Confcommercio, la denuncia sul degrado della città «Crisi rifiuti alimenta pericolosa deriva d’inciviltà»

«Ormai da anni coltiviamo il sogno, ad oggi rimasto nel cassetto, di avere una città che sia decorosa, pulita e accogliente per i suoi cittadini e per i turisti che la visitano. Una città che abbia le carte in regola non solo per l’immagine ma anche sotto il profilo dell’igiene e della salute pubblica e che sia libera dai rifiuti. Invece da anni passiamo da un’emergenza all’altra, peggiorando di anno in anno la gravità della situazione e lo standard qualitativo dei servizi». Lo afferma la presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio, con riferimento al vertice convocato dall’amministrazione comunale assieme ai vertici delle aziende comunali per il coordinamento del servizio di pulizia e decoro della città. 

«Apprezziamo questa iniziativa, segno ulteriore che la misura è colma. Dopo anni di promesse vogliamo vedere risultati. Che non ci sono stati – aggiunge Patrizia Di Dio -. Così come è giusto pretendere che a pagare la tariffa rifiuti siano tutti responsabilmente, è corretto pretendere un servizio che sia anche adeguato ai costi – dice Patrizia Di Dio -. E invece nonostante la situazione assolutamente inadeguata abbiamo avuto un paradossale aumento del costo da un lato (aumento del 9,9%, da 112.300.000 a 122.400.000) e una pericolosissima deriva culturale dall’altro. L’emergenza rifiuti ha alimentato una pericolosa deriva di inciviltà».

«Siamo costretti a registrare un incredibile danno di immagine alla città alla quale anche le imprese con i loro investimenti contribuiscono – aggiunge Di Dio -. Un’impresa privata ha soltanto i dipendenti che servono, che può pagare, soprattutto funzionali a ciò che devono fare e pagati per ciò che fanno e sanno fare. Un’azienda privata deve fare quadrare i conti perché nessuno le pagherà i servizi più del loro valore di mercato e soprattutto nessuno verrà a salvarla quando non avrà più soldi per andare avanti e sarà in dissesto. Un’impresa privata se fa male fallisce e tutti a casa. Se un’impresa privata per caso avesse tanti, troppi dipendenti almeno renderebbe un servizio al top dello standard. Non mi pare invece che nonostante la mole spropositata di dipendenti e costi del personale della Rap, Palermo si trovi in questa situazione virtuosa».

Da uno studio di Confcommercio nazionale sui costi della Tari per ogni singolo grande comune d’Italia e dello standard di servizio erogato per lo smaltimento rifiuti emerge che rispetto alla media nazionale i palermitani, da un lato, pagano una delle tariffe più alte sebbene il Comune non applichi il massimo che potrebbe per quanto riguarda la parte variabile. «I costi più alti – afferma Patrizia Di Dio – sono a causa della quota altissima dovuta all’eccessivo numero di dipendenti Rap. Dall’altro lato, siamo tra gli ultimi comuni rispetto allo standard di servizio, in buona compagnia con altri comuni siciliani. In sostanza paghiamo più di tutti per avere il peggior servizio d’Italia. E come se non bastasse – sottolinea Patrizia Di Dio – la Rap ha presentato un conto al comune, socio unico, di altri 11 milioni di euro. capisco che negli anni passati si sia voluto salvare la vecchia Amia, capisco che non si sia voluto fare “macelleria sociale” e che si sia voluto trovare responsabilmente una soluzione per i dipendenti della ex Amia, che dovrebbero essere riconoscenti a chi li ha salvati e a cittadini e imprese che pagano per questo, ma almeno questa azienda possiamo renderla efficiente? Possiamo far lavorare al meglio questo esercito di dipendenti, rendendo efficiente i servizi e l’azienda? Ecco ci auguriamo che il vertice voluto dal sindaco Leoluca Orlando e dal vice sindaco Fabio Giambrone possa essere stato utile a chiarire la gravità della situazione e ad avviare un percorso nuovo per rendere finalmente pulita e accogliente la città», conclude Patrizia Di Dio.

(Fonte: Confcommercio Palermo)


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