Al grido di «Sonia non la fermi», Sonia Migliore, forte delle sue sette liste civiche, corre verso palazzo dell’Aquila, intenzionata a diventare la prima sindaca donna della città di Ragusa. Al suo fianco i candidati di Duepuntozero – Laboratorio politico culturale, Chiama la città, Cambiamola ora, Unione dei siciliani, Ricostruire Ragusa, Progresso e futuro e Ragusa in movimento. Inizialmente, era su di lei che sarebbe dovuto confluire anche il sostegno di Forza Italia, ma il diktat giunto da Gianfranco Micciché ha fermato l’operazione. Lei, però, taglia corto: «Ognuno fa le proprie scelte», commenta per poi concentrarsi su programmi e idee.
In caso di vittoria, qual è la prima cosa che farebbe, la più importante e urgente per la città?
«Riaprire le porte del Comune a tutti coloro che, in questi cinque anni, le hanno trovate chiuse. È necessario che palazzo dell’Aquila torni immediatamente a essere la casa di tutti, luogo di costante confronto tra la politica e i cittadini, dove chiunque può trovare il giusto interlocutore per ogni problema. L’amministrazione che lascia Ragusa ha peccato molto in questo, sia nel dialogo con le altre forze politiche che con i cittadini e chi li rappresenta nei vari settori della società. Un rapporto quello tra Municipio e città che va ricostruito da zero e lo si farà anche attraverso una rivisitazione della macchina amministrativa. Vogliamo dare ai ragusani un ente più dinamico, capace di rispondere prontamente ai loro bisogni. Il primo adempimento cui sarà chiamata la prossima amministrazione sarà quello di redigere il bilancio comunale e di avviare una seria analisi dei conti per conoscere veramente la salute economica del Comune e attuare ciò che chiediamo da sempre: una concreta riduzione della pressione fiscale».
Come vede la sua Ragusa tra cinque anni?
«Diversa da questa, soprattutto per quel che concerne la capacità di offrire posti di lavoro ai propri giovani. Tutto il nostro programma elettorale è costruito per attuare politiche in grado di rimettere in moto l’economia ragusana, in particolare nei settori agricolo e zootecnico, del turismo e dei beni culturali. Vogliamo che Ragusa non sia più la città da lasciare per andare a cercare un lavoro altrove ma la prima scelta, il luogo dove poter continuare a vivere sapendo che ci sono opportunità e un futuro prospero».
Perché dare fiducia a lei e alla sua squadra?
«Abbiamo lavorato più di chiunque altro in questi cinque anni di opposizione: abbiamo presentato 150 proposte in Consiglio comunale, 130 interrogazioni, oltre 800 emendamenti, abbiamo raccolto cinquemila firme per chiedere l’abbattimento della pressione fiscale – che noi attueremo – abbiamo preparato e presentato diversi ricorsi ed esposti, organizzato quattro convegni e altrettanti meeting del nostro popolo per raccontare ai cittadini quanto fatto e presentare nuovi progetti. Conosco benissimo la macchina amministrativa e anche ciò che chiedono i cittadini perché non sono stata chiusa nel palazzo. In questa fase, ho scelto di indicare come miei assessori tre figure di riprovata esperienza nei settori che ho scelto di affidargli. A Cesare Sorbo, per nove anni ai vertici dell’Ascom comunale (sei da presidente, tre da vice), andrebbe lo Sviluppo economico. Per l’Urbanistica e i Lavori pubblici ho nominato l’ingegnere Saro Tomasi, stimatissimo professionista, per rimettere mano al piano regolatore e avviare una grande operazione di recupero del patrimonio edilizio del centro storico con conseguente valorizzazione. Chiara Tumino, nominata ai Servizi sociali e all’Istruzione, opera da anni nel mondo del sociale e sono certa che le sue capacità unite all’esperienza maturata saranno un valore aggiunto nell’opera che vogliamo intraprendere per un welfare capace di rendere Ragusa una città più equa».
La cosa peggiore e la cosa migliore della sindacatura uscente?
«Non c’è una cosa peggiore. Molte sono state le pecche dell’amministrazione uscente: dovrei fare un elenco di tutta la mia attività da consigliere di opposizione per delineare un quadro completo del disastro complessivo. Non aver saputo utilizzare il patrimonio di quasi 80 milioni di euro provenienti dalle royalties petrolifere per dare nuova linfa economica all’intera città è, certamente, una delle principali colpe. Soldi che, invece, sono stati utilizzati per la spesa corrente e per finanziare questa o quella iniziativa, che niente hanno portato nel bilancio positivo della città. La cosa migliore, sicuramente, è stata la realizzazione della pista ciclabile a Marina di Ragusa, pur con i suoi limiti e alcuni errori. Noi la miglioreremo, la metteremo in sicurezza e la potenzieremo».
Il voltafaccia da Palermo. Se lo aspettava?
«Ognuno fa le proprie scelte. In una prima fase era sembrato che le nostre strade potessero convergere. Ma il nostro progetto è nato civico e alcune idee, invece, si sono rivelate incompatibili. Non mi importa parlare del centrodestra in Sicilia, perché non ritengo di poterlo fare non facendone parte».
Unica donna a tentare la corsa al Comune? Perché le donne non sono politicamente competitive?
«Non voglio condurre una battaglia di genere nella politica, ma sono fermamente convinta che possediamo sensibilità diverse dagli uomini. Da donna, da figlia, da moglie e da madre credo di aver imparato metodi diversi per affrontare la vita rispetto a un uomo. Non migliori, solo diversi e comunque validi. Da mettere alla prova. Il problema non è che le donne sono meno competitive, ma ho notato spesso il tentativo di rendere la politica meno interessante per le donne, oppure, in ogni caso, il tentativo di far passare il messaggio che le donne non siano capaci. Bene, secondo me questo ragionamento non ha alcun valore, e se da parte di alcune donne non c’è interesse per la politica è perché hanno davvero di meglio da fare che alimentare un conflitto di genere».
In caso di ballottaggio, a chi guarderebbe per eventuali apparentamenti?
«Queste sono valutazioni che, insieme alla mia squadra, vorremo fare proprio nella fase successiva al primo turno. Non ritengo sia utile affrontarle adesso. Lavoriamo, innanzitutto, per essere della partita fino alla fine. Chissà che la città non voglia regalarci una sorpresa».
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