Gli insegnanti precari raccontano con molta amarezza l'esito della prova per entrare di ruolo, bandita nel 2020 ed espletata in questi giorni. Lo scritto prevedeva 50 quesiti da completare in 100 minuti. Le testimonianze raccolte da MeridioNews
Concorso scuola, pioggia di bocciati, polemiche e ricorsi pronti «Quiz per metterci Ko. L’indomani tornati in classe a lavorare»
«Siamo vittime di un sistema concepito appositamente per mettere Ko i candidati». L’amarezza di Anna, 46 anni e una vita da precaria nella scuola cominciata nel 2011, è la stessa di decine di migliaia di insegnanti bocciati al concorso ordinario per la scuola secondaria di primo grado. Appuntamento che si sta svolgendo nelle sedi regionali di tutta Italia con poco più di 430mila domande presentate a fronte di circa 26mila posti disponibili. Nonostante non ci siano ancora numeri ufficiali le prime rivelazioni, almeno per la classe A022 indicano numeri decisamente alti di partecipanti che non hanno passato la prova: circa il 90 per cento, con alcune regioni in cui 8 concorrenti su 10 sono stati respinti.
Ascoltando le testimonianze di diversi candidati che ambivano a diventare di ruolo si percepisce un clima paragonabile a quello del game show Chi vuol essere milionario? condotto da Gerry Scotti. Colpa delle modalità con cui è stata concepita la prova ma soprattutto delle domande, bollate come «ostiche» e «ingannevoli». I candidati avevano 100 minuti di tempo per rispondere a un quiz fatto dai 50 domande, ognuna delle quali con quattro risposte possibili ma di cui soltanto una esatta. «C’era una domanda in cui si chiedeva quale autore, nel proprio romanzo, parlasse della Resistenza – racconta Anna – Due erano sicuramente sbagliate ma le due opzioni: Carlo Cassola e Beppe Fenoglio narrano entrambe la lotta partigiana». Spartito identico nelle domande riguardanti l’Informatica. «Abbiamo studiato la scuola digitale, il piano nazionale e le competenze specifiche richieste ai docenti ma nel quiz abbiamo trovato una domanda sulle applicazioni utilizzate per il prestito digitale dei libri. Non si può pretendere di conoscere migliaia di app presenti su Google Play o Apple Store», racconta Irene. Trent’anni e una laurea in Lettere con il massimo dei voti conseguita nel 2015. Per lei era il primo concorso in questo mondo. «Per un solo punto non ho raggiunto la soglia minima – spiega – Io, come tanti colleghi, mi sto muovendo per presentare ricorso».
Possibilità che in tanti stanno valutando confrontandosi con le sigle sindacali e attraverso specifici gruppi creati su Whatsapp, Telegram e Facebook. Una delusione generale che si trasforma in vera e propria amarezza se si considera che in tantissimi, tra coloro che sono stati bocciati, l’indomani si sono ritrovati in classe con gli studenti. «La supplenza ormai arriva ogni anno – continua Anna, che ha partecipato alla classe A022, storia, geografia e italiano – Noi siamo il precariato sicuro, senza di noi le scuole non potrebbero nemmeno aprire. Il giorno del concorso ho lavorato in classe dalle 8 alle 10. Pomeriggio sono andata ho partecipato alla prova ma nessuno di noi è passato. Dopo due anni tra didattica a distanza e Covid mi chiedo anche l’utilità di fare un concorso durante l’anno scolastico. Noi precari non possiamo permetterci di saltare giorni per studiare». Il fallimento generale di un sistema in cui l’unica cosa certa è quella di non avere certezze. «Il concorso è stato bandito nel 2020, poi con il decreto Brunetta del 2021 è stato introdotto il quiz e a sette giorni dalla prova hanno pubblicato i quadri di riferimento con modifiche importanti al programma – continua Irene – Basti pensare che hanno inserito l’esegesi completa della commedia dantesca».
Prima di arrivare ai ricorsi i candidati dovranno avere nella loro disponibilità la prova. Il test sarà pubblicato online, sull’area personale di ogni candidato sul sito del Miur, mentre i risultati sono stati dati immediatamente con la correzione automatica. «Per alcune domande – spiega Michela – avrebbe avuto difficoltà a rispondere anche Alexa». «Tra i quesiti hanno messo dentro anche le parole pronunciate da Eugenio Montale quando ritirò il Nobel per la letteratura nel 1975. Frasi che neanche lui avrebbe potuto ricordare», spiega a MeridioNews Giuseppina Pangallo, professoressa di Lettere, laureatasi nel 2008 in Lettere classiche con il massimo dei voti e precaria ormai da nove anni. «Siamo stati bocciati sul nozionismo mentre il ministero parla in continuazione di scuola e competenze», conclude.