ha sollevato dei dubbi di legittimità. «Ho ricevuto 41 voti su 60, più due via fax. Non sono validi».
Da Catania intanto la risposta non si fa attendere. Al comando della Confesercenti etnea da maggio 2009 la presidente Innocenza Lombardo e il direttore Politino ritengono la vicenda pretestuosa: «Felice è a favore dei centri commerciali, mentre la linea di Confesercenti è sempre stata contraria – spiega Politino – E’ una questione politica, non di legalità. La sede di Catania è cresciuta con questa dirigenza fino a diventare la seconda d’Italia con 5.000 associati».
Riguardo all’intercettazione con il boss Di Dio, il direttore si difende e rilancia: «Ne abbiamo parlato un anno fa in giunta regionale, e s’è deciso di non prendere posizione. Non ci sono posizioni a mio carico, non ho rapporti con la mafia e ho già presentato una querela alla procura con documentazione che riguarda anche le attività di Giovanni Felice nel centro commerciale Forum di Palermo».
Nell’intercettazione tra Politino e Di Dio si parla delle elezioni regionali e voti citando il presidente Raffaele Lombardo e altri big della politica. Politino non nega l’incontro con il boss Di Dio, avvenuto proprio nel maggio 2009 in un distributore di benzina di Ramacca, ma lo giustifica come attività dell’associazione. «Mi ero recato là per una questione inerente a Confesercenti, in quanto il distributore di Aci Sant’Antonio est e le altre aziende di Di Dio sono state iscritte alla Confesercenti per anni, facendo riferimento alla moglie. Appena saputo dell’inchiesta, abbiamo immediatamente espulso le aziende collegate a Di Dio».
Ma Politino al buon nome Confesercenti ci tiene. Quando lo incontriamo nella sede di viale Vittorio Veneto, tiene a precisare che è lì «non nel ruolo di direttore, ma nel ruolo di responsabile organizzativo, perché mi sono comunque autosospeso da direttore per garantire l’associazione, nonostante il parere negativo del mio avvocato».
«Le mie prese di posizione non sono legate a dicerie e maldicenze, ma a fatti concreti che, forse non sono perseguibili penalmente, ma sicuramente non possono fare parte del modus operandi di una associazione di categoria – ribatte Giovanni Felice – Ho ripreso la questione a ottobre del 2009, leggendo di altre vicende che riguardano Politino su un giornale online».
Di diverso avviso il presidente catanese Innocenza Lombardo, che ha assunto il ruolo provvisorio di direttore e difende Politino. «Stiamo valutando se querelare Giovanni Felice come Confesercenti Catania per chiedere i danni di morali e d’immagine. Un dirigente non può assumere questo atteggiamento basato su dicerie. Finite le feste faremo una riunione di giunta e presidenza, e chiederemo a Politino di portare tutta la documentazione a suo carico, anche se sono sicura che sia tutto in regola. Bisogna andare fino in fondo in questa vicenda».