Comune di Catania, inchiesta su bilanci falsi Scapagnini e altri nove davanti al giudice

Piani di rientro falsi, con cifre gonfiate per garantire gli equilibri dei bilanci di previsione del Comune di Catania fra il 2006 e il 2008. Questa l’accusa con cui il sostituto procuratore etneo Alessandra Chiavegatti ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro ex amministratori comunali, di due ex e quattro attuali dirigenti del Comune. L’udienza preliminare si terrà il 21 gennaio davanti al giudice Alba Sammartino.

Tra gli amministratori indagati, per cui è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, spicca il nome dell’ex sindaco Umberto Scapagnini, recentemente condannato in via definitiva a due anni e sei mesi di carcere per reato elettorale nel processo per i rimborsi sulla cenere lavica elargiti ai dipendenti comunali due giorni prima delle elezioni comunali del 2005. Richiesta di rinvio a giudizio anche per gli ex assessori al Bilancio Francesco Caruso e Gaetano Tafuri, per l’ex commissario straordinario che al Comune sostituì il dimissionario Scapagnini nel 2008 Vincenzo Emanuele, e per gli ex ragionieri generali Vincenzo Castorina e Francesco Bruno. Quattro sono invece dirigenti del Comune ancora in carica: Mario D’Antoni dirigente del servizio Entrate ora passato ad altro settore, Carmelo Pricoco, dirigente del servizio Entrate e vice ragioniere generale nel 2008, Santo Cimellaro dirigente del servizio Condono edilizio, e Luigi Asero dirigente del servizio Urbanistica.

E proprio sugli introiti previsti da un condono edilizio, come riportato in anteprima da LiveSiciliaCatania, si sarebbero concentrate le attenzioni degli inquirenti. Previsti otto milioni di euro per il 2006, per un incasso reale di appena un milione e 700mila euro. 50 i milioni di introiti previsti per il condono edilizio nel 2007, al fronte di entrate di appena due milioni e 200mila euro. Un quadro simile per il 2008, anno di insediamento del commissario Emanuele: gli introiti previsti per il solo condono edilizio erano di circa 40 milioni di euro, al fronte di due milioni e mezzo effettivamente incassati. Per tutti gli indagati, secondo il ruolo, l’accusa è quella di aver garantito falsi equilibri nei bilanci di previsione del Comune etneo, con  piani di rientro delle somme nelle casse dell’ente impossibili da prevedere secondo le cifre riportate in previsione.

Redazione

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