Un segno di solidarietà, ma anche una misura di cautela dal punto di vista sanitario. Nella China town di Misterbianco le saracinesche iniziato ad abbassarsi. «Da noi sembra tutto tranquillo, ma dobbiamo essere preparati», spiega Michele Gao
Comunità cinese, inizia la serrata dei commercianti «Sul coronavirus la nostra prudenza è al massimo»
«Meno persone circolano, meglio è». Da un lato gli appelli ad arginare la psicosi, dall’altro un senso di responsabilità sempre vivo. La folta comunità cinese di Misterbianco entra in una sorta di «fase due» dell’emergenza, uno step che nessuno si augurava. La rilevazione dei primi casi di coronavirus in Sicilia fa salire ulteriormente l’allerta che impegna già da due mesi i cittadini asiatici della grande China town alle porte di Catania. «Certo, dalle nostre parti sembra che non stia succedendo nulla, speriamo che questo non faccia abbassare la cautela che le persone devono adottare» dice a MeridioNews Michele Gao dell’associazione Giovani cinesi di Sicilia. Rivelando, poi, la scelta che piano piano si sta facendo largo tra gli esercenti degli oltre 130 ingrossi localizzati a Misterbianco.
«Alcuni sono già chiusi, altri lo faranno a breve». Una decisione frutto di molteplici fattori. Il calo degli affari sarebbe drammatico e inarrestabile, tenere le saracinesche alzate starebbe diventando controproducente. C’è inoltre l’onda della solidarietà, sulla scia di quanto già fatto dalle comunità cinesi del nord Italia: «Serrande abbassate in forma di rispetto e attenzione – hanno dichiarato i rappresentanti dei negozianti asiatici di Milano, e non solo – una manifestazione di reale interesse e preoccupazione nei confronti degli italiani». E poi, non ultimo, il rischio contagio. Evitare assembramenti perché così, secondo Gao, «siamo tutti più al sicuro»
I Giovani cinesi di Misterbianco domani incontreranno anche i funzionari dell’Asp di Catania per fare il punto. «Siamo pronti a qualsiasi forma di contributo – spiega ancora Michele – e chiederemo di preparare degli spazi dove gestire la quarantena non solo di chi rientra dalla Cina, ma ormai anche di quei cittadini a rischio perché a contatto con le zone dei focolai». Gao ricorda anche l’assoluto rigore con cui la comunità cinese del Catanese ha gestito i contatti con la madrepatria: «Fin dall’inizio dell’emergenza abbiamo spinto i nostri connazionali di rientro dalla Cina alla quarantena volontaria, per escludere ogni rischio. Adesso però – conclude l’esponente dell’associazione – il pericolo è esteso a tutta la popolazione, dobbiamo essere preparati».