Concerto per Catania

I termini evento ed avvenimento sono sinonimi? Un concerto può scindersi dal suo “messaggio” ed essere considerato in quanto tale? Può darsi, non sta a noi deciderlo; si è suonato per un muro che cadeva, per un continente che moriva, per un guerra che uccideva e si suona anche per sostenere un candidato, un cambiamento. Messe da parte opinioni, critiche e disquisizioni varie di carattere politico, raccontiamo di un sabato di musica nella parte più verde di una città da sempre attenta ai “rumori” delle giovani band che hanno qualcosa da dire e che puntano, proprio nel corso di occasioni come questa, a “farsi giudicare”, dal giudice vero, quello che sta sotto il palco, magnanimo e spietato allo stesso tempo, ora con un caloroso battito di mano, ora con indifferenza insonorizzata.

Nelle foto tutti sorridono, allegri e felici, un pensiero retorico ma sempre efficace; la serata del 7 maggio 2005 verrà conservata nei cassetti della memoria di chi vi scrive e dei suoi fedelissimi collaboratori come una di quelle foto… e davvero poco importa se il sole delle 17 batte prepotentemente, se procurarsi gli accrediti stampa è stata dura, se le gambe fanno male e la stanchezza è tanta. Il backstage è un pianeta a parte fatto, quasi fosse la “fiera del musichiere”, da camerini/stand che accolgono calorosamente gli artisti invitati; alcuni di loro sono tesi, altri scherzano e parlano al telefonino, c’è chi approfitta del ghiotto catering (le paste di mandorla sono le più gettonate) e chi, invece, gironzola qua e là. Incontriamo un vecchio amico, Lello Analfino dei Tinturia, che scende dal palco, dove sta provando, per venirci a salutare. Scambiamo qualche parola (è il giorno del suo compleanno) mentre un divertito BriganTony, leggenda vivente del folk catanese, si avvicina.

Impossibile non intervistarlo: chiediamo lumi circa la sua candidatura e quelli che sono i punti forti del suo programma. Con estrema semplicità e con quel suo modo di fare, divenuto ormai un marchio di qualità, ci risponde. Parla dei giovani, delle idee e di questa sua nuova avventura politica, non curandosi dei commentatori scettici e di quanti storcono il naso. Arrivano i Brigantini di Antonio Ferlito e BriganTony ci lascia non prima di averci affettuosamente ringraziato.

Da buoni cronisti incominciamo a bussare tra i camerini. Le Zero In Condotta, Claudia (voce), Livia (basso), Roberta (chitarra) e Paola (batteria), sono agitate e allo stesso tempo estremamente eccitate per quello che di lì a poco accadrà: suonare per la prima volta davanti ad un pubblico di queste dimensioni. Le ragazze accettano di rispondere al nostro simpatico gioco “a chi vorreste aprire il concerto?” (Radiohead, Primus e System Of A Down, le loro risposte) e si rammaricano un po’ per non aver portato un proprio pezzo. Alla fine però le due cover, Stand By Me e Should i stay or should i go, vengono eseguite lo stesso alla perfezione e tra il pubblico c’è già chi prova simpatia per queste quattro simpatiche monelle.

Nello stesso camerino ci sono i Baffos; Giuseppe Lombardo e Walter Caraci si fermano un po’ con noi; più tardi ci raggiungerà anche il batterista Fabio Bella. Inevitabile arriva la fatidica domanda sulla formazione a tre (recentemente Sabrina Sciacca ha lasciato la band) e sulla loro passata partecipazione al Sanremo Rock. I due chiariscono i punti artistici che hanno portato a questa scelta e vederli dal vivo in questa nuova veste è davvero una piacevolissima sorpresa. Quanto alla trasferta in terra ligure, c’è davvero poco da dire, nessun sembra averne un ricordo esaltante. C’è tempo per parlare dei loro concerti (in particolare di quelli a sostegno di Bugo, Wire e Sonic Youth) e per rispolverare l’antico monito “Catania è davvero la Seattle d’Italia?”. La risposta è negativa.

Dello stesso avviso sono i Drop ovvero Dario (voce e chitarra), Ciccio (chitarra), Massimo (basso) e Gianluca (batteria). La formazione punk (alcuni membri provengono dai Big Shave), operativa dall’estate 2002, lamenta l’assenza di spazi per le band indie, dove suonare e soprattutto far conoscere la propria musica, nella speranza che di serate come queste ce ne siano sempre di più nei mesi a venire. Ciccio ci tiene anche a parlarci della sua casa discografica la CrisCore e dei suoi numerosi progetti. I ragazzi sul palco ci sanno davvero fare e non è un caso se alla voce influenze musicali è uscito fuori il nome dei NOFX.

Incontriamo anche la band dei Tinturia. Osvaldo, Lino, Giovanni e Mario sono davvero emozionati, ci dicono che la massima affluenza ai loro concerti è stata di circa settemila persone, fuori ce ne sono il doppio, se non di più. I ragazzi credono molto nella causa che appoggiano (basterebbe ascoltare il loro terzo album per conoscere le loro posizioni circa determinati temi) e in una Sicilia solare e allegra che portano in giro per l’Italia. Ci soffermiamo con Giovanni mentre gli altri componenti abbandonano il camerino; per più di quaranta minuti discutiamo di mercato discografico, notti in albergo e spostamenti in furgone. Come non provare sincera ammirazione per questa splendida comitiva di talentuosi musicisti?

Grazie alla disponibilità del suo staff, abbiamo la possibilità di intervistare anche colui che ha reso possibile il realizzarsi di questa splendida serata, il candidato sindaco onorevole Enzo Bianco. Parole le sue, che non nascondono una certa emozione, vuoi perché la risposta dei concittadini è stata grande, vuoi perché ci troviamo all’interno di uno dei luoghi storici di Catania, e soprattutto, vuoi perché nessuno degli artisti intervenuti ha chiesto di essere pagato, neppure per il rimborso spese, il che è la prova più vera di quello che è un onesto sentimento di compartecipazione all’evoluzione e allo sviluppo di una città. Bianco ricorda i grandi eventi del passato (“quando i ragazzi scendevano da Bologna e Torino con il sacco a pelo per i grandi concerti…”) che spera ritornino ad esserci e rammenta l’importanza della presenza di appositi “laboratori”, dove coloro che finora hanno avuto a disposizione solo i quattro metri per quattro del garage, potranno raffinare nel migliore dei modi la propria arte. A tal proposito ci svela un suo piccolo sogno: trasformare la “Raffineria Comunale” in un luogo di sperimentazioni per le giovani realtà locali. L’Onorevole ci ringrazia di cuore, complimentandosi per il lavoro svolto dal nostro sito.

I Trinakriù aprono le porte del camerino e ci invitano personalmente a scambiare quattro chiacchiere con loro. L’esibizione del quartetto è stata una delle più seguite delle serata, coinvolgente e divertente, in particolare il tormentone “no ponte” ha registrato il massimo dei consensi da parte del pubblico. Lo Zu Luciano ci parla del loro primo album e di quelle che sono le influenze musicali (reggae giamaicano) che caratterizzano il proprio sound. Inevitabilmente finiamo a parlare del ponte sullo stretto; i ragazzi argomentano con piacevole accuratezza argomentano la loro posizione contraria, esponendoci quelle che, a loro avviso, sono le priorità di una regione che non nascondono di amare alla follia.

Quando prendiamo accordi con il manager di Brando, Orazio Grillo, è appena sceso dal palco. Non ci nascondiamo, la sua è stata una performance che ha lasciato tutti a bocca aperta, tra un noise del tutto inedito e una carica che non ha lasciato indifferente neppure le ultime file. Parliamo di mercato discografico (per lui inesistente) e dei suoi progetti futuri: un album per il circuito italiano a settembre e la produzione dell’ultimo lavoro dei Panther Burns di Gustavo Tav Falco. E’ nostalgico Brando, nell’esporre le sue perplessità sul non-ascolto dei cd mentre ricorda la bellezza del vinile (“non potevi saltare il pezzo, eri obbligato ad ascoltare l’album per intero”), poi attacca con internet, e l’umore cambia. L’intervista termina con una considerazione importante circa l’apporto che la politica deve prestare a salvaguardia del mondo dell’arte intesa nell’accezione più ampia, un supporto che non deve esaurirsi alla semplice promessa ma ad un qualcosa di concreto, una posizione, quella di Orazio, condivisa da tutti gli artisti chiamati a rispondere ai nostri quesiti.

 Tocca a Mario Venuti, l’ex Denovo (sono presenti anche Tony Carbone e Luca Madonia), non fa mistero di essere contrario a quanti dicono che i musicisti non dovrebbero schierarsi, illustra le sue affinità con quelle che sono le scelte culturali di Enzo Bianco e parla di una Catania che ha un bisogno, quasi necessario, di eventi come questo. Lo intratteniamo domandandogli se la definizione “pop colto” è soffocante e se è lui ad essere cambiato o il suo pubblico. Alla prima domanda Mario risponde, rapidamente, non ama lo sfoggio gratuito di cultura, le sue canzoni vogliono essere una rappresentazione fedele di uno stato d’animo, non il bollettino ufficiale dei libri letti. Per quanto concerne la seconda, invece, non teme fraintendimenti ed è fortemente convinto che ad essere cambiato è l’atteggiamento degli altri nei suoi confronti , e il recente successo, un po’ tardivo a dire la verità, sembra dargliene atto. Venuti ci fornisce anche delle piccole indiscrezioni sulla lavorazione del suo quarto album solista: arrangiamenti più ricercati e un taglio più nero.

L’intervista con Carmen Consoli tanto attesa, dai nostri lettori quanto da noi stessi, non c’è stata; la cantantessa arriva solo pochi minuti prima della sua esibizione e neppure a dirlo viene abbracciata da una folla di fan e amici, tale da rendere impossibile anche la più minima concessione di tempo. Sarà per la prossima volta.

Segue l’elenco degli artisti che si sono esibiti in ordine di apparizione: Francesco Ferro, Zero In Condotta, Ute-Puta, Fabrizio Savoca, Drop, Baffos, Ctlab, Trinakriù, Rosso Fisso, Caftua, Tinturia, Lautari, Rosario Di Bella, Kaballà, Luca Madonia, Brigan Tony, Brando, Mario Venuti, Carmen Consoli.
La serata è stata presentata da Paola Maugeri. DJ-Set by Gianluca Runza.

* Supporto tecnico a cura di Emanuele Brunetto e Andrea Rumasuglia
* Si ringraziano Gianluca Runza e Riccardo Messina

Tratto da www.ilcibicida.com


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