Un contratto di lavoro bimestrale come addetti alla pulizia strade atteso da tempo, ma alla fine concesso ad altri 30 lavoratori. Queste le motivazioni che nel corso della seduta del Consiglio comunale di ieri hanno portato due lavoratori ex Multiservizi a minacciare il suicidio. «Hanno contestato che siano stati preferiti i lavoratori ex Cesame. Ma la scelta è venuta per via di un protocollo d'intesa del 2004, che dobbiamo rispettare», ha spiegato il vicesindaco Marco Consoli
Comune, due precari minacciano il suicidio Vicesindaco: «Rispetto per tutte le vertenze»
Due uomini affacciati da uno dei finestroni della sala consiliare di Catania hanno minacciato ieri sera di suicidarsi buttandosi di sotto. Fanno parte del gruppo di 38 ex giardinieri della società partecipata dal Comune Multiservizi, la cui vertenza in queste settimane è stata presa in carico dall’amministrazione e ratificata da un incontro in prefettura. Ma adesso i due si sentono «presi in giro dall’amministrazione», dicono, perché la giunta, solo pochi gironi fa, ha dato il via libera all’assunzione a tempo determinato per due mesi di trenta operai da impiegare nello spazzamento strade all’interno dell’accordo con l’azienda Ipi-Oikos che provvede alla raccolta dei rifiuti in città.
I due lavoratori ex Multiservizi affacciati sul cornicioneProtestano perché solo 12 dei nuovi assunti sono ex lavoratori Multiservizi, mentre gli altri 18 sono tutti ex operai dell’azienda di sanitari Cesame, lasciando fuori dall’accordo 26 persone. Scavalcato il cornicione del palazzo comunale intorno alle ore 17e45, prontamente è stato montato dai vigili del fuoco un materasso per evitare conseguenze spiacevoli da un eventuale lancio, con un’autoambulanza in attesa proprio in piazza Duomo. Il tutto proprio mentre, a pochi metri, si metteva ai voti proprio le nuove tariffe sulla raccolta dei rifiuti in città. Con il Consiglio che, inaspettatamente, si è ritrovato all’ordine del giorno il tema dei lavoratori precari. Con Marco Consoli, vicesindaco ed assessore al personale, a riferire sulla vicenda.
«Molti ci contestano che l’amministrazione voglia utilizzare le proprie risorse per tentare di definire una vertenza di lavoratori che non hanno lavorato per il Comune – afferma Consoli – a differenza dei giardinieri che hanno prestato opera presso la Multiservizi. Io ritengo che il sindaco della città debba occuparsi di tutte le questioni che la riguardano. La coperta è sempre più corta, ma riteniamo che tutte le vertenze occupazionali meritino uguale rispetto», afferma il vicesindaco. Ad ascoltare Consoli una platea composta, oltre che dagli altri 24 ex Multiservizi rimasti fuori dal breve periodo di lavoro a tempo determinato, anche da trenta ex lavoratori di pubblica utilità, impiegati dal 2009 all’interno del perimetro sperimentale di raccolta porta a porta in centro storico, e poi non confermati.
Polizia, vigili del fuoco e mezzi di soccorso fuori dal Comune«E’ assurdo che noi, lavoratori ben formati, che abbiamo svolto un servizio impeccabile, rimaniamo fuori e vengano assunte invece persone che hanno svolto finora tutt’altro lavoro», affermano, mentre il vicesindaco tiene a precisare i termini della questione. «Non posso dimenticare che ci sono anche gli ex Lpu, che hanno lavorato per due anni nella raccolta rifiuti con il precedente fornitore del servizio. Ma dobbiamo occuparci degli ex Cesame, c’è un un protocollo di intesa del 2004 firmato in prefettura dal sindaco pro tempore, dal presidente della provincia e da tutte le organizzazioni sindacali che ci obbliga in base a dei criteri oggettivi. Per la continuità amministrativa non possiamo fare orecchie da mercante, il protocollo è in piedi e affronteremo quella vertenza». I trenta lavoratori ex Cesame e Multiservizi saranno quindi impiegati da Natale a marzo nella raccolta di rifiuti. «Non è una soluzione definitiva, ma serve per iniziare un lungo processo di stabilizzazione dei lavoratori che fanno parte di questo bacino. Al momento, per gli oltre 180 lavoratori precari (i cosiddetti Puc, ndr), possiamo garantire solo due mesi di lavoro a 30 persone full time. L’alternativa sarebbe quella di impiegarne 60, ma a 18 ore settimanali», conclude Consoli.